Quanto sarà sicuro il ponte sullo Stretto di Messina? Se lo chiede il Comitato tecnico scientifico che ha sì, dato parere positivo alla fattibilità della grande opera, ma ha anche raccomandato ai privati di tener conto di una serie di aspetti. Tra questi ci sono quelli segnalati dal parlamentare di Alleanza Verdi Sinistra Angelo Bonelli, che riguardano l’assenza di test idonei su terremoti e vento, e anche le criticità sulla cosiddetta «robustezza» dell’infrastruttura.

Nel primo caso il comitato raccomanda di integrare gli studi e le verifiche «con l’aggiornamento europeo relativo alla pericolosità sismica», nonché di tenere presente le conseguenze possibili (e disastrose) del vento. «Aggiornare – si legge nella relazione – il documento di valutazione dei venti di progetto, ampliando il database sia mediante acquisizioni sperimentali sia integrando con dati simulati». Dettagli? Eccessivo zelo? La risposta è negativa, considerando che il comitato cita anche il tragico terremoto del 1908, quello che distrusse Reggio Calabria e Messina, tra gli eventi più catastrofici del Ventesimo secolo.

Secondo gli esperti che hanno studiato il progetto definitivo sul ponte, aggiornato nell’arco di poche ore rispetto a quello del 2011, è necessario, ça va sans dire, non lasciare nulla al caso. Quindi prevedere, dal lato «robustezza», studi sull’«evoluzione del collasso progressivo» dell’infrastruttura fortemente desiderata dal leader leghista Matteo Salvini. «Vari fattori ambientali ed accidentali, come impatto coi veicoli, esplosioni o incendi, possono causare la perdita simultanea o a breve giro di vari pendini», mettono nero su bianco gli studiosi.

In più «sarà prudente verificare – segnala ancora il comitato scientifico – se l’inattesa perdita di resistenza o funzionalità di uno di questi elementi possa portare a un propagarsi di cedimenti strutturali». Insomma, i tecnici avvertono: qualora non si realizzassero gli opportuni controlli, sarebbe a rischio l’incolumità generale. Parola d’ordine: prudenza, perché il ponte potrebbe cedere. In una o sua più parti. «Eppure – chiosa Bonelli – ecco la fretta della politica rispetto alle norme».

Misure antincendio e non solo

Nell’ambito del concetto di robustezza rientrano anche le verifiche e le misure anti-incendio. «I grandi ponti sospesi – rileva il comitato del Mit riunitosi dodici volte – sono molto esposti a rischi di incendio poiché attraversati da un numero rilevante di veicoli pesanti adibiti al trasporto di carburanti o di merci infiammabili».

Perché, dunque, non prevedere verifiche sulle verniciature (del ponte) anticorrosione? Da qui l’ennesima (sono 68 nel complesso) raccomandazione a chi, il ponte, dovrà effettivamente costruirlo. «Si ritiene opportuno che sia accertata e considerata la durabilità prestazionale dei sistemi di pittura intumescente previsti per la protezione della torre e dei collari – si legge sempre nel parere tecnico -, verificandone la compatibilità coi materiali anticorrosione». E non è tutto. Gli scenari anti-incendio dovranno essere studiati «nel dettaglio mediante metodi e algoritmi validati universalmente».

Non meno importante, inoltre, considerare i controlli sulla pavimentazione stradale. Addirittura nel Nord Europa «i ponti mobili vicino ai porti di Rotterdam e Amburgo hanno subito danni in conseguenza di ipotesi erronee circa il traffico di mezzi». Pertanto, per il comitato sarebbe necessario, per evitare di incorrere negli stessi sbagli anche a queste latitudini, fare attenzione. Il suggerimento è quello di «verificare anche l’ipotesi di un cambiamento nel parco mezzi pesanti in Europa, nonché i potenziali effetti derivanti da tale cambiamento».

Attraversamento ferroviario e ambiente

Il ponte sullo Stretto, è noto, dovrà avere anche un attraversamento ferroviario. A proposito dell’interazione binario-struttura il progetto prevede «valutazioni semplificate». Ma il comitato frena: «I metodi semplificati possono applicarsi solamente a ponti e viadotti ferroviari semplici (…) e non si possono applicare ovviamente a un’opera peculiare e complessa com’è l’opera di attraversamento sullo Stretto con una posa di binario, anch’essa peculiare».

Sul fronte ambientale, poi, numerose sono le domande che i tecnici si pongono. Il ponte sarà un’opera sostenibile? Perché un conto è la compatibilità ambientale, per la quale gli esperti non fanno emergere rilievi significativi, un altro è appunto la sostenibilità.

«Tenere conto dell’evoluzione del quadro tecnico e legislativo, orientato al perseguimento degli obiettivi di “sostenibilità ambientale” e non più soltanto a quelli di “compatibilità ambientale”, in riferimento ai quali era stato informato il progetto nelle fasi precedenti», mettono nero su bianco i tecnici. È, cioè, sostenibile un progetto che va a interagire con lo spazio marittimo? A questo proposito il comitato non ha dubbi: «C’è bisogno di tenere conto dei traffici marittimi, delle rotte delle navi e degli altri usi del mare». Il ponte, in altre parole, non può prendersi tutto.

Il ritorno di Ciucci

«Tutto sarà aggiornato, in sede di progetto esecutivo, con gli studi e le ricerche effettuate negli ultimi 20 anni», rassicura l’amministratore delegato della Stretto di Messia spa, Pietro Ciucci che poi ribadisce il parere positivo sul progetto, ossia sulla relazione del progettista, che è l’aggiornamento del progetto previsto dal Dl 35», da parte del comitato tecnico scientifico di cui, si spera, vengano tenute in considerazione tutte le raccomandazioni.

Nel frattempo l’ad della società, dopo l’incontro sugli espropri con i sindaci di Villa San Giovanni e Messina dei giorni scorsi, tornerà in Calabria e Sicilia. L’arrivo è previsto per il 18 marzo e riguarda l’illustrazione ai cittadini della relazione di aggiornamento del progetto definitivo. «Non lasciamo che i signori del cemento facciano affari sulla nostra pelle. Prepariamo l’opposizione all’apertura dei cantieri», fa sapere il comitato che guida la “rivolta” contro il ponte. Per la cui costruzione la strada è ancora lunga.

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