C’è un problema con l’ascensore a Palazzo Chigi? Niente paura, con un importo di 4mila euro arriva la Romeo gestioni e lo risolve. Se c’è bisogno di un intervento di manutenzione al sistema antincendio? Per poco meno di 2mila euro arriva sempre la Romeo gestioni. E se servono dei lavori agli infissi della sede del governo? Gli addetti della Romeo accorrono di nuovo. Insomma, sotto forma di raggruppamento temporaneo di imprese, la società è di casa alla presidenza del Consiglio, compiendo decine e decine di interventi, secondo quanto stabilito da un vecchio contratto. 

Manutenzioni governative

La Romeo gestioni è una delle realtà che compongono il gruppo fondato da Alfredo Romeo, che estende i suoi interessi anche al settore immobiliare e alberghiero. La sua vicinanza con la politica è nota, da sempre vanta buoni rapporti con Matteo Renzi e la sua famiglia, in testa il padre Tiziano. Nel frattempo, le aree di azione dell’imprenditore napoletano si sono allargate al mondo editoriale: dopo Il Riformistaha riportato in edicola L’Unità, intrecciando così politica, potere economico e informazione. Le prossime settimane saranno decisive per capire il rapporto con le istituzioni, nello specifico quello tra il gruppo di Romeo e la presidenza del Consiglio.
Il 30 giugno, infatti, scade l’accordo esecutivo che assegna da un decennio alla sua società gli interventi di manutenzione di tutti gli edifici della presidenza del Consiglio: da Palazzo Chigi a via delle Mercede, da Palazzo Vidoni a Villa Lubin.

L’accordo è entrato in vigore nel 2013, nell’ambito della convenzione Consip Facility management 3, nel lotto relativo agli immobili del centro di Roma. In quell’anno è stata sottoscritta un’intesa della durata di sette anni, attraversando vari governi. Successivamente, si è proceduto con una serie di proroghe, la prima del governo Conte nel 2020, l’altra del governo Draghi, a causa del Covid e dei ritardi della Consip sul completamento di successive convenzioni. Giorgia Meloni ha ereditato il prolungamento disposto nel maggio 2022 fino al prossimo giugno. Ora tocca a lei: la decisione fa capo solo alla struttura di Palazzo Chigi e può essere presa in base alle esigenze manifestate dal governo.

Nuove opzioni

La Consip, intanto, ha messo a disposizione una prima opzione: la convenzione Facility management (Fm) 4 per cui Romeo è finito sotto processo negli anni scorsi, con l’accusa di turbativa d’asta, venendo assolto «perché il fatto non sussiste». D’altra parte risulta tuttora imputato per traffico di influenze, in un altro filone dell’inchiesta sugli appalti Consip. Al netto delle vicende giudiziarie, comunque, la convenzione Fm 4 è stata aggiudicata dal raggruppamento temporaneo di imprese Engie servizi. C’è poi l’accordo quadro della Consip chiamato “grandi immobili”, che si suddivide in due lotti: il primo, relativo agli edifici con superficie compresa tra 25mila e gli 80mila metri quadri, vinto dalla Romeo Gestioni e dal rti Dussmann service; il secondo destinato ai patrimoni immobiliari ubicati nel Comune di Roma, con superficie inferiore a 25mila quadri, di cui risultano fornitori Romeo Gestioni e il rti Italiana facility management. In tutti casi, la decisione della presidenza del Consiglio avrà un impatto sul rapporto con la società dell’imprenditore-editore.
E qui si intreccia la partita dell’informazione, che si muove tra gli affari con Palazzo Chigi e le linee editoriali seguite dai due quotidiani acquistati da Romeo.

Linea soft

Non stupisce allora che Il Riformista possa assumere una posizione comprensiva verso il governo. Il direttore editoriale è Matteo Renzi, lo stesso senatore e leader di Italia viva, finora più polemico verso Pd e Movimento 5 Stelle che nei confronti del centrodestra. Il direttore responsabile è Andrea Ruggeri, già deputato di Forza Italia. Ma la situazione è diversa se si parla dell’Unità, che assume toni talvolta teneri nei confronti del governo. È un fatto più sorprendente perché si tratta del giornale fondato da Antonio Gramsci, come si onora di scrivere sotto la testata, il quotidiano diretto da Piero Sansonetti. Un esempio è il primo editoriale, in difesa della premier sulle inchieste giornalistiche condotte intorno alla rete dei rapporti economici e societari della sua famiglia. E così via, tra un rimpianto per il centrodestra di Silvio Berlusconi e una celebrazione del «trionfo» della presidente del Consiglio il 2 giugno, gli articoli hanno scelto talvolta una linea morbida. O una critica dai tratti gentili.

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