Il cardinale tedesco Ludwig Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, era inaspettatamente l’ospite d’onore della conferenza promossa dal “national conservatism” tenutasi il 16 e 17 aprile a Bruxelles; si tratta di un meeting organizzato da un network della destra europea e americana, che sta spingendo forte per avere la meglio alle prossime elezioni per il parlamento europeo e nella corsa elettorale per la Casa Bianca.

Per altro, va detto che l’iniziativa non ha avuto vita facile: in un primo momento era stata bloccata da Emir Kir, un sindaco socialista, figlio di immigrati turchi, che governa Saint-Josse, una delle municipalità di Bruxelles, dove era in corso la manifestazione. «Ho emesso un'ordinanza da sindaco per vietare questo evento per ragioni di ordine pubblico» ha detto Kir, «qui l'estrema destra non è la benvenuta», ha aggiunto però facendo infuriare gli organizzatori.

La mossa del sindaco, in effetti, veniva contestata dallo stesso governo belga, oltre che da diversi leader europei, che accusavano li sindaco di aver violato elementari principi democratici; così i lavori della conferenza nella giornata di mercoledì sono ripresi.

Agricoltori e fede cristiana

In questo contesto, dunque, il cardinale Müller, forse l’esponente più autorevole dell’opposizione interna alla Chiesa a papa Francesco, aveva scelto di trovarsi fianco a fianco ai leader del fronte nazionalista e dell’estrema destra europea come il premier ungherese Viktor Orban, l’ex candidato alla presidenza francese Eric Zemmour, gli inglesi Nigel Farage, x leader del fronte pro-brexit, e Suella Braverman, ex ministro dell’Interno inglese, l‘ex primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki.

Anche se in questa occasione non era previsto l’intervento di Giorgia Meloni, la quale, tuttavia, è in un certo modo di casa: intanto per aver partecipato a edizioni passate, poi per essere presidente del partito dei conservatori-riformisti europeo, senza contare infine che fra le istituzioni che sponsorizzano l’evento troviamo la fondazione Nazione futura, vicina al partito della presidente del Consiglio.

Müller, da parte sua, non ha perso tempo, e ha paragonato il tentativo di porre fine alla manifestazione da parte delle autorità locali a quanto accadeva «nella Germania nazista», «sono come le SA» ha detto.

Il menù era quello classico di questi appuntamenti: netto rifiuto dell’Ue e delle sue istituzioni in nome di un recupero del ruolo delle singole nazioni, quindi difesa di non meglio specificate tradizioni nazionali, della famiglia, dell’identità cristiana del continente, minacciata dall’immigrazione in particolare quella islamica; e, in questa edizione della conferenza, occhio strizzato agli agricoltori che di recente hanno percorso le strade di diversi paesi europei esprimendo la loro contrarietà alle politiche ambientali dell’Ue.

Scomuniche e conclave

Fra i relatori previsti, spiccava anche il nome di Gloria von Thurn-und-Taxis, tedesca, un tempo nota come la “principessa punk” per le originali acconciature con le quali si mostrava in pubblico, diventata però una militante attiva del tradizionalismo cattolico; è amica dell’ex segretario di Benedetto XVI, mons. Georg Gaenswein, dello stesso card.

Müller, e di Steve Bannon, l’uomo che guidò la prima vittoriosa campagna elettorale di Donald Trump. «I diritti umani fondamentali – ha detto Müller nel corso della conferenza – sono la libertà religiosa e la libertà di coscienza, non siamo schiavi dello Stato» anche il «moderno stato democratico si è evoluto a partire da cittadini liberi».

Di recente, poi, in un’intervista al canale web pro-life americano, Lifesitenews, Müller è tornato sui temi che gli sono più cari, affermando che il presidente cattolico Joe Biden, andava scomunicato per la sua posizione di sostegno alla legislazione che permette l’aborto; di recente, in diverse occasioni, ha poi criticato il cammino sinodale tedesco (troppo aperto alle riforme), ha messo in guardia il papa dal procedere sulla strada del diaconato femminile, ha difeso la messa preconciliare in latino e accusato Francesco di eresia.

Müller è stato allontanato dalla guida dell’ex sant’Uffizio da papa Francesco nel 2017, quando aveva 69 anni; quindi dopo un solo primo quinquennio di governo come prefetto e con largo anticipo rispetto ai canonici 75 in cui si presenta la rinuncia (salvo proroga concessa dallo stesso pontefice).

Di certo la sostituzione non è stata gradita troppo dal cardinale, il quale da allora ha moltiplicato gli attacchi al vescovo di Roma, cercando anche sponde nel movimento pro-life d’Oltreoceano. D’altro canto, per Müller come per gli altri tradizionalisti duri e puri, la vita si è fatta difficile e con le tante nomine cardinalizie operate da Francesco il rischio è di non pesare più tanto nl prossimo conclave.

Così meglio invertire la rotta e cercare alleanze nella politica e nelle leadership conservatrici per cercare di influenzare la vita della chiesa.

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