«La coincidenza era troppo grande. A Monza sono vissuto. Monza è il mio collegio». Se chiedi a Marco Cappato come gli è venuto in mente di lanciarsi alle suppletive di Monza e Brianza del 22 e 23 ottobre, quelle in cui per colmare il vuoto incolmabile lasciato in senato dal cavaliere Silvio Berlusconi sarà candidato Adriano Galliani, l’amico di famiglia, di azienda, di calcio; insomma se chiedi a Cappato perché, risponde che sembra Franco Cerri, l’uomo in ammollo, che diceva «nooo, non esiste uno sporco impossibile».

Risponde dunque che «non esiste una battaglia impossibile» con la semplicità disarmante con cui lui – già radicale e radicale italiano, eurodeputato, ora tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, attivista anzi ormai icona del diritto all’eutanasia legale – ha affrontato ben altre battaglie, davvero ben altre, l’ultima e più gloriosa quella per il diritto al suicidio assistito di Dj Fabo.

A quelli bravi, ma molto bravi, intestano una stella. Cappato ha intestato a sé molto di più: una sentenza costituzionale, la 242 del 2019, con la quale la Corte dichiara illegittimo punire chi aiuta a morire qualcuno, a certe condizioni. Questo per dire che il ragazzo – ma ha più di cinquant’anni – non si impressiona mai. Spiega: «Se vedi i numeri delle ultime elezioni, la partita è persa in partenza», in questo collegio Berlusconi è stato eletto con il 51 per cento, il centrosinistra si è fermato al 27, il M5s al 7, «quindi si può provare un’impresa civica. E quindi non posso essere accusato di fare perdere voti a qualcuno, no?».

La fuga in avanti

Naturalmente invece lo accusano, eccome: lo fa il Pd lombardo, lascia trapelare un lamento contro la «fuga in avanti», anche se ufficialmente tace (il primo ottobre andrà a congresso, al posto del segretario regionale Vinicio Peluffo arriverà, a occhio, Silvia Roggiani, già donna-macchina di Enrico Letta).

Il 2 agosto il Pd brianzolo ha riunito un tavolo con «tutte le forze politiche del territorio all’opposizione del governo, per costruire una proposta vincente». Si riuniranno di nuovo dopo Ferragosto. Chi sarà il loro nome? Non Cappato.

Schierati con Cappato il verde Angelo Bonelli e l’azionista Carlo Calenda. No in chiaro glielo dice invece il renziano Enrico Borghi: «Ha fatto un’azione pannelliana, ha buttato in avanti la provocazione. Calenda, senza neanche riunire i suoi, twitta “io ci sto”. Cappato e Calenda pensano di mettere tutti di fronte a un fatto compiuto. Ma non è così che si fa politica».

Chiediamo a Cappato: ma perché non ha parlato con qualcuno, prima di lanciarsi? Risposta: «Perché non avrebbe funzionato: dovevo trovare un accordo con, nell’ordine: Iv, Azione, +Europa, Verdi sinistra, Pd, M5s. Ciascuno, prima di esprimersi, avrebbe dovuto sentire i territori. Insomma dovevo mettere d’accordo Renzi con Conte e Schlein, e poi tutti i loro segretari cittadini. Un’operazione del genere è semplicemente impossibile, rimproverarmi di non averla fatta è un modo per prendere tempo. In ogni caso: da parte mia non c’è alcuna pretesa che mi si sostenga. Ho il massimo rispetto per i processi decisionali interni dei partiti ma attraverso quei processi non ci sarebbe mai stata la possibilità di un candidato unico delle attuali opposizioni alla destra».

Ma questo lo può pensare solo un radicale antipartitocratico, anzi antipartito, o no? «Ma no, non sono contro i partiti. Oggi non sono iscritto a nessun partito ma ci ho militato un buon pezzo della mia vita», nel Partito Radicale transnazionale transpartito, «da 14 anni faccio politica fuori dal parlamento con iniziative popolari, referendum, disobbedienza civile. Mi candido perché penso che le battaglie che porto avanti – non tutte le mie posizioni su tutto – possano essere in alcuni casi accettate, in altri abbracciate da tutte le opposizioni, persino a destra. Basta vedere i sondaggi sul fine vita: la stragrande maggioranza degli elettori di destra sono favorevoli. Insomma penso che oltre a poter essere trasversale nelle opposizioni, tra gli elettori, potrei avere anche consenso fra gli elettori schierati a destra».

