Nella sua prima intervista dopo la sua elezione a presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, tocca, in un colloquio con il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, una grande parte degli argomenti più importanti delle ultime settimane. 

A circa metà dell’intervista, Fontana pone una domanda sulle querele che Meloni sta portando avanti contro intellettuali e giornalisti. Il direttore del Corriere cita il caso di Roberto Saviano, ma anche Domani è nella stessa situazione.

«No, non lo penso (che sia il momento di ritirare le querele, ndr) – risponde Meloni – Io ho presentato la querela quando ero capo dell’opposizione. L’ho fatto non perché Saviano mi aveva criticato sull’immigrazione ma perché, nel tentativo vergognoso di attribuirmi la responsabilità della morte in mare di un bambino, mi definiva in tv in prima serata una “bastarda”. E quando gli è stato chiesto se quella parola non fosse distante dal diritto di critica ha ribadito il concetto. Non capisco la richiesta di ritirare la querela perché ora sarei presidente del Consiglio: significa ritenere che la magistratura avrà un comportamento diverso in base al mio ruolo, ovvero che i cittadini non sono tutti uguali davanti alla legge? Io credo che tutto verrà trattato con imparzialità, vista la separazione dei poteri. Ma penso anche che una certa sinistra non debba considerarsi al di sopra della legge». 

Meloni risponde anche a una domanda sulla sua ultima conferenza stampa, dove era stata criticata per non aver risposto a un gran numero di domande prima di dover lasciare la conferenza per un impegno. «Io sono una persona che alle domande risponde e non credo di essere nervosa. Vedo invece da parte di alcuni giornalisti un nervosismo nei miei confronti che non avevo ravvisato in passato» dice la premier. «Nell’ultima conferenza, prima che segnalassi di avere un altro impegno, avevo già risposto a nove domande. Vi invito a controllare a quante domande abbiano risposto i miei predecessori in occasione della presentazione della manovra» continua. «Comunque, non voglio alimentare ulteriori polemiche. Dalla prossima conferenza stampa potrei ripristinare le regole del mio predecessore con il quale non ci furono mai problemi». 

Ischia

L’intervista parte dalla vicenda di Ischia, su cui Meloni promette di voler prendere di petto l’approvazione del piano per la gestione del cambiamento climatico e tenta di mettere una pezza alle parole del suo ministro Gilberto Pichetto Fratin, che aveva proposto di «mettere in galera» i sindaci che permettono la realizzazione di costruzioni abusive.

La presidente torna anche sul condono-non condono approvato dal governo gialloverde nel 2018: Meloni segnala che FdI, che ha votato a favore del decreto Genova, aveva sottolineato i dubbi che covava sulla norma per Ischia, ma che alla fine aveva avuto la meglio la volontà di garantire aiuto alla città colpita dal crollo del ponte Morandi.

La manovra

Si apre poi una lunga parentesi sulla manovra. Meloni è sicura che la legge di bilancio supererà il passaggio in parlamento senza subire un assalto alla diligenza da parte dei suoi partner di governo («Escludo che venga stravolta») e snocciola una lunga serie di misure contenute nella bozza uscita dal Consiglio dei ministri.

Rivendica anche che per i meno abbienti non c’è soltanto il taglio del reddito di cittadinanza, ma anche misure contro il caro energia e il caro carrello. 

I rapporti con gli altri

Meloni sostiene che «i rapporti con l’Europa sono buoni» e il dialogo con il presidente francese Emmanuel Macron è ripreso, e rivendica che in Europa per la prima volta si discuta la situazione del Mediterraneo centrale per trovare una soluzione condivisa. 

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