Il Marocco ha ottenuto per la prima volta la presidenza del Consiglio dei Diritti umani dell’Onu. Il nuovo presidente sarà Omar Zniber, rappresentante permanente del Marocco presso le Nazioni Unite dal 2018.

L’ambasciatore Zniber è stato nominato con 30 voti contro i 17 dell’ambasciatore sudafricano Mxolis Nkosi. «È un onore sia per il Regno del Marocco che per me in persona essere stato eletto a capo di questo Consiglio per il suo 18esimo ciclo», ha detto Zniber dopo la nomina. Non sono mancate, però, le critiche. Il Sudafrica e l’Algeria sono stati i primi ad esprimere il loro dissenso, soprattutto per la loro alleanza al Fronte Polisario. 

La vittoria

Il Consiglio per i diritti umani è il principale organismo dei diritti umani nelle Nazioni Unite con il compito di promuoverli a livello globale. Per garantire un’equa distribuzione geografica, era stato stabilito che nel 18esimo ciclo, corrispondente all’anno 2024, la presidenza fosse affidata ad un paese africano.

Non avendo trovato un accordo per un candidato, è stato necessario proseguire con la via del ballottaggio tra un candidato marocchino e uno sudafricano. L’ambasciatore marocchino Zniber sarà a capo della squadra di vicepresidenti nominati lo scorso 8 dicembre 2023 con effetto immediato.

La squadra sarà rappresentata dall’ambasciatore Febrian Ruddyard dell’Indonesia; Darius Staniulis della Lituania; Marcelo Eliseo Scappini Ricciard del Paraguay e Heidi Schroderus Fox della Finlandia. Il presidente, Amina Bouayach, si è congratulata con il paese per l’incarico ottenuto.

Nel suo discorso ha sottolineato il costante  impegno del Marocco nell’affrontare le questioni internazionali, compreso il suo impegno a garantire il rispetto universale dei diritti umani. «La presidenza testimonia l’efficacia e la credibilità delle riforme intraprese dal Marocco sotto la guida del re Mohammed VI», ha aggiunto riferendosi alla Carta fondamentale adottata per garantire i diritti umani. Anche il ministro degli Esteri, Nasser Bourita, ha promesso che il Marocco «resterà fedele alla linea mantenuta durante i suoi tre mandati in seno al Consiglio dei Diritti umani, privilegiando sempre il dialogo, l’incontro e il consenso». 

Le critiche 

Non tutti, però, sono stati contenti di questa scelta. Il primo a sollevare le critiche è stato il Fronte Polisario, il movimento che rivendica l’indipendenza nazionale del Sahara occidentale.

Il rappresentante permanente del movimento per le Nazioni Unite, Oubi Bouchraya Bachir, ha ricordato che l’esercito marocchino non ha smesso di commettere crimini dal 1975. Bouchraya fa riferimento non solo all’occupazione di una parte dei territori saharawi ma anche alle detenzioni arbitrarie e torture contro attivisti, giornalisti e dissidenti.

Inoltre, il Marocco è l’unico paese che «continua a rifiutarsi» di ratificare la Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, in vigore in 53 stati africani. Nello specifico, il danno è ai sensi dell’articolo 4 che «obbliga gli stati a rispettare i confini» ereditati al momento dell’indipendenza. 

La denuncia era arrivata anche nel 2021 da Mary Lawlor, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani. «Esorto il governo del Marocco a cessare di prendere di mira i difensori dei diritti umani e i giornalisti per il loro lavoro e a creare un ambiente in cui possano svolgere tale lavoro senza timore di ritorsioni», ha scritto commentando gli eventi. 

Anche Amnesty International aveva denunciato gravi violazioni a seguito della 52esima revisione periodica universale (Upr) dell’Onu. L’Ong ha comunicato con una nota di essere «delusa dal fatto che il Marocco abbia rifiutato le raccomandazioni» relative alla promozione di diritti di base, ad esempio quelle relative alla condizione delle carceri. 

Sia l’Algeria sia il Sudafrica hanno subito una battuta d’arresto diplomatica dopo la vittoria dell’ambasciatore Zniber. Entrambi hanno condotto una campagna contro la candidatura del Marocco che, però, non ha portato il risultato sperato. 

Diritti umani in pericolo

La nomina del Marocco preoccupa nel contesto internazionale per il deterioramento della protezione dei diritti umani in atto da tempo. Lo stesso Bachir del Fronte Polisario ha sottolineato che è in atto «una profonda disfunzione strutturale delle istituzioni internazionali». 

Un chiaro riferimento è la decisione di mettere la Repubblica Islamica dell’Iran a capo del Forum sui diritti umani dell’Onu tenutosi a novembre scorso. Se da un lato il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha festeggiato un traguardo importanti, molti posti sono rimasti vuoti come protesta.

Soltanto un anno prima del forum, lo stesso Consiglio dei diritti umani volevano istituire una missione per indagare la repressione nella repubblica. I timori hanno scatenato una campagna di protesta internazionale da parte degli attivisti dei diritti umani che ritengono l’Iran poco adatto al ruolo. 

«Questo incarico di prestigio viene dato al regime iraniano in un momento in cui, oltre alla flagrante violazione dei diritti umani all’interno dei propri confini, l’Iran svolge il ruolo più importante nel creare scompiglio nella regione del Medio Oriente», hanno scritto gli attivisti in una lettera diretta ai vertici delle Nazioni Unite. 

Farideh Karimi, donna iraniana nonché presidente dell’Associazione internazionale per i diritti umani delle donne, si è espressa contro questa decisione. «È davvero un insulto che sia stato nominato. Questo è un regime contro le donne», ha detto. 

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