È iniziata la seconda giornata in cui Israele avrà la possibilità di rispondere alle accuse mosse dal Sudafrica di fronte alla Corte internazionale di Giustizia. 

Il primo chiamato a parlare è stato il legale del ministero degli Affari Esteri israeliano, Tal Becker, che si è subito espresso contrario alla richiesta di misure provvisorie. «Israele è in guerra per difendersi da Hamas, non contro la popolazione palestinese», ha detto Becker. Ha detto che il Sudafrica ha presentato una «storia totalmente distorta» senza «una base fattuale e giuridica». «Con il pretesto di genocidio, questa Corte sta cercando di impedire a Israele di difendere i suoi civili contro un’organizzazione che persegue un programma di genocidio contro di loro», ha aggiunto. 

La difesa israeliana sostiene l’assenza di «intenzione di distruggere un popolo in tutto o in parte», prevista dalla Convenzione sul Genocidio del 1948.  «Non tutti i conflitti sono genocidi», ha ricordato il professore Malcolm Shaw. Israele vuole dimostrare che questa volontà è, invece, presente negli attacchi di Hamas. A supporto di questa tesi, è stata presentata una nota scritta dalla presidente della Commissione europea nel mese di ottobre, poco dopo lo scoppio del conflitto. «Non c’è limite al sangue che Hamas voleva versare», diceva in una nota Ursula von der Leyen il 19 ottobre 2023. 

Rispondendo alle accuse delle azioni commesse contro la popolazione civile, Israele ha detto che in tutti i conflitti ci sono vittime «specialmente quando una parte attacca i civili e non si preoccupa». Il professor Shaw ha presentato alcuni esempi per confutare la tesi sudafricana della «retorica genocida» sia da parte del governo israeliano sia da parte dell’esercito. 

Galit Raguan, direttore di una divisione del ministero della Giustizia israeliano, ha detto che gli attacchi non erano diretti agli ospedali, ma sono stati «il risultato delle ostilità» avvenuto nelle loro  «vicinanze». Inoltre, ha sottolineato che i civili presenti nelle zone in cui il conflitto si stava estendendo sono stati avvertiti in anticipo con lo scopo di favorire l’allontanamento dal pericolo. « Questo è sufficiente per dimostrare quanto tendenziose siano le accuse dei sudafricani e come il sospetto di genocidio sia infondato», ha aggiunto. L’avvocato Staker ha interrogato la Corte sulle conseguenze che le misure provvisorie potrebbero avere sul conflitto.  La decisione «priverebbe Israele capacità di far fronte alla minaccia alla sua sicurezza». 

Gilad Noam, altro rappresentante israeliano, ha detto che il Sudafrica ha già fallito nel presentare il caso di misure provvisorie. «Accontentare la richiesta del ricorrente indebolirebbe gli sforzi per punire il genocidio», ha aggiunto

Con la fine della presentazione delle argomentazioni in difesa israeliana bisogna attendere la decisione della Corte. Se la Corte decidesse di procedere con le misure provvisorie richieste dal Sudafrica, Israele avrebbe l’obbligo di rispettare la decisione. Questo potrebbe succedere nelle prossime settimane, ma per una decisione definitiva bisognerà attendere anni. 

Le accuse

Giovedì 11 gennaio, i rappresentanti del Sudafrica avevano accusato Israele di commettere «atti di genocidio» contro la popolazione a Gaza. «Nessun attacco armato al territorio di uno Stato, non importa quanto sia serio, può fornire alcuna giustificazione per violare la Convenzione», aveva detto il ministro della Giustizia sudafricano, Ronald Lamola. 

Israele aveva già espresso la sua posizione contraria alle accuse accusando il Sudafrica di essere «il bracci legale di Hamas». Dopo le argomentazioni, il primo ministro Benjamin Netanyahu, aveva accusato il Sudafrica di «ipocrisia». Anche il portavoce del ministro degli Esteri, Lior Haiat, ha detto che Israele si presenterà di fronte alla corte «perché non siamo consapevoli».  «Se c’è qualcuno che sta commettendo genocidio, è Hamas», ha aggiunto. 

Come nella giornata della prima udienza, fuori dal Palais de la Paix dell’Aja, si sta svolgendo una protesta in sostegno alla causa palestinese. La folla urla: «Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera» e «Cinque, sei, sette, otto, Israele è uno stato terrorista». Nel giorno della difesa israeliana, si sono riuniti anche sostenitori di Israele. La folla mostra cartelli con le immagini degli ostaggi, ancora in mano di Hamas, incluso Kfir Bibas, il bambino di quasi un anno. 

Il sostegno internazionale

«Abbiamo più volte evidenziato i ricorrenti fallimenti di Israele nel sostenere i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario: distinzione, proporzionalità e precauzioni nell'effettuare attacchi», sono state le parole di Elizabeth Throssell, portavoce dell’ufficio dell’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani. 

Anche la Turchia di Erdogan ha dichiarato che fornirà dei documenti per provare gli atti di genocidio commessi da Israele dall’inizio del conflitto. «Credo che Israele verrà condannato», ha detto fiducioso del lavoro della Corte. Israele ha replicato alle accuse definendole «infondate». Il ministro degli Esteri, Israel Katz, ha accusato a sua volta la Turchia. «Voi siete i veri perpetratori di genocidio», ha detto riferendosi al genocidio degli armeni. 

Il conflitto

Intanto nella Striscia, un attacco aereo israeliano ha provocato nove morti e tredici feriti nell’area Deir El Balah. Lo riporta la Mezzaluna Rossa Palestinese. 

Anche sul confine con il Libano, sono stati registrati dei missili. I bombardamenti sono ripresi in maniera intensa soprattutto vicino le località di Jebbine, Mays al Jabal, Tayr Harfa e Hula, nel settore occidentale e centrale della linea di demarcazione tra i due Paesi.

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