Luigi Di Maio torna in campo, almeno per una sera. Ed è pronto a rispondere a Giorgia Meloni alla plateale sventolata dal fax sull’accordo «con il favore delle tenebre» sul Mes. La polemica, innescata dalla presidente del Consiglio durante l’intervento di ieri al Senato, ha prodotto inevitabili stascichi, avendo sostenuto che l’intesa sul fondo salva-Stati è stato sottoscritto da un governo dimissionario con un’operazione last minute. Al limite della sgrammaticatura istituzionale.

Di Maio smentisce Meloni

Le cose non stanno così, secondo il fax ufficiale nelle mani di Di Maio.  L’ex ministro degli Esteri, oggi rappresentante speciale dell’Ue per i paesi del Golfo, ha infatti appositamente rotto il lungo silenzio, iniziato dopo la debacle elettorale di Impegno civico – fondato in seguito alla scissione nel Movimento 5 stelle – nel 2022. Il pessimo risultato della lista lo aveva spinto a sparire addirittura dai social, dove aveva milioni di follower acquisiti negli anni di leadership del M5s. Solo successivamente ha riaperto un account su X, l’ex Twitter, ma con la definizione del suo incarico. Il “contro-documento” in possesso dell’ex capo della Farnesina è datato 10 dicembre 2020 e spiega che dà seguito all’intesa dell’Eurogruppo del 30 novembre 2019.

Nessun blitz, quindi, del Conte bis. È messo tutto nero su bianco per smentire la narrazione meloniana. Di Maio sarà ospite di Piazzapulita, il programma di Corrado Formigli La7, per fornire in diretta la propria versione dei fatti. Non vuole limitarsi alla diffusione del documento. 

Il futuro di Di Maio

Il ritorno in uno studio televisivo, seppure in un ruolo istituzionale di respiro europeo, può segnare uno spartiacque nella futura carriera dell’ex ministro degli Esteri. Per ora l’incarico non è in discussione. Ma l’attacco di Meloni rappresenta una possibilità per riprendere contatto con un mondo abbandonato per oltre un anno. In vista delle Europee si sono susseguite indiscrezioni su una candidatura di Di Maio: lui ha sempre allontanato l’ipotesi. Anche perché, a oggi, non è iscritto ad alcun partito. Dovrebbe quindi trovare un tetto politico, oltre che rimettersi in gioco a caccia di preferenze.

Così come sono stati sempre smentiti i rumors di un suo ingresso nel Partito democratico. Insomma, resta da capire cosa farà “da grande” l’ex campione del populismo pentastellato trasformatosi in un moderato, molto apprezzato da Mario Draghi. Una benedizione che ha giovato alla poltrona di rappresentante dell’Unione europea nel Paesi del Golfo.

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