Il primo e forse unico confronto televisivo tra Kamala Harris e Donald Trump si è concluso in modo radicalmente diverso rispetto a quello del 27 giugno. All’epoca avevamo un Joe Biden sulla difensiva che faticava a concludere un concetto, oggi c’è la sua vice Harris che ha cercato costantemente per quasi due ore di irritare l’avversario attraverso una serie di concetti elaborati appositamente per far sì che rispondesse in modo sconclusionato o complottista.

Ha funzionato quasi sempre. Harris ha affermato che i leader mondiali ridono di lui e che i vertici militari lo definiscono «una catastrofe» e che l’ex presidente è «debole» ed è stato «licenziato da 81 milioni di persone», in riferimento ai risultati delle elezioni del 2020, un argomento particolarmente efficace dato che dopo una domanda diretta si è ancora rifiutato di riconoscere la sua sconfitta.

Anche su altri aspetti Trump è andato fuori controllo, non riuscendo a capitalizzare nemmeno su temi come il controllo delle frontiere e l’immigrazione illegale, tanto che ha ripetuto una teoria senza fondamento sugli haitiani «che stanno mangiando cani e gatti» in Ohio, ipotesi sulla quale i moderatori del network televisivo Abc News David Muir e Linsey Davis hanno detto non avere conferme da parte delle forze di polizia dello stato.

Le reazioni inconsulte si sono protratte anche dopo il dibattito, nella giornata in cui Trump è andato insieme al presidente Biden e alla sfidante a commemorare gli attacchi dell’11 settembre 2001. Nel frattempo, il popolo Maga gridava contro la Abc, colpevole di avere truccato il dibattito, e il tycoon se la prendeva anche con Taylor Swift dopo il suo endorsement: «Pagherà un prezzo per questo».

L’economia

Se all’inizio c’è stata la stretta di mano tra avversari, il clima si è immediatamente arroventato dopo che Harris ha descritto il suo piano economico per il primo mandato, incentrato principalmente sul risolvere il problema del costo degli immobili per le famiglie e sulla difesa delle piccole e medie imprese, topic su cui Trump ha risposto dicendo che i migranti stanno prendendosi tutti i «black jobs», ovvero i lavori non in regola. A cui la vicepresidente ha controbattuto con una serie di concetti che hanno dipinto uno scenario dove l’ex inquilino della Casa Bianca ha lasciato nel 2021 un economia in macerie, una democrazia scossa dall’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio di quell’anno per arrivare al suo legame con Project 2025, l’ormai celebre manuale stilato dall’Heritage Foundation per i primi 365 giorni di presidenza Trump, su cui il diretto interessato, ancora una volta, si è trovato sulla difensiva.

Lui ha tentato di contrattaccare definendola “marxista” e facendo riferimenti al pensiero politico del padre Donald Harris, un economista di sinistra. A quel punto Trump ha usato un argomento molto popolare nei circoli pro-life, ovvero quello secondo cui in certi stati progressisti (citando erroneamente il West Virginia, stato dominato dai repubblicani) sarebbe legale «l’aborto al nono mese», affermazione immediatamente contestata da Davis e su cui Harris ha risposto dicendo «non dovrebbe stupire che Trump è un mentitore».

La salute riproduttiva

Dopodiché è arrivato il momento di parlare dell’ipotetico «divieto nazionale di abortire» su cui il tycoon ha smentito il suo vice dicendo che forse non metterebbe il veto a un disegno di legge a tal proposito approvato dal Congresso, ricordando però che lui è «un leader» sulla promozione della fecondazione in vitro.

A quel punto ha detto di fare una cosa «che non ho mai consigliato prima», andare a vedere un comizio di Trump, dove le persone si stufano e si annoiano delle teorie complottiste sulle pale eoliche che causano il cancro e sulle sue citazioni a sproposito di Hannibal Lecter fino ad arrivare a un punto che ha particolarmente indisposto Trump, quello per cui il pubblico se ne va in anticipo, su cui l’interessato ha ribattuto dicendo che ai comizi dell’avversaria ci vanno le persone «portate con gli autobus», allusione al fatto che sarebbero migranti illegali, gli stessi che «mangiano gatti in Ohio», argomento su cui Trump ha perso il controllo della narrazione, anche perché, ha ammesso a mezza bocca il suo vice J.D. Vance a margine del dibattito «la cosa potrebbe non essere vera».

