Un attacco frontale alla libertà di stampa e di espressione da parte della destra meloniana al potere. Lo stop al monologo di Antonio Scurati, previsto nel programma di Rai 3 “Chesarà”, reo di voler parlare di antifascismo, ha fatto seguito alla convocazione, per domani, in commissione Antimafia, del direttore di Domani, Emiliano Fittipaldi, sulla vicenda dell’accesso alle banche dati per cui sono indagati due giornalisti di questo giornale, oltre al finanziere Pasquale Striano.

Due storie distinte, ma legate da un filo “nero” temporale. E soprattutto che vanno nella stessa direzione: quella di silenziare le voci sgradite. Di fronte alla marea di indignazione per la censura dello scrittore che avrebe dovuto recitare un monologo sul 25 aprile sgradito alla destra che governa il servizo pubblico, Giorgia Meloni ha cercato di smussare la protesta. «Pubblico io il testo di Scurati. Chi è stato ostracizzato e censurato non chiederà mai la censura», ha scritto la presidente del Consiglio sui social.

Silenzi e concessioni

Il messaggio è comunque arrivato a destinazione. Chi dissente non ha vita facile. E ottiene una platea, solo per “gentile concessione” della leader, seguendo la strategia del “poliziotto buono” e di quello cattivo.

«Resasi conto che il giochetto è stato svelato, Meloni fa la paladina dell’anticensura e pubblica sui suoi social il monologo. Il trionfo dell’ipocrisia», accusa Riccardo Magi, segretario di +Europa. Al netto delle osservazioni, restano i fatti. Nella serata di ieri era in programma l’intervento di Scurati, all’interno del programma di Serena Bortone, sul valore della Festa della Liberazione, a pochi giorni da 25 aprile. Un monologo che inizia dal delitto Matteotti e ripercorre velocemente gli orrori del fascismo.

Fino a rivolgere un’aperta critica al governo Meloni, cominciando dalla presidente del Consiglio, che ha sempre evitato di dirsi antifascista. «Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana», si legge nel testo preparato da Scurati.

E più in generale: «Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via».

Parole che lo scrittore, autore di M. (romanzo sul fascismo e su Benito Mussolini), avrebbe voluto pronunciare davanti al pubblico di Rai 3. Se solo ne avesse avuto l’occasione.

Il post di Bortone

La vicenda è stata sollevata da Bortone, conduttrice della trasmissione. «Ho appreso con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato. Senza spiegazioni plausibili», ha scritto la giornalista sui profili social personali.

Inevitabile una giustificazione da parte dei vertici aziendali. «Nessuna censura», si è affrettato a mettere nero su bianco in una nota il responsabile Approfondimenti della Rai, Paolo Corsini, vicinissimo a Fratelli d’Italia, tirato in ballo per il suo ruolo di supervisore del programma. Sarebbe stata solo una questione di soldi, per l’esattezza «di cifre più elevate di quelle previste» e di altri incagli burocratici, stando alla narrazione di Corsini, che ha lasciato aperte le porte allo scrittore. Ma gratis.

Secondo la ricostruzione di fonti interne, l’azienda ha letto il contenuto del monologo e ha cercato la strategia per evitare la messa in onda. Il taglio del compenso è stato solo un pretesto. Repubblica ha successivamente smentito Corsini, pubblicando la lettera con cui è stato annullato il contratto: «motivi editoriali», si legge nella comunicazione interna, e non economici. L’indignazione del mondo intellettuale si è palesata con il post di Nicola Lagioia, scrittore vincitore del premio Strega e già direttore del Salone del libro di Torino: «Invito le scrittrici e gli scrittori, le intellettuali e gli intellettuali di questo paese, le lavoratrici e i lavoratori del mondo editoriale a farsi sentire». Mentre le opposizioni, dal Pd ai Cinque stelle, si sono impegnate a diffondere il discorso di Scurati in tutti gli eventi a ridosso della Festa della Liberazione.

Domani in Antimafia

La volontà di silenziare le voci sgradite si muove su più fronti. La settimana in parlamento inizierà con l’audizione in commissione Antimafia di Emiliano Fittipaldi, direttore di Domani. La convocazione era stata proposta, nelle scorse settimane da Forza Italia, attraverso il deputato Mauro D’Attis, dopo che erano stati già ascoltati il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, e il procuratore, Raffaele Cantone, che sta portando avanti l’inchiesta sugli accessi ai database del tenente della finanza Striano. Un caso unico, evidenzia l’opposizione: «Nella scorsa legislatura coordinavamo il Comitato per la tutela dei giornalisti minacciati. Ma erano, appunto, giornalisti d’inchiesta minacciati da mafie, da esponenti politici intrecciati con il malaffare o perfino, come Paolo Berizzi, minacciati da neo-nazifascisti», dice Walter Verini, capogruppo del Pd in commissione Antimafia.

Ma i tempi sono cambiati. E ora «siamo al capovolgimento: c’è chi vuole colpevolizzare l’informazione e i giornalisti», osserva l’esponente dem. Con un rischio ulteriore: creare un precedente per questo modus operandi.

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