La decisione è stata presa, la commissione Affari costituzionali del Senato ha dato via libera unanime alla Commissione di inchiesta sul caso Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana misteriosamente scomparsa nel 1983.  Il testo approderà in aula per il passaggio finale. Si va verso l’approvazione definitiva, ci saranno così dopo quarant’anni di segreti e depistaggi tre indagini: alla procura vaticana, presso la procura di Roma e infine in parlamento.

Fratelli d’Italia ha tentennato fino all’ultimo minuto, ma dopo che papa Francesco ha ricordato la cittadina vaticana all’Angelus, i lavori si sono sbloccati e i parlamentari hanno ritirato gli emendamenti che avrebbero ulteriormente rallentato i lavori.

La famiglia adesso chiede che venga messo in calendario quanto prima: «Siamo molto contenti per quanto accaduto oggi in Senato – dice l’avvocata Laura Sgrò -. La ricerca della verità e della giustizia appartiene a tutti gli uomini di buona volontà e oggi il Senato ha dato prova di volere chiarezza e trasparenza sulla vicenda di Emanuela. Adesso che si vada subito in aula».

I rinvii

 Il senatore Alberto Balboni (FdI), presidente della Commissione Affari costituzionali, ha ricordato che «qualcuno ci ha accusato di voler insabbiare: non volevamo insabbiare né rinviare nulla, ma era giusto fare un approfondimento e una riflessione sulla decisione di istituire la Commissione di inchiesta».

Secondo Balboni il fatto che siano state aperte altre due inchieste concomitanti, presso le procure ha reso «giusto fare una riflessione ulteriore».

Così, nelle settimane scorse, nonostante il sì unanime alla Camera, palazzo Madama ha rimandato e organizzato delle audizioni.

Il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, convocato a inizio giugno aveva parlato di «intromissione perniciosa» e «interferenza».

Il relatore del ddl, Andrea De Priamo, ha ipotizzato di spostare la partenza dei lavori. Poi, domenica 25, tre giorni dopo l’anniversario, papa Bergoglio ha voluto esprimere «la mia vicinanza ai familiari, soprattutto alla mamma, e assicurare la mia preghiera».

Il senatore del Pd in commissione, Dario Parrini, ha festeggiato con un post su Facebook. Il partito spinge per velocizzare l’iter:  «Ora per l'avvio della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori manca solo il voto dell'aula del Senato. Il Pd si batterà perché si calendarizzi in tempi brevissimi. Si può fare, anche perché il ddl sta percorrendo il suo iter in sede redigente. Verità Giustizia Trasparenza».

Durante le audizioni, il procuratore capo della procura di Roma, Francesco Lo Voi, ha avvertito di fare attenzione a chi prenderà il palcoscenico nei futuri lavori parlamentari. Le convocazioni saranno delicate, così come l’eco mediatica.

Roberto Morassut, dem promotore di uno dei disegni di legge sulla commissione Orlandi-Gregori (il testo definitivo infatti riguarda anche la scomparsa di Mirella Gregori poco tempo prima di Emanuela Orlandi), ha ribadito l’importanza dell’organo. «Nel perimetro delle sue facoltà, per contribuire alla verità e alla grande richiesta di chiarezza che viene dalla pubblica opinione. E di verità delle famiglie. Ora si può dischiudere la porta della trasparenza. Sarà un grande passo avanti per tutti e una pagina di giustizia», e, ha concluso, «mettendo da parte esibizionisti, profittatori, depistatori e ingannatori».

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