La sicurezza

A quel punto il confronto è andato sui temi securitari e Trump nell’affermare che il crimine è aumentato «a dismisura in questi anni» ha attaccato la «corrotta» Fbi che invece afferma il contrario. A quel punto uno degli attacchi più efficaci della serata, quello che la vicepresidente Harris ha fatto citando le recenti condanne penali per 34 capi d’accusa a New York riguardanti il pagamento sotto copertura di 130mila dollari alla pornostar Stormy Daniels avvenuto nel luglio 2016 per coprire la sua infedeltà coniugale in piena campagna elettorale.

Sui temi della politica estera, il tono settato dalla vicepresidente è stato simile: ha iniziato riferendosi ai leader del mondo che lo deridono per essere “debole” sulla sicurezza nazionale a cui l’ex presidente ha risposto dicendo che Viktor Orbán invece lo stima molto ed è curioso che l’unico leader che gli sia venuto in mente sia proprio l’autoritario premier ungherese.

Anche sulla guerra in Ucraina Trump è stato sulla difensiva, rifiutandosi di dire che vuole una vittoria ucraina ma che soltanto vuole la fine del conflitto, su cui Harris ha risposto dicendo che si vuole piegare a Vladimir Putin che «se lo mangerebbe a colazione».

Su Gaza poi i due contendenti sono stati entrambi molto vaghi, con attacchi personali e nessun accenno di soluzione che potrebbe portare a un cessate il fuoco e infine sulla sanità, dove il tycoon ha ammesso di non avere un piano per sostituire l’Obamacare ma soltanto un “concept”. Dopo il il confronto, gli alleati dell’ex presidente come il conduttore di Fox News Sean Hannity e il senatore del South Carolina Lindsey Graham hanno cercato di attaccare la faziosità dei conduttori ma un sondaggio istantaneo fatto dalla Cnn ha stabilito che secondo il 63 per cento degli spettatori a uscirne vincitrice sarebbe proprio la vicepresidente Harris, che ha saputo scansare anche gli attacchi sugli argomenti più difficili per l’amministrazione uscente come il ritiro precipitoso dall’Afghanistan avvenuto ad agosto 2021, da lei difeso con la necessità di «uscire dalle guerre».

L’endorsement

Infine, a coronamento della serata, è arrivato il sospirato endorsement della popstar Taylor Swift che si è detta preoccupata dall’uso spregiudicato dell’intelligenza artificiale sui social (tra cui il suo finto sostegno a Trump) e che per combatterla è arrivato il momento di dire la verità ovvero che voterà per il ticket democratico, come nel 2020.

Harris doveva sembrare una leader nuova sia rispetto a Biden che nei confronti della sé stessa confusionaria del 2019 e ci è riuscita. Trump doveva sembrare calmo e presidenziale e invece è sembrato lo stesso dei comizi, stavolta con un pubblico molto meno indulgente, anche se non sappiamo ancora se questo muoverà dei sondaggi ormai cristallizzati sulla parità statistica tra i due avversari.

Le reazioni di avversari e sostenitori di Kamala Harris convergono su un punto: non è stata una gran giornata per Donald Trump che, in modo simile a quanto avvenuto a Biden, non ha saputo capitalizzare su nessuno dei suoi punti di forza. Si può puntare il dito sui moderatori, come ha fatto il Wall Street Journal che li ha definiti “faziosi”, ma il punto è che dei pochi argomenti citati da Trump non c’era la vaghezza delle proposte della sua avversaria, che è anzi passato inosservata grazie alla sua strategia provocatoria, arte nella quale il tycoon è solito eccellere.

A questo non si esclude nemmeno che Trump non voglia rischiare un nuovo incidente con la sua avversaria e declini nuovi inviti con la scusa di qualcosa di “fraudolento” che gli impedisca di partecipare con serenità. Tanto di sicuro non sarebbe un problema per i suoi sostenitori, ma ci ricorda anche i dibattiti, che pur hanno migliorato l’immagine di Harris, nel 2016 non hanno spostato granché.

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