In Niger sale la tensione ma aumenta anche la confusione. Da una parte la regionale dell’Africa occidentale Ecowas annuncia il pre-posizionamento di una forza di intervento militare; dall’altra non tutti i leader dell’alleanza sono d’accordo a procedere.

In particolare c’è da segnalare la posizione del presidente del Togo, Faure Gnassingbé, che sta tentando una mediazione personale e si è recato riservatamente a Niamey per incontrare i militari della giunta del Cnsp. Ancora non se ne vedono i risultati ma tanto è bastato ad irritare gli altri leader, come il nigeriano Bola Tinubu e il senegalese Macky Sall, entrambi favorevoli all’intervento militare.

Dal canto suo Alassane Ouattara, presidente della Costa d’Avorio, non ha ancora deciso se appoggiare tale rischiosa operazione, così come rimane incerto Nana Akufo Addo del Ghana. Sul tavolo dei leader africani c’è anche l’idea di un blitz per far uscire il presidente deposto Mohamed Bazoum, rinchiuso nella sua residenza ufficiale con moglie e figlio ventenne.

La diplomazia

La sua liberazione è la prima richiesta dell’Ecowas, alla quale per ora la giunta ha reagito indurendo le condizioni di vita di Bazoum mediante l’interruzione della corrente elettrica. Dopo il vertice di giovedì, i militari golpisti hanno minacciato di uccidere il presidente prigioniero in caso di attacco.

La Francia si è dichiarata ufficialmente disponibile a condurre o appoggiare l’operazione di commando, mentre Germania e Italia – presenti in Niger con i loro uomini – hanno assunto nei confronti di tutta la situazione un atteggiamento molto più prudente.

Dal canto loro gli americani, che hanno molti uomini e un’importante base di droni utilizzata nella guerra ai jihadisti in tutto il Sahel, stanno dialogando con la giunta, soprattutto attraverso il generale Moussa Barmou che conoscono bene per essersi formato nel loro paese.

Tuttavia la visita a Niamey di Victoria Nuland, attualmente facente funzioni da vice-segretario di Stato, non è stata pienamente soddisfacente perché non le è stato concesso l’incontro con il leader del Cnsp Abdurrahmane Tchiani.

Rilanci e bluff

A Niamey tutto si svolge come una partita di poker, con continui rilanci e bluff, senza che sia chiaro chi ha in mano le carte migliori. Certamente il nervosismo sale e si rafforzano le voci di un non completo allineamento di tutti i corpi militari con la giunta.

Al contrario non trovano conferma le indiscrezioni sul presunto ruolo dell’ex presidente Mahmadou Issoufou: suo figlio – ex ministro del petrolio – è stato arrestato dai militari e l’ex presidente stesso non è riuscito a mediare tra gli alti ufficiali.

Da una parte non ha condannato il colpo; dall’altro non ha firmato l’appello degli ex presidenti della repubblica, ex primi ministri o ex leader del parlamento che chiedono all’Ecowas di togliere le sanzioni al paese e di permettere ai militari di procedere con la transizione. Per ora nemmeno i tentativi dei colonnelli maliani al potere di coinvolgere i nigerini nell’alleanza filo-russa hanno avuto successo.

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