Un endorsement come non si era mai visto nel mondo Cinque stelle, peraltro a urne aperte. Entra in corsa così, con alle spalle uno sponsor d’eccezione come Giuseppe Conte, il direttore della Notizia Gaetano Pedullà. È suo il nome segnalato dal leader nel giorno del primo voto sulle autocandidature M5s per le prossime elezioni europee. Il secondo si terrà il 22 aprile.

La notizia arriva con un video dello stesso Pedullà in cui annuncia di aver lasciato la direzione del proprio giornale per venire incontro a Conte che gliel’ha chiesto come condizione per presentare la sua autocandidatura.

Che i due siano in ottimi rapporti è cosa nota dai tempi del governo Conte I, ma ora per l’ex premier candidare un giornalista “pulito” è un’occasione ghiottissima. Non poteva quindi mancare un riferimento polemico alla vicenda della possibile cessione dell’Agi al senatore della Lega Antonio Angelucci nel suo post. Un “noi contro loro” che ricorda i manifesti di purezza del M5s di altri tempi, anche se la redazione ha dovuto aspettare un paio di settimane prima che l’ex premier si esprimesse pubblicamente.

«Stiamo contrastando con forza il progetto di un parlamentare della maggioranza Meloni che, oltre a essere proprietario di tre giornali, vorrebbe acquisire anche l’Agi», scrive Conte nel post in cui lancia «un giornalista rigoroso, con cui condividiamo battaglie e valori», rivelando anche che il direttore era già iscritto al M5s.

Svolta valoriale

«Un post del genere è una cosa mai vista prima», racconta chi conosce bene il Movimento delle origini, dove endorsement e cordate erano rigorosamente vietati con una norma ad hoc nel regolamento che normava le autocandidature.

Nulla di paragonabile a oggi. Una parte fondamentale del cambiamento imposto da Conte al partito che ha ereditato da Luigi Di Maio è stata la concentrazione del Movimento su di sé. Uno dei suoi tanti poteri è quello di intervenire sulle liste. La portata di questa possibilità si è palesata per la prima volta alle elezioni politiche 2022, quando aveva proposto un listino bloccato alla vigilia delle parlamentarie.

Una decisione che non era piaciuta granché a chi invece aveva dovuto lottare per aspirare a un posto in parlamento. Lo stesso era successo nelle ultime regionali, dove l’ex premier aveva imposto i nomi dei candidati presidente. Insomma, della democrazia dal basso che era la cifra costituente del Movimento delle origini è rimasto ben poco. Ieri, con il post di endorsement a urne aperte, ne è stato eroso un altro pezzo.

Peraltro la presenza di Pedullà nella lista delle autocandidature dimostra che il direttore non sarà incluso nel listino bloccato che verosimilmente Conte proporrà anche stavolta.

Ne faranno invece parte con grande probabilità i capilista già annunciati e gli europarlamentari uscenti, tant’è vero che nell’elenco i loro nomi non sono presenti. Pasquale Tridico (privo di tessera) guiderà la lista del M5s al Sud, Giuseppe Antoci correrà nelle Isole, mentre in settimana è stato annunciato che nel Nord-Est scenderà in campo il presidente di Banca etica, Ugo Biggeri.

Ma grazie al caso di Pedullà si può anche iniziare a immaginare come Conte vorrà giocarsi la composizione delle liste: un endorsement come quello che ha fatto al direttore potrebbe garantirgli il secondo posto in lista al Nord-Ovest, dove indiscrezioni interne danno già come capolista l’europarlamentare uscente Maria Angela Danzì. Lo spot del leader rischia di ripercuotersi sulle scelte degli elettori M5s anche a giugno, quando le preferenze potrebbero premiare proprio Pedullà, anche se le due circoscrizioni del Nord restano territorio difficile per i Cinque stelle.

A puntare sulle preferenze (ma senza l’endorsement di Conte) sarà anche il pugliese Mario Furore, altro europarlamentare uscente che però, considerato il posto che si è guadagnato Tridico nella circoscrizione Sud, dovrà lottare per entrare a Bruxelles almeno dalla terza posizione di lista in poi, visto che vige il principio dell’alternanza di genere.

Per il resto, c’è da registrare il grande calo del numero assoluto di autocandidature che sono arrivate nell’elenco finale che è stato presentato agli elettori.

Questione di disaffezione, ma qualcuno tira in ballo anche i livelli elevati in termini di studi e conoscenza delle lingue richiesti dal Movimento agli aspiranti candidati: ora il M5s si trova a fare i conti con soli quattro candidati uomini in Basilicata, due donne in Calabria, due aspiranti europarlamentari in tutto il Friuli-Venezia Giulia e in Sardegna, e addirittura uno solo rispettivamente in Molise e in Trentino-Alto Adige.

Rimane poi il grande mistero sulla circoscrizione Centro: gli autocandidati sono tantissimi, soprattutto in Lazio, ma sul capolista il leader del Movimento non si è ancora sbilanciato.

Un silenzio dietro a cui, secondo i ben informati, potrebbe nascondersi nientemeno che la candidatura di Rocco Casalino.

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