Il merito e il bisogno dovevano essere al centro della nuova carta della cultura per i giovani, lo strumento ripensato dalla destra al governo dopo la revisione della 18app, il bonus ai neo maggiorenni.

O almeno queste erano le intenzioni del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che aveva pensato a uno sdoppiamento della card, con il binario dell’età e quello delle votazioni conseguite ai diplomi.

Solo che, a distanza di quattro mesi, non c’è una traccia concreta delle novità. La misura non è in vigore perché il dicastero non ha predisposto il decreto attuativo necessario a definire i criteri e le modalità di assegnazione del bonus.

Tavoli in attesa

I tavoli sono rimasti lettera morta, con gli operatori del settore che galleggiano nell’incertezza per il futuro. E dire che il provvedimento era previsto entro il 2 marzo: la scadenza perentoria era stata fissata in sede di approvazione della manovra economica ed è ampiamente superata.

Fonti del Mic fanno sapere che sta per essere convocato l’incontro per la riforma e il regolamento con tutte le sigle interessate. Entro una ventina di giorni dovrebbe così partire la prima fase del confronto con la filiera del mondo culturale. La stima più ottimistica indica un iter di almeno altri due mesi per il decreto.

Se va bene, insomma, tra fine giugno e inizio luglio si saprà come saranno ripartiti i 190 milioni di euro messi a disposizione per la carta della cultura giovani e della carta del merito. La previsione realistica è quella di un via libera dopo l’estate, a ridosso del 2024.

Solo un annuncio

Nel 2023 resta perciò in vigore – come previsto fin dalla norma istitutiva – la “vecchia” 18 app introdotta dal governo Renzi, che prevedeva una spesa massima di 500 euro per l’acquisto di libri, biglietti per il cinema, il teatro e ogni tipo di spesa culturale.

La dotazione era maggiore rispetto alla riformulazione dell’esecutivo di Giorgia Meloni: dai 230 milioni si scende a 190 milioni di euro. Secondo Sangiuliano era solo una correzione delle storture emerse per evitare truffe e usi impropri.

E proprio per questo, nel dicembre scorso, il ministro aveva previsto la piccola grande rivoluzione nel sostegno alle passioni culturali dei più giovani.

Erano giorni di polemiche intense intorno all’intervento previsto dalla legge di Bilancio, inizialmente con un emendamento blitz sottoscritto da tutti i partiti della maggioranza. L’operazione, però, era troppo clamorosa per passare inosservata: il bonus cultura ai 18enni è diventato oggetto di dibattito per vari giorni. Al netto delle schermaglie politiche, dopo un po’ di tempo, c’è un’unica certezza: la riforma di Sangiuliano è solo un annuncio, perché non si conosce in che modo saranno distribuite le risorse.

Niente gite con la card

«Dopo aver cancellato, contro il parere dell’intera filiera di settore, 18app e averla sostituita con la carta cultura giovani e con la carta del merito, il governo non riesce nemmeno ad adottare i provvedimenti che dovrebbero rendere operativa la misura», dice la capogruppo del Pd in commissione cultura alla Camera, Irene Manzi.

Secondo la parlamentare dem «ancora una volta ai tanti annunci ideologici, a una visione paternalista che penalizza solo i più giovani e l’intero comparto culturale, non seguono i fatti».

Dall’Alleanza verdisinistra si è concretizzata la proposta, con una mozione presentata a Montecitorio, di estendere l’uso della carta per «prevedere l'istituzione del fondo di solidarietà per i viaggi di istruzione». Insomma, un modo per garantire a tutti le gite scolastiche.

Nell’attesa della definizione del meccanismo complessivo, il centrodestra ha detto di no. «Il governo non ci ha ascoltati su questo punto e molti studenti sono rimasti a casa», spiega la deputata di Sinistra italiana, Elisabetta Piccolotti, che rilancia l’idea di un intervento strutturale «perché l’accesso alla cultura non può essere un regalo del diciottesimo compleanno».

Insomma, secondo l’esponente di Avs, «quella di Renzi fu un’idea episodica e propagandistica, Meloni è riuscita persino a peggiorarla». L’unica certezza al momento è quella che la card della cultura sarà indirizzata solo ai giovani di nuclei familiari con Isee inferiore a 35mila euro all’anno, mentre la carta del merito sarà riservata ai diplomati con il massimo dei voti. Nella legge istitutiva si faceva poi riferimento alle iniziative di contrasto alle eventuali truffe. Anche questo punto deve trovare una precisa declinazione. «Molte parole e pochi fatti – sintetizza Manzi – è l’approccio di questo governo e del ministro Sangiuliano. E ricordo che nel Def manca qualsiasi misura per il settore culturale».

© Riproduzione riservata