Il ddl sicurezza approvato lo scorso 19 settembre alla Camera ora passa al Senato. Il ministro Matteo Salvini ha già chiesto – non si capisce a che titolo, se non a titolo di propaganda – un canale di «priorità assoluta» nei lavori per l’approvazione definitiva. Vedremo.

Intanto la Cgil e la Uil hanno convocato un presidio davanti a palazzo Madama (in piazza Vidoni) per mercoledì 25 settembre alle 16 e 30 contro «una norma pericolosa che minaccia i principi fondamentali della nostra democrazia». Ci saranno anche il segretario della Cgil Maurizio Landini e della Uil Pierpaolo Bombardieri, che peraltro saranno appena usciti dall’incontro sulla manovra convocato da palazzo Chigi lo stesso giorno alle 15 e 30. 

Dal sindacato alle opposizioni

Le opposizioni, che hanno votato contro in aula, a strettissimo giro si sono unite alla mobilitazione: in piazza ci sarà Elly Schlein, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Avs, Riccardo Magi di Più Europa, contro, dice, un provvedimento «che abbiamo osteggiato sin dall’inizio evidenziandone il carattere repressivo: a dispetto del nome, il ddl sicurezza non farà altro che produrre caos, conflittualità e tensione, attraverso un uso propagandistico del codice penale: abbiamo contato più di 20 tra nuovi reati e aumenti di pena che verranno introdotti con questo disegno di legge. Un concentrato di follia ideologica che solo il governo Meloni poteva produrre». Ma la protesta potrebbe allargarsi agli artisti di strada, alle associazioni dei migranti, alle associazioni per i diritti della comunità carceraria. Un fronte potenzialmente molto largo e molto differenziato al proprio interno, per fermare la «deriva liberticida» delle destre al governo. Lo scontro fra opposte fazioni riporta indietro il dibattito a cinquant’anni fa. Dove c’è sicurezza c’è libertà», è lo slogan di Fabio Rampelli (fFdi), «dove vige l’anarchia imperano l’arbitrio e la legge del più forte. Con la sinistra i cittadini perbene cui veniva sottratto il diritto primario alla pacifica convivenza e vanificato l’obbligo di rispettare le leggi».

Ventiquattro nuovi reati

Sono precisamente 24 i nuovi reati, li ha contati Davide Faraone (Iv): secondo cui «è il trionfo del populismo penale», «dall’inizio della legislatura l’elenco è in continuo aggiornamento: rave illegali, traffico di migranti, violenza di genere, violenza contro il personale scolastico, omicidio nautico fino a dieci anni, reato universale di gestazione, incendi boschivi, istigazione all’anoressia, istigazione alla violenza sui social, acquisto di merce contraffatta, baby gang». La tecnica è chiara: «Ogni volta che accade qualcosa che finisce nelle prime pagine dei giornali si interviene con una modifica del Codice penale: non costa nulla e fa molto share».

Ma stavolta la maggioranza ha esagerato: fra i provvedimenti più eclatanti, c’è quello che aumenta le pene per chi danneggia qualcosa in un luogo pubblico, un provvedimento mirato a stroncare l’attivismo di Ultima generazione; l’aggravante nel caso in cui la protesta sia contro la realizzazione di un'opera pubblica o infrastruttura strategica (leggasi Tav o Ponte sullo Stretto di Messina); il carcere per le donne incinte e le madri di figli che hanno meno di un anno; l’invenzione del reato di rivolta in carcere, che punisce non solo i detenuti che effettuano violenze ma anche quelli che scelgono la «resistenza passiva», per esempio quelli che fanno lo sciopero della fame; il divieto di avere una Sim telefonica per non ha un permesso di soggiorno; la trasformazione della cannabis light in una sostanza stupefacente, con la conseguenza che i consumatori e i produttori vengono sottoposti al trattamento destinato alle “droghe” vere e che viene azzerata la filiera della coltivazione, anche quella a scopo terapeutico, che secondo Magi dà lavoro a 11mila addetti.

Infine, viene consentita la detenzione di una seconda arma senza licenza per i poliziotti che, secondo le sindacaliste Cgil Daniela Barbaresi e Lara Ghiglione, «suona come un riconoscimento a un esercizio della sicurezza in forma privata non compatibile con il nostro ordinamento costituzionale».

«Mai nella storia della Repubblica»

Si tratterebbe di «un attacco al diritto di protesta come mai accaduto nella storia repubblicana», secondo Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, «si colpiranno gli attivisti che protestano per sensibilizzare sul cambiamento climatico, gli studenti che chiederanno condizioni più dignitose per i propri istituti scolastici, lavoratori che protestano contro il proprio licenziamento, persone detenute che in carcere protestano contro il sovraffollamento delle proprie celle».

Anche le associazioni delle toghe battono un colpo: secondo Magistratura democratica «molte delle disposizioni non solo non giovano alla sicurezza pubblica ma anzi rendono le città meno sicure per tutti. È certamente il caso della disposizione che modifica il codice delle comunicazioni elettroniche, obbligando gli esercenti commerciali che vendono Sim a richiedere il permesso di soggiorno a persone straniere come condizione per procedere all’acquisto».

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