Secondo Giorgia Meloni, La7 è una rete ostile. Secondo Urbano Cairo, la premier è solo una dei tanti presidenti del Consiglio che si sono lamentati della linea di La7. «Siccome si lamentano tutti e siccome i governi sono cambiati, vuol dire che non abbiamo alcun pregiudizio. Quello che facciamo è una tv che fa domande, che critica quando serve, che ospita tutti. È una tv libera» dice il presidente durante la conferenza stampa di presentazione dei palinsesti. «Noi oggi abbiamo un valore, che è la stabilità, che è importante. La stabilità può consentire a Giorgia Meloni e al governo di fare anche quelle cose utili al Paese per intraprendere una via di crescita, facendo programmi anche di lungo periodo». Due esempi: natalità e imprenditoria. 

Insomma, se sulla rete Meloni non si sente benvoluta tanto da vietarla a tutto il suo partito, Cairo nei suoi confronti sembra molto più ben disposto. Per lui stesso, però, la politica resta ancora lontana. Nel dubbio, però, Serena Bortone – appena sospesa per sei giorni per il post non autorizzato sul caso Scurati dall’ad Rai Roberto Sergio che addirittura l’avrebbe voluta vedere licenziata – non la prende: «Non ci sono mai stati contatti». 

Entra a gamba tesa nella presentazione dei palinsesti la proposta di legge della Lega, in piena onda anti-Meloni e anti-FI, di aumentare il tetto pubblicitario della Rai per tagliare nel giro di cinque anni il canone. Un pallino storico dei salviniani, che con l’occasione del testo presentato da Stefano Candiani mettono due dita negli occhi anche alla famiglia Berlusconi, rea di spalleggiare un partito che li ha superati alle ultime elezioni europee e di difendere una linea ormai decisamente troppo liberal per i gusti della maggior parte dei leghisti. 

Ma se la Rai oltre al canone dovesse poter approfittare anche di una quota pubblicitaria maggiore, il danno sarebbe grosso anche per La7. Il cui patron rigira la frittata: «Non si può avere una rete con canone e pubblicità, qualcuno che fa molto servizio pubblico e che non ha altro che la pubblicità» dice Cairo. Servirebbe per risolvere una situazione viziata dapprincipio, che secondo l'imprenditore «sarebbe da ripensare completamente». Nel dubbio, Cairo può bearsi di un piccolo utile – il primo della storia dell’emittente nella gestione attuale – di 100mila euro, e della raccolta pubblicitaria, che nel bimestre maggio-giugno ha toccato picchi del +7 per cento. 

I palinsesti

Per Cairo una certificazione del fatto che la sua strategia – quella di spostare di peso il palinsesto della Rai3 che fu sul settimo canale – paga. E quindi, via con il rafforzamento dell’impianto preesistente e arricchito già a partire dalla scorsa stagione con innesti come Massimo Gramellini e Corrado Augias (già ampiamente corteggiato in passato). Ma l’editore di La7 può annunciare la conferma più sospirata, quella di Enrico Mentana, che rimarrà al timone del tg per altri due anni, fino alla fine del 2026. È anche grazie a lui che la rete è riuscita a essere terza per ascolti nella fascia oraria 20-22.30, un altro tassello che va a costruire l’aspirazione a raccogliere l’eredità (e i delusi) di Rai3.

Lo stesso direttore, che negli ultimi mesi aveva dato a più riprese segnali di insofferenza, montando anche un caso durato qualche giorno con Lilli Gruber, annuncia in parallelo la scelta di restare sui suoi canali social. «Dopo un confronto come sempre franco con l'editore Urbano Cairo ho accettato l'offerta di restare alla guida del TgLa7 fino a tutto il 2026. In questa fase convulsa e difficile sulla scena italiana e internazionale penso sia giusto continuare il lavoro svolto in piena libertà da ormai 14 anni. Grazie a chi scegliendo il nostro Tg ci ha resi forti e anche per questo più liberi. Magari potremo sbagliare, ma mai tradiremo l'impegno di non nascondere o alterare le notizie che meritano di essere date». Il riferimento alla concorrenza di Telemeloni è chiaro. 

Ora, l’intenzione è quella di ampliare ancora un po’ di più il successo del prime time con un traino forte, quello che nelle speranze di Cairo porterà Flavio Insinna. Allontanato da viale Mazzini con poca grazia, tanto da apprendere la decisione di non rinnovarlo dai giornali, Insinna passerà a La7 con un format da family feud, ossia una gara tra due famiglie moderata proprio dal conduttore-attore.

Cairo si gioca anche un ampliamento del ruolo di Alessandro Barbero: per lo storico in arrivo 26 seconde serate in cui risponderà alle domande poste dal pubblico in studio e dai suoi “vassalli”, come si sono autointitolati i suoi seguaci. Niente nostalgia per Massimo Giletti, che ha festeggiato il suo ritorno in Rai da grande figliol prodigo: «Mi fa piacere ma è passato, passerei ad altro» il passaggio gelido del suo ex editore. 

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