- A un mese dall’invasione dell’Ucraina, la Nato ha deciso di rispondere con il più grosso incremento di truppe dal 2014.
- I rinforzi porteranno le truppe Nato schierate lungo il confine orientale dell’Alleanza a un totale di circa 10mila uomini.
- Ma alla riunione si discuterà anche della posizione della Cina, che dall’inizio del conflitto ha adottato un atteggiamento ambiguo e che, al momento, sembra incerta su come procedere.
A un mese dall’invasione dell’Ucraina, la Nato ha deciso di rispondere con il più grosso incremento di truppe dal 2014. Il segretario dell’Alleanza Jens Stoltenberg ha annunciato che i leader dei paesi membri della Nato oggi approveranno il raddoppio delle truppe internazionali schierate lungo il confine sud-orientale, in una riunione a cui sarà presente anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. «Mi aspetto un incremento significativo delle forze Nato sulla terraferma, in aria e sul mare», ha detto Stoltenberg. «Difenderemo ogni alleato e ogni centimetro di territorio della Nato».
Ma alla riunione si discuterà anche della posizione della Cina, che dall’inizio del conflitto ha adottato un atteggiamento ambiguo e che, al momento, sembra incerta su come procedere.
La risposta
Il raddoppio delle forze Nato in Europa orientale è una risposta diretta all’invasione dell’Ucraina, iniziata esattamente un mese fa, il 24 febbraio. È anche un messaggio personale al presidente russo Vladimir Putin, che nei mesi di trattative prima dello scoppio della guerra aveva domandato più volte il ritiro delle truppe dell’Alleanza atlantica schierate nel 2014 in risposta all’annessione russa della Crimea.
Alla riunione di oggi in cui con ogni probabilità verrà deciso il dispiegamento, sarà presente anche il presidente degli Stati Uniti Biden, arrivato ieri sera a Bruxelles dove si trova il quartier generale della Nato. Biden chiederà di approvare nuove sanzioni contro la Russia e potrebbe fare pressioni affinché l’Europa acceleri la fine della dipendenza dal gas russo. Difficile però che ci siano grossi cambiamenti su questo fronte. Il gas russo è il tema che divide di più i membri dell’Alleanza, con paesi come Germania e Italia, altamente dipendenti dalle importazioni russe, nettamente contrari all’ipotesi di un embargo immediato. Proprio ieri, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha fatto nuovamente sapere che l’embargo sugli idrocarburi russi «non è al momento in agenda».
Non ci saranno novità nemmeno sull’invio di truppe in Ucraina: una possibilità esclusa fin dal primo momento poiché causerebbe un conflitto diretto con la Russia. Stoltenberg ha ribadito ieri che l’alleanza non intende combattere nel paese. Il segretario, invece, ha detto che la Nato invierà presto in Ucraina nuovi equipaggiamenti da utilizzare come protezione contro attacchi chimici e batteriologici. Negli ultimi giorni sono aumentati gli avvertimenti da parte delle agenzie di intelligence occidentali di un possibile attacco russo con armi chimiche. «Un attacco di questo tipo cambierebbe irreparabilmente la natura del conflitto», ha detto ieri Stoltenberg. «Si tratta di armi vietate da tutti gli accordi internazionali».
I rinforzi
L’accordo che dovrebbe essere confermato oggi prevede l’invio di quattro nuovi gruppi tattici, unità multinazionali di pronto impiego. Questi gruppi tattici saranno inviati in Slovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania. Questo schieramento di forze va ad aggiungersi agli quattro gruppi tattici dislocati in Polonia, Estonia, Lituania e Lettonia nel 2014.
I rinforzi porteranno le truppe Nato schierate lungo il confine orientale dell’Alleanza a un totale di circa 10mila uomini. In tutto, in Europa la Nato ha il comando diretto di 40mila soldati raggruppati nella Response force, un gruppo di unità multinazionali che può essere schierato rapidamente nelle aree minacciate.
A questi, si aggiungono i circa 100mila soldati americani schierati nelle varie basi in Europa. I paesi membri dell’Alleanza hanno a disposizione anche circa cento aerei da combattimento in costante stato di massima allerta e 120 navi da combattimento, tra cui tre portaerei con le relative navi di scorta, schierate nel mare del Nord e nel Mediterraneo orientale.
I timori
L’aumento di truppe non è solo una postura diplomatica. Il timore di un incidente o di un attacco russo all’Alleanza è reale e il clima nei corridoi della sede della Nato a Bruxelles si è fatto sempre più teso negli ultimi giorni. In un briefing per giornalisti che si è svolto ieri poco dopo la conferenza di Stoltenberg, un alto funzionario dell’Alleanza ha detto che Putin e il suo circolo ristretto «sono totalmente spregiudicati. Non gli importa nulla della vita umana». «L’alleanza è a rischio», ha aggiunto. «Un attacco diretto alla Nato potrebbe avvenire anche per un errore di calcolo, qualcosa che la Russia ha già fatto in Ucraina».
Queste preoccupazioni non sembrano essere intaccate dal giudizio molto severo che la Nato dà delle prestazioni dell’esercito russo in Ucraina. «Sono bloccati a Kiev, a Kharkiv», ha detto il funzionario nel briefing, aggiungendo che le perdite subite sono probabilmente tra i 7 e i 15mila soldati uccisi, mentre i feriti sarebbero tra i 30 e i 40mila.
La Cina
Stoltenberg ha annunciato che oggi si discuterà anche di Cina, un fatto piuttosto insolito per un’alleanza essenzialmente europea e che negli ultimi anni è tornata a focalizzarsi contro il suo storico avversario.
La preoccupazione dei leader dell’Alleanza è che la Cina possa inviare equipaggiamenti militari alla Russia, una possibilità che la settimana scorsa i diplomatici del paese hanno apertamente non escluso. «Alla Cina dobbiamo mandare un messaggio educato e molto chiaro che questo sarebbe un errore e che danneggerebbe le nostre relazioni», ha detto Deividas Matulionis, rappresentante della Lituania nell’Alleanza. Oggi sapremo che forma prenderà questo messaggio e come risponderà la Cina.
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