Atreju, Tolkien e addirittura Colle Oppio, storica sede del Msi, poi frequentata da Giorgia Meloni, che ha riaperto, seppure per pochi mesi, con una mostra sulle foibe e per volere del Comitato 10 febbraio. Sembra di essere tornati indietro nel tempo e invece è il 2023.

Solo che per Fratelli d’Italia sono i giorni del ritorno alle radici, quelle della destra erede della fiamma, che da forza di nicchia è diventata primo partito e motore del governo. In questo quadro Atreju, la manifestazione che torna quest’anno dopo la pausa del 2022 e per la prima volta accoglie Meloni nelle vesti di presidente del Consiglio, si prepara a scaldare il cuore dei militanti.

Mistero Atreju

Il programma è ancora un work in progress (l’evento si terrà dal 14 al 17 dicembre), ma c’è già una certezza: la segretaria del Pd, Elly Schlein, non ci sarà. L’invito è diventato un intreccio tra il fantasy e il thriller. La lettera ufficiale non è mai partita. «Non facciamo gli inviti attraverso la stampa», dice a Domani Giovanni Donzelli, deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia. «Come da tradizione», spiega il fedelissimo della premier, «presentiamo il calendario di incontri in un’apposita conferenza stampa, non attraverso delle anticipazioni».

Tuttavia, nessuno nega che ci fosse l’intenzione di far salire Schlein sul palco di Atreju. Del resto è già avvenuto con altri leader di partiti del centrosinistra in passato. Ma la segretaria dem ha già stoppato sul nascere il balletto delle ipotesi: a via della Scrofa possono risparmiarsi l’invito ufficiale. «Con FdI ci confrontiamo e discutiamo in parlamento, a partire dalla manovra di bilancio», è la posizione fatta filtrare al quartier generale del Pd. Donzelli, pur cercando di minimizzare, si lascia sfuggire in Transatlantico: «Chi è convinto delle proprie idee non scappa dal confronto».

Gli amici di Tolkien

E nelle ore in cui Atreju è al centro del dibattito, prosegue la discussione su un altro simbolo della destra post missina: lo scrittore J.R.R. Tolkien. La mostra alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea dedicata all’autore del Signore degli anelli è un fiore all’occhiello del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che l’ha inaugurata insieme a Giorgia Meloni.

Il Mic ha messo sul piatto 167mila euro, 132mila euro di base più altri 5mila di Inps, a cui si aggiunge l’Iva. Ad aggiudicarsi l’appalto è stato Alessandro Nicosia, che ha beneficiato dell’affidamento diretto per l’organizzazione dell’esposizione e per tutti i servizi collegati, dal catalogo alle cartelle stampa.

La somma netta stanziata è stata di poco inferiore alla soglia dei 140mila euro che obbliga al ricorso alla gara. Su eventuali spese aggiuntive del ministero legate all’evento, dallo staff di Sangiuliano replicano: «Non è una voce che cura il gabinetto del ministro».

Mentre, sulle motivazioni che hanno portato a scegliere Nicosia, resta solo la spiegazione fornita dalla determina ufficiale: «La pregressa esperienza maturata nel campo della curatela di mostre di rilievo nazionale». Nicosia è infatti un nome noto in ambito espositivo grazie a un profilo trasversale che per anni – parafrasando l’opera più nota di Tolkien – lo ha portato a essere il “signore del Vittoriano”.

Legato a Goffredo Bettini fin dai primi anni Duemila, ha scalato posizioni nel periodo del “modello Roma” delle amministrazioni di centrosinistra. Ma aveva valide sponde anche nel centrodestra di matrice berlusconiana.

Con Giuliano Urbani alla guida del ministero dei Beni culturali, Nicosia ha consolidato la sua sfera di influenza grazie ai buoni rapporti con Mario Turetta, attuale segretario generale al Mic e capo segreteria del ministro forzista.

Da qui l’affermazione come punto di riferimento del Vittoriano, dove ha organizzato numerosi appuntamenti negli anni, almeno fino a quando Dario Franceschini lo ha messo alla porta. Poco male. Nicosia si è mosso lontano dai riflettori, attendendo il momento giusto per tornare alla ribalta. La mostra di Tolkien, sogno realizzato della destra meloniana, ha rappresentato l’assist perfetto.

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