Pochi, ma buoni. Senza fake e con la capacità di far diventare i messaggi virali. Sui social la neosegretaria del Partito democratico, Elly Schlein, conta su una fan base ancora ridotta rispetto ai suoi diretti competitor, ma che è molto agguerrita. Tanto che, tra i leader politici, è considerata una “nativa digitale”.

Il raffronto con il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, l’avversario sconfitto, conferma questa tendenza: lui su Facebook (Fb) conta su oltre 415mila like, mentre lei è ancora sotto quota 245mila. Diverso il rapporto per quanto riguarda Instagram (Ig), con Schlein che ha 50mila follower più di Bonaccini.

Ma i numeri non dicono tutto. «L’engagement di Schlein era molto più alto, 3,93 per cento contro 1,17 per cento, secondo dati elaborati con Modash, certificando la sua capacità di mobilitare molto di più», dice Alessio Postiglione, direttore dell’International online master in communication management della Rome business school.

Una mobilitazione, anche digitale, che è andata «al di là degli iscritti del partito, che è un po’ la caratteristica di queste primarie». Del resto le dirette video su Instagram sono state un leitmotiv.

La strategia di Schlein

Certo, la segretaria del Pd ha investito abbastanza su Facebook nell’ultimo mese, sponsorizzando i contenuti per un totale di 4mila euro, con una media di mille a settimana.

L’obiettivo era quello di ampliare il numero di contatti, così i contenuti sono stati spinti soprattutto nel Lazio e in Lombardia, le regioni più popolose e decisive per la vittoria della sfida interna al partito. Tra i post a pagamento ci sono quelli classici con le card e gli slogan sintetici per spiegare il progetto politico e la pubblicazione di brevi video degli interventi della candidata.

Ma ci sono stati anche degli esperimenti. Come la sponsorizzazione, proprio a poche ore dall’allestimento dei gazebo, di un filmato in cui la cantante e scrittrice Levante fa un sentito endorsement per Schlein. Il ruolo dei testimonial è stato centellinato: in precedenza era stata usata un’immagine dell’attore Claudio Amendola, che annunciava il voto a favore della deputata, che ricambiava con un ringraziamento. Insomma, una strategia semplice.

Un elemento in parte sorprendente è che i messaggi sono stati diretti principalmente a fasce d’età più adulte, ritenendo evidentemente che tra i giovani Schlein potesse arrivare con il traffico organico, senza ricorrere a investimenti economici.

Sfida al centrodestra

E se per il congresso tutto ha funzionato, adesso la leader del Pd entra in un altro campo, ancora più delicato. Gli avversari del centrodestra contano su numeri decisamente superiori, come testimonia la ricerca Marketing politico e social media fra comunicazione e consenso pubblicata dalla Rome business school.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha cinque milioni di fan su Facebook e due milioni e 200mila follower su Instagram, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, conta due milioni e 700mila contatti su Facebook e un milione e 800mila su Instagram. Anche rispetto al fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi (oltre un milione su Fb e 537mila su Ig), Schlein paga dazio.

Una sfida che appare proibitiva, anche se qui entra in gioco un altro fattore: la genuinità dei follower. Per quanto riguarda Salvini, su Instagram «solo un 47 per cento di profili» sono «verosimilmente reali. La spia che la crescita del suo profilo potrebbe essere stata dopata da troll o fake followers», si legge nello studio.

Oltre il 4 per cento, quindi poco meno di 100mila profili, sono probabili follower falsi bulgari, stessi numeri per i romeni. Sempre secondo la ricerca, che elabora i dati della società Phlanx, Meloni ha un seguito di cinesi sospettati di essere potenziali fake, così come il 10 per cento di like alla pagina del presidente del M5s, Giuseppe Conte, proviene da utenti giamaicani.

Minaccia per Meloni

«La nostra ricerca rivela una cosa che già si sapeva. Molti profili dubbi, fake o dormienti. Magari provenienti da paesi dove esistono questi servizi di fake followers», spiega Valerio Mancini, che con Postiglione ha realizzato il dossier. Insomma, c’è la tendenza a gonfiare le vanity metrics.

«Una scelta che poi si rivela un bluff nelle urne», sostiene Mancini, che infatti invita a prediligere «l’engagement, che è molto più importante, e poi analizzare il sentiment, cosa cioè si dice di te, e la quantità di profili influenti tra i tuoi follower». Fattori che favoriscono Schlein, che di sicuro «può essere una minaccia per Meloni», dice ancora Postiglione.

C’è infine un ulteriore dato che emerge dalla disamina sulle tendenze politiche dei social: da un lato il governo immagina di stoppare TikTok sugli smartphone dei dipendenti statali, ma dall’altro i leader del centrodestra sono ormai di casa sulla piattaforma cinese. La premier Meloni ha un milione di follower, Salvini 840mila, Berlusconi 745mila. Qui Schlein parte da zero. Salvo azzeramento del social.

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