Renzi ha detto che una cosa è prendere click, un’altra vincere. «Rispetto questa valutazione. Ma all’ultima tornata referendaria abbiamo raccolto due milioni di firme autenticate e certificate. Con 20mila volontari in tutta Italia. Poi conosco l’obiezione: che tutto questo si trasformi in voti, è da vedere. Andiamo a vedere, allora. Però vorrei anche fare un confronto: mi si dice che non porto abbastanza voti? Vorrei capire quale altra possibilità c’è». Quelli del Pd ce l’hanno con i radicali che qui alle ultime amministrative si sono schierati a destra.

E poi c’è il problema della Gpa: Cappato sostiene la gravidanza per altri solidale, il Pd no. «Come Associazione Luca Coscioni abbiamo elaborato l’unica proposta alternativa fra la criminalizzazione della Gpa e la sua commercializzazione. È un tema importante, io ho le mie posizioni: ma è solo una proposta. Vogliamo dire che l’elemento cardine del voto degli 800mila elettori di Monza e Brianza sarà la gpa?».

Ancora sul Pd: chissà, se potesse scegliere liberamente, la segretaria Schlein sceglierebbe lei: l’ha sentita? «Non commento, non voglio usare nomi come strumento di pressione. Mi sono messo a disposizione per il confronto sia con i vertici nazionali e con il partito locale. Se l’occasione ci fosse, troveremmo punti di incontro importanti. In Lombardia ho fatto annullare le regionali della falsificazione elettorale di Roberto Formigoni; ho fatto battaglie contro la penetrazione clientelare nel sistema sanitario.

Ritengo di avere le carte in regola per rappresentare gli interessi del territorio. Senza la pretesa di essere tutti d’accordo su tutto. Ma intanto ho il sostegno di Calenda e Bonelli, dimmi tu se oggi in Italia vedi molte persone che possano mettere d’accordo loro due». Anche da +Europa tanti sì: Magi, Della Vedova, Bonino: ma riuscirà a mettere d’accordo tutti i radicali? «Non pretendo di chiamarli all’unità. Ma penso in questi anni di avere seguito metodi radicali. E molti iscritti o ex me lo potranno riconoscere».

Alla Pannella

La campagna sarà alla radicale, cioè scenderanno in campo le star, i tanti che le sono grati per le sue battaglie civili? «Verrà da sé, per quello che abbiamo fatto in questi anni. Avremo una rete di volontari, un po’ all’americana. Chiediamo microdonazioni. Scriva di andare su www.marcocappato.it. Perché ovviamente in Brianza sappiamo da che parte sta il potere economico».

Cappato diciamocelo, vincere le suppletive è impossibile, lei in realtà si prepara alle europee. Galliani sarà portato in trionfo con la retorica sull’eredità di Berlusconi. Niente, lui non si smonta.

Diceva Pannella: «La parabola di Berlusconi è questa: è sceso in campo per difendere i propri interessi, si è poi convinto di poter davvero rivoluzionare il Paese e infine si è integrato nel sistema partitocratico che avrebbe invece dovuto abbattere».

Dice Cappato, citandolo: «Questo voto è una grande occasione per riflettere sulla eredità politica di Berlusconi: ha iniziato nel nome della rivoluzione liberale e invece oggi ci ritroviamo con la destra nazionalista al potere. Spero di poter spiegare al popolo della Brianza che quella missione è stata tradita. Attenzione: è una cosa ben diversa dall’antiberlusconismo come elemento identitario. Ma non si può cercare il consenso per linea ereditaria, come se fosse un bagaglio che si trasferisce da Berlusconi a Galliani: il bagaglio va aperto, bisogna vedere che c’è dentro».

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