C’è del marcio in Danimarca. Lo spionaggio americano non è una novità. Neppure il fatto che la cancelliera Angela Merkel e altri esponenti politici europei siano finiti nel mirino di Washington, alleata Nato, è inedito. Forse non si sapeva che gli Stati Uniti per spiare gli europei hanno utilizzato basi in Europa? Neanche questo dovrebbe stupire: Merkel fu spiata da un’ambasciata americana a Berlino; neanche l’Italia è stata risparmiata dalla Nsa. L’intelligence americana ha puntato occhi, orecchie e centri di raccolta dati in paesi europei e nel Regno Unito. Eppure oggi la diplomazia mostra imbarazzo per lo “scandalo danese”. Lo scandalo sta nel fatto che, per intercettare i leader europei, Washington ha potuto godere del supporto della Danimarca. C’è qualcuno che anche di fronte a questo non si stupisce affatto: è Edward Snowden, che già anni fa ci aveva messi in guardia.

La base danese

La Danimarca confina con la Germania e dai media tedeschi era considerata finora «stretta alleata». Nei pressi di Copenaghen c’è una base per lo spionaggio: immaginate un cumulo di cavi ben nascosti che servono per intercettare le telecomunicazioni. Sovrintendono a questo groviglio i servizi di intelligence danesi (Forsvarets Efterretningstjeneste, o “Fe”). Servizi danesi, Fe, e statunitensi, Nsa, hanno stretto un rapporto di cooperazione. Lo scorso agosto l’opinione pubblica danese ha appreso di questa collaborazione top secret riguardante la raccolta elettronica di massicce quantità di dati grezzi: Fe ha consentito l’accesso ai dati via cavo all’Nsa. I fatti in questione, per quel che si può ricostruire oggi, riguardano quantomeno il periodo che va dal 2012 al 2014. Nel 2015, a seguito del DataGate e dello scandalo sulla sorveglianza globale innescato dalle rivelazioni di Snowden, quattro agenti dell’Fe hanno prodotto un rapporto segreto per acclarare la natura del coinvolgimento danese nello spionaggio Usa. Il “rapporto Dunhammer” è tuttora mantenuto riservato ma nel frattempo le notizie filtrano, e di conseguenza gli scandali si moltiplicano.

Chi è stato intercettato

La scorsa estate i vertici del Fe sono stati costretti alle dimissioni, sotto la pressione del governo stesso: è emerso sempre di più quanto fosse pervasiva la collaborazione tra l’intelligence danese e quella di Washington. Al punto da aiutare l’Nsa a intercettare i ministri danesi stessi, quello delle Finanze e degli Esteri in particolare, oltre che un produttore di armi e privati cittadini. Insomma, è venuto fuori che i danesi aiutavano gli americani a spiare i danesi. Questo spionaggio di una quantità massiccia di messaggini, telefonate e ogni sorta di comunicazioni digitali è diventato adesso uno scandalo europeo perché la tv danese Dr, in collaborazione con Le Monde e altre testate tedesche e scandinave, ha scoperto alcune vittime celebri fuori confine: personaggi politici e figure di rilievo in Francia, Svezia, Norvegia, Germania. Tramite il “cavallo di Troia” concesso dai danesi via cavo, l’Nsa è riuscita a intercettare Merkel, il ministro degli Esteri dell’epoca, Frank-Walter Steinmeier, e l’allora candidato alla cancelleria dell’Spd, Peer Steinbrück.

Uno scandalo prevedibile

Di fronte alle rivelazioni, adesso governi e cancellerie coinvolti dalle intercettazioni dano-americane chiedono spiegazioni e dettagli; si dichiarano ignari, sorpresi. Ma qualcuno twitta il suo «ve l’avevo detto», ed è il whistleblower Edward Snowden. Nel 2012 tra le righe dei discorsi dell’intelligence Usa c’erano riferimenti all’«impegno dell’Nsa per un accesso speciale», dunque alla collaborazione con Fe per «lavorare insieme con l’accesso via cavo». Già nel 2014 grazie a Snowden eravamo stati informati dell’accordo di spionaggio tra Fe e Nsa. Nel 2013 Berlino e Washington finirono ai ferri corti perché Merkel scoprì che gli Usa avevano spiato il suo telefonino, e che la stessa ambasciata degli Stati Uniti nella capitale tedesca era stata trasformata in un Grande fratello. L’anno dopo fu avviata una commissione d’inchiesta tedesca sulla sorveglianza americana, che si è incontrata per ben tre anni, ma nel 2017 «nessuno sembra essere davvero interessato al lavoro che svolge», notavano all’epoca i media tedeschi. In quello stesso anno la procura smise di indagare: «Non ci sono prove di sorveglianza americana in Germania»; a suo dire, non c’erano prove concrete né quindi «margini per investigare ancora». Ora Snowden twitta: «Chiedetevi se quella decisione fosse libera da influenze politiche». E riporta a galla anche un altro episodio: «Nel 2013 il governo danese ha accolto in gran segreto un aereo dell’Fbi che intendeva rapirmi. All’epoca, pareva strano che la Danimarca fosse complice». Chi può davvero dire di scandalizzarsi ancora?

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