Dopo sette mesi di guerra nella Striscia di Gaza, gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso,  lo scambio di bombardamenti con Hezbollah nel Libano, i missili sul consolato iraniano di Damasco che hanno eliminato l’intera dirigenza dei pasdaran in Siria e lo scambio senza precedenti di raid missilistici sul rispettivo territorio tra Iran e Israele, l’attenzione degli osservatori mediorientali torna su Gaza e sulla mancanza di una credibile exit strategy di Tel Aviv.

Il governo israeliano è prigioniero di forze di estrema destra e non ha una strategia se non quella di restare al potere il più a lungo possibile per sostenere le pretese incendiarie dei coloni nei territori occupati.

L’inchiesta Onu

Dopo che all’ospedale di Khan Younis sono state trovate fosse comuni con centinaia di cadaveri, le Nazioni unite hanno chiesto che questi siti «vengano investigati a fondo», una richiesta che rimette Israele sul banco degli imputati.

L’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Volker Turk, ha chiesto infatti un’indagine internazionale sulle fosse comuni scoperte nei due principali ospedali della Striscia di Gaza e si è detto «inorridito» dalla distruzione dell’ospedale al-Shifa a Gaza e del Nasser Medical Complex di Khan Younis. Turk ha sottolineato la necessità di «indagini indipendenti, efficaci e trasparenti» nel «clima prevalente di impunità».

Attesa per l’offensiva finale a Rafah

Mentre nelle università statunitensi sono stati fermati dalla polizia centinaia di manifestanti pro Palestina, il presidente Joe Biden ha ricordato ancora una volta a Benjamin Netanyahu di non sfidare la sua pazienza politica entrando a Rafah con i carri armati dove si rifugiano da 7 mesi 1,5 milioni di sfollati su 2,3 totali presenti a Gaza. E anche se il presidente americano ha con un lapsus fatto confusione tra la città di Haifa e quella di Rafah, il messaggio era chiaro.

Tuttavia, foto satellitari analizzate dall’Associated Press mostrano un nuovo complesso di tende in costruzione vicino a Khan Younis nella Striscia di Gaza mentre l’esercito israeliano tiene il punto sui piani di un’offensiva contro la città di Rafah per finire il lavoro di distruzione della Striscia.

Le immagini mostrano che il complesso delle tende è in costruzione dal 16 aprile, appena ad ovest di Khan Younis mentre le immagini scattate domenica mostrano che l’accampamento è cresciuto nel tempo.

Durante la scorsa notte Israele ha bombardato il nord di Gaza – dove impedisce di tornare ai profughi palestinesi fuggiti a sud sette mesi or sono – con uno dei bombardamenti più pesanti delle ultime settimane, radendo al suolo i quartieri in un’area dove l’esercito israeliano aveva precedentemente ritirato le sue truppe.

I carri armati dell’Idf hanno effettuato una nuova incursione a est di Beit Hanoun, all’estremità settentrionale della Striscia, anche se non sono penetrati molto nella città, hanno riferito i residenti. Gli spari hanno raggiunto alcune scuole dove si stavano rifugiando gli sfollati. I bombardamenti sono stati pesanti anche a Jabalia e sono continuati a Zeitoun, uno dei più antichi sobborghi di Gaza City. L’esercito israeliano ha dichiarato che i missili lanciati nella notte hanno ucciso numerosi militanti.

Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, Israele ha risposto con un devastante assalto a Gaza, che finora ha ucciso 34.000 persone. Oltre a sfollare quasi 1.5 milioni di persone e ad alimentare una catastrofe umanitaria, nel corso del conflitto tra Hamas e Israele «sono stati uccisi 249 operatori umanitari» prima dell’attacco ai cooperanti dell’organizzazione umanitaria World Central Kitchen (Wck) che ha causato «un’ondata di indignazione» nel mondo. «Forse non siamo stati attenti prima», ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Josep Borrell parlando al parlamento europeo, precisando che Israele ha parlato «di errore» per quanto riguarda il Wck, «e questo ci fa pensare se ci siano stati altri errori». Borrell ha poi ricordato che anche oltre «cento tra giornalisti e operatori dei media» sono stati uccisi nel conflitto. Insomma, il rappresentate Ue la misura è colma ed è tempo che Tel Aviv cerchi di salvaguardare maggiormente i civili coinvolti nel conflitto.

Diplomazia

Secondo il Guardian, il Qatar ha affermato che non c’è motivo di porre fine alla presenza di un ufficio di Hamas a Doha finché sarà «utile e positiva» per gli sforzi di mediazione nella guerra di Israele a Gaza. Il portavoce del ministero degli Esteri Majed Al-Ansari ha aggiunto che il Qatar rimane impegnato nella mediazione per la tregua, ma sta riconsiderando il suo ruolo dopo «gli attacchi» di alcuni senatori americani repubblicani ai suoi sforzi. D’altra parte, invece, Hamas ha detto che riconoscerà solo il piccolo ma ricco stato del Golfo Persico come unico mediatore credibile nelle trattative per arrivare a una tregua umanitaria e scambiare i prigionieri. Ma, come ha detto ieri un esponente dell’ala militare di Hamas «Il tempo è poco e le opportunità sono poche».

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