Meno beneficiari e beneficiari più poveri. Con l’Assegno di inclusione, lo strumento di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale che sostituisce il Reddito di cittadinanza, la platea di chi avrà diritto al sostegno al reddito passa da 2,1 a 1,2 milioni: 900mila famiglie non riceveranno il sostituto del Rdc. E l’assegno per le famiglie che beneficeranno della misura sarà tagliato di 1.300 euro l’anno rispetto al passato.

Il dato più pessimistico sull’Adi, in vigore dal 1° gennaio, arriva dalla Banca d’Italia, da uno studio degli economisti Giulia Bovini, Emanuele Dicarlo e Antonella Tomasi. Per via dei requisiti più stringenti dell’Assegno di inclusione rispetto al Reddito, la somma ricevuta sarà ridotta in media dell’11 per cento. Povertà assoluta e disuguaglianze verranno ridotte, ma solo «rispetto alla situazione in cui non esista alcun sussidio». Sono invece destinate a crescere rispetto all’epoca del Rdc.

Requisiti più severi

La corsa a chiedere l’Assegno si è aperta alla mezzanotte di lunedì 18. Non c’è stato nessun click day – “chi prima arriva meglio alloggia” – anche perché i documenti da presentare non sono pochi. «Per le domande complete che arriveranno entro gennaio, la decorrenza del beneficio sarà riconosciuta dallo stesso mese e non da quello dopo», si legge in una circolare dell’Inps, che sabato ha scongiurato il “rischio esodati”, paventato dal Movimento 5 stelle e dai sindacati. Un pericolo concreto, dato che molte famiglie – con Inps e patronati per alcuni giorni chiusi, causa festività – non riusciranno a chiudere la pratica entro dicembre.

L’Adi potrà essere riconosciuto per 18 mesi e rinnovato, dopo la sospensione di un mese, per un anno. L’importo massimo sarà di 6mila euro annui, incrementabile in base alla composizione del nucleo familiare e alle necessità abitative: sarà di 7.560 euro l’anno se il nucleo è composto da persone oltre i 67 anni. Per quanto riguarda i requisiti economici, il valore dell’Isee non dovrà essere superiore ai 9.360 euro.

«Metà delle persone che hanno beneficiato del Reddito di cittadinanza rischiano di esserne escluse. Il pericolo è che si crei una platea di nuovi poveri, che potrebbe crescere addirittura di un milione», ha denunciato l’Alleanza contro la povertà, che raccoglie 35 membri tra associazioni, sindacati e ong. «Pensavamo fosse assodato il principio per cui le misure contro la povertà devono essere universalistiche, ma con la riforma che introduce l’Adi si è tornati a un declassamento verso una misura categoriale».

Aumentano gli esclusi

È questa la maggior differenza rispetto al Reddito di cittadinanza. Il nuovo assegno va solo alle famiglie con minori, disabili, over 60 o persone in condizioni “di svantaggio”: si va dai disturbi mentali alla necessità di assistenza domiciliare, dai casi di dipendenze alle vittime di tratta. I cittadini tra i 18 e i 59 anni che non hanno figli piccoli, anziani o disabili in casa saranno invece esclusi e potranno contare sul Supporto per la formazione e il lavoro (350 euro al mese nel periodo in cui seguono un corso di formazione).

«Il vuoto lasciato dalla nuova misura rischia di produrre uno sprofondamento economico, ma anche psicologico, in queste persone. Avranno a maggior ragione necessità di aiuto su più fronti», ha fatto notare la Caritas nel suo Rapporto 2023 su povertà ed esclusione sociale in Italia. Da gennaio, secondo l’ente pastorale della Cei, saranno tagliate fuori dal sussidio «almeno un terzo delle famiglie: 400mila su 1,2 milioni».

Si incentiva il lavoro?

Il governo potrà contare su 1,7 miliardi di risparmio l’anno e rivendicare di aver spinto gli occupabili a cercare e accettare un lavoro. Con un sostegno al reddito ridotto o assente, infatti, «il disincentivo monetario alla partecipazione al mercato del lavoro si riduce o viene meno», si legge nel report di Bankitalia. Cosa possibile anche perché un beneficiario dell’Adi, attivabile e preso in carico dai servizi per il lavoro, dovrà accettare qualsiasi offerta a tempo indeterminato senza limiti di distanza da casa.

Ma che senza Reddito di cittadinanza a qualcuno passi «la voglia di stare sul divano», uno degli argomenti polemici contro il Rdc, è tutto da dimostrare. Gli effetti dell’Assegno di inclusione dipenderanno dalle variazioni dell’offerta di lavoro, ma anche della relativa domanda: dalla condotta dei lavoratori ma ancor più delle imprese.

Quelle stesse aziende che solo in 1.500 casi, negli ultimi quattro anni, hanno assunto beneficiari del Reddito. Sulle possibilità di trovare lavoro pesa poi il profilo dei candidati, spesso poco formati (l’80 per cento ha la licenza media e la metà sono disoccupati da più di cinque anni). Un problema strutturale che l’Assegno di inclusione lascia sul tavolo.

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