Non c’è ancora una conferma ufficiale alla notizia: ma il leader di al-Qaeda Ayman Al-Zawahiri sarebbe morto, secondo quanto riferisce Arab News citando più fonti della sicurezza afghane e pakistane. Sarebbe successo una settimana fa – o forse prima – a Ghazni, in Afghanistan a causa di “problemi respiratori”, complicanza dell’asma di cui soffriva il medico egiziano, succeduto a Osama Bin Laden alla guida dell'organizzazione terroristica.

La notizia è ritenuta plausibile da molti esperti nel monitoraggio delle fonti terroristiche: ma non è la prima volta che si parla della morte di Al-Zawahiri. Il suo vice, al Masri, era stato ucciso ad agosto: ma l’annuncio è stato dato solo una settimana fa.

Cause naturali

Una fonte della sicurezza pakistana delle zone tribali vicine al confine con l'Afghanistan ha detto di essere «certo che sia morto per cause naturali». Un’altra fonte della sicurezza pakistana impegnata in operazioni dell'antiterrorismo ha riferito ad Arab News che al-Zawahiri sarebbe deceduto circa un mese fa.

Una fonte di al-Qaeda in Afghanistan ha dichiarato che il leader dell'organizzazione è morto all'inizio di novembre e che la cerimonia funebre si è già svolta. «Quello che sappiamo è che aveva qualche problema respiratorio e che è morto da qualche parte in Afghanistan».

Le altre conferme

Al momento manca ancora la conferma ufficiale del decesso, sia dalle agenzie di sicurezza, sia dalla stessa al-Qaeda. Rita Katz, responsabile di Site, specializzato nel monitoraggio delle fonti terroristiche, la scorsa settimana aveva definito la notizia della morte di al-Zawahiri come «molto plausibile». «È tipico, da parte di al-Qaeda, non pubblicizzare le notizie della morte dei suoi leader in modo rapido», ha spiegato.

Anche Hassan Hassan, direttore del Center for Global Policy con sede negli Stati Uniti, ha affermato che al-Zawahiri è morto un mese fa per cause naturali. Tuttavia non è la prima volta che sono circolate notizie sulla morte del leader di al-Qaeda, così come sono molte le notizie diffuse sul suo stato di salute precario.

La morte di al Masri

Una settimana fa era stato diffuse le rivelazioni sull’uccisione in agosto del suo vice, Abu Muhammad al Masri. Secondo quanto scritto dal New York Times il 14 novembre, Al Masri è stato ucciso a Teheran da agenti israeliani grazie a informazioni ricevute dagli Stati Uniti. Al Masri aveva 58 anni ed era considerato il più probabile successore di al Zawahiri.

L'esecuzione è avvenuta il 7 agosto, anniversario degli attacchi terroristici del 1998 contro le ambasciate americane in Kenya e Tanzania, che causarono 224 morti. Al Masri era considerato la mente di quei due attacchi, così come dell'attentato contro un resort di Mombasa che nel novembre 2002 costò la vita a 13 persone, fra cui dei turisti israeliani.

Il chirurgo terrorista

Il chirurgo egiziano Ayman al-Zawahiri è succeduto all'età di 60 anni al fondatore di al-Qaeda Osama bin Laden dopo l'uccisione di quest'ultimo nel blitz delle forze speciali Usa il 2 maggio del 2011 in Pakistan.

Nato in una famiglia di magistrati e medici egiziani, era considerato il numero due di al-Qaeda fino all'uccisione di bin Laden, dopo essere stato al suo fianco per oltre un decennio. Da quando, in nome della comune lotta contro ''gli ebrei e i crociati'', l'ala egiziana del jihad si unì a quella che faceva capo al miliardario saudita.

Il primo incontro con bin Laden

Entrato nei Fratelli musulmani (il gruppo radicale sunnita che ha ispirato Osama Bin Laden sin dall'inizio dei suoi studi in una scuola religiosa di Gedda) a 14 anni, al-Zawahiri fu tra le centinaia di persone arrestate a seguito dell'assassinio del presidente egiziano Anwar al Sadat, il 6 ottobre del 1981.

Rilasciato poco dopo, si recò in Afghanistan, dove si unì alla resistenza dei mujahidin contro l'occupante sovietico: fu allora che per la prima volta entrò in contatto con bin Laden, con cui diede vita ad al-Qaeda.

(Militant photo via AP video, File)

Volto e voce di al-Qaeda

Già nel 1996 gli Stati Uniti lo ritenevano la minaccia più seria e credibile contro gli obiettivi americani. Come poi dimostrato dagli attacchi alle ambasciate degli Stati Uniti in Kenya e Tanzania. Le autorità del Cairo lo ritengono responsabile anche dell'attentato nel novembre del 1997 a Luxor, nel quale morirono 62 turisti, per il quale è stato condannato a morte in contumacia.

Volto e voce di al-Qaeda con numerosi messaggi video e audio che ha registrato per incitare al Jihad, denunciando «i crociati, le cospirazioni sioniste e gli arabi traditori», al-Zawahiri nel 2012 aveva invitato i musulmani a rapire i turisti.

Sfuggito all’attacco

Nel 2006 fu obiettivo di un raid americano. Il 13 gennaio, la Cia lanciò un attacco a Damadola, un villaggio pakistano al confine con l'Afghanistan, dove credeva si trovasse il medico egiziano invitato a una cena di leader militanti. Nel raid morirono 18 persone, tra cui cinque donne e cinque bambini, mentre al-Zawahiri, la cui presenza a quella cena non venne mai in realtà confermata, sfuggì all'attacco aereo americano.

Dopo gli attentati dell'11 settembre il Dipartimento di Stato Usa mise una taglia di 25 milioni di dollari per informazioni utili alla sua cattura. Sposato quattro volte, è stato l'ultimo emiro del Jihad egiziana. Si ritiene che abbia lavorato anche in Iran e in Russia.

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