Apertura di portata notevole da parte di Giuseppe Conte sulla partita della Rai, alle ultime battute. «Portino presidenti autorevoli, indipendenti e li valutiamo. Se si accomodano su soluzioni partiticamente congeniali non ci riguarda». Il leader del M5s è intervenuto alla festa del Fatto e nei fatti si è detto disponibile a sostenere un nome che non sia immediatamente riconducibile al centrodestra. «Oggi ti puoi lamentare che Meloni, che è stata votata come è sempre in democrazia, si è nominata i vertici? Non è che prima se c'era Tele-Pd era meglio» ha aggiunto.

Sono parole significative perché alla maggioranza mancano ancora due voti per chiudere sull’elezione del o della nuova presidenza Rai. La candidata in pectore sarebbe Simona Agnes, ma sembrerebbe che la consigliera d’area azzurra non ha i voti necessari: per confermare il presidente serve infatti una maggioranza qualificata di due terzi dei voti. 

Nelle ultime settimane ci sarebbero stati degli abboccamenti con Matteo Renzi, caduti però nel vuoto vista la decisione dell’ex premier di ritrovare un posto nel campo largo di centrosinistra. A questo punto però, se il centrodestra riuscisse a individuare un nome condivisibile anche per il Movimento, il gioco sarebbe fatto. 

Non è la prima volta che il M5s offre una sponda alla maggioranza nella gestione del servizio pubblico: diverse volte in cda il consigliere d’area non si è opposto alle proposte dei partiti di governo e i Cinque stelle hanno portato a casa anche un nutrito bottino di incarichi, basta pensare alla creazione ad hoc della terza condirezione per la Tgr, affidata a Roberto Gueli. Resta da vedere se la linea ondivaga di Conte sulla tv pubblica possa trasformarsi in un problema per la sua posizione nel campo largo. 

Il vertice

È invece previsto per lunedì l’appuntamento tra i quattro azionisti della maggioranza in cui si dovrebbe finalmente chiudere sui destini di viale Mazzini: dopo l’accordo agostano che ha fatto guadagnare alla Lega un direttore generale che dovrebbe affiancare il futuro ad Giampaolo Rossi, resta da rassicurare Forza Italia. Negli ultimi giorni, gli azzurri hanno alzato i toni, facendo capire che in caso di mancata conferma di Agnes alla presidenza avrebbero fatto saltare il patto con gli altri tre partner di governo. 

Ma i tempi stringono: per il 12 settembre è prevista l’elezione dei quattro consiglieri che vengono scelti dal parlamento. Contemporaneamente, il ministero dell’Economia fa i suoi due nomi, in genere quelli che saranno poi ad e presidente. 

Se però lunedì non si dovesse trovare la quadra qualcuno si spinge a ipotizzare l’annullamento del voto parlamentare. Improbabile infatti che Agnes venga mandata ad affrontare  una sconfitta certa in Vigilanza.

L’alternativa resta il congelamento dello status quo, in attesa di mettere appunto la modifica alla legge sulla governance introdotta da Renzi che ha chiesto anche l’opposizione. Serve comunque una svolta: se non arrivasse il nuovo ad, a Roberto Sergio andrebbe data una proroga, visto che l’azienda è ormai ferma da mesi. La stasi inizia a diventare un problema e da diverse direzioni si lamenta un rallentamento ulteriore della burocrazia del già elefantiaco carrozzone Rai. Una situazione che a inizio stagione ha già provocato diversi ritardi e che rischia di procurare seri danni. 

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