L’aviazione israeliana ha bombardato una zona designata come “umanitaria” nelle prime ore di martedì, uccidendo almeno 19 persone e attirandosi le critiche della comunità internazionale per aver colpito un’area nel sud di Gaza dove centinaia di migliaia di sfollati hanno trovato rifugio in delle tende.

L’attacco è avvenuto prima dell’alba, causando un cratere enorme nel campo di al-Mawasi su un suolo sabbioso vicino alla città di Khan Yunis, incendiando tende e seppellendo sotto la sabbia intere famiglie. Il bilancio dei morti potrebbe salire, secondo le autorità sanitarie palestinesi, che hanno parlato anche di almeno 60 feriti e altre persone ancora intrappolate sotto le macerie.

L’esercito israeliano (Idf), ha dichiarato di aver colpito in modo chirurgico la zona dopo aver raccolto informazioni di intelligence e condotto numerose operazioni di sorveglianza aerea, che avrebbero confermato la presenza di miliziani di Hamas nel campo.

L’attacco ha ucciso tre importanti membri del gruppo armato palestinese, Samer Ismail Khadr Abu Daqqa, Osama Tabesh e Ayman Mabhouh, che secondo l’Idf erano direttamente coinvolti nel massacro del 7 ottobre, dove più di 1.200 israeliani hanno perso la vita e 250 sono stati presi ostaggio. I tre avrebbero anche preso parte ad altri attacchi recenti contro le forze armate israeliane.

Il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, ha condannato con durezza l’attacco israeliano. «Sebbene l’Idf dica di aver colpito dei miliziani di Hamas che operavano un centro di comando nascondendosi nella zona umanitaria, sottolineo che il diritto internazionale umanitario, incluso i principi di distinzione, proporzionalità e precauzione in caso di attacchi, deve essere rispettato sempre. Sottolineo, inoltre, che i civili non devono mai essere usati come scudi umani. Queste azioni testimoniano ancora una volta che nessuno è al sicuro a Gaza», ha ammonito Wennesland.

Parlando con l’emittente americana Msnbc, il portavoce per il Consiglio di sicurezza nazionale Usa, John Kirby, ha definito come «molto preoccupanti» le notizie riguardanti l’uccisione di numerosi civili durante l’attacco e ha detto che gli Stati Uniti chiederanno ulteriori informazioni a Israele su come è stato effettuato.

Anche potenze regionali come l’Arabia Saudita e la Turchia hanno criticato duramente l’attacco.

Il ministero degli Esteri saudita ha definito il raid su al-Mawasi «un altro episodio di ripetute violazioni della macchina da guerra israeliana contro civili disarmati».

Hamas ha negato che suoi combattenti fossero presenti nella zona al momento dell’attacco. Le autorità sanitarie della Striscia avevano comunicato la morte di 40 persone a causa del bombardamento, per poi correggere il bilancio al ribasso, dopo le proteste israeliane.

Personale medico e abitanti della zona hanno riferito all’agenzia Reuters che il campo è stato colpito da cinque o sei missili o bombe.

«Abbiamo visto donne e bambini fatti a pezzi e martiri. Ci sono ancora persone disperse. Li stanno cercando e non li hanno ancora trovati», ha dichiarato a Reuters Ola al-Shaer, uno dei superstiti.

Il servizio per le emergenze civili di Gaza ha fatto sapere che almeno 20 tende hanno preso fuoco e di stimare 65 morti o feriti, incluso donne e bambini.

In passato, la zona umanitaria a sud di Gaza, dove la popolazione civile della Striscia è stata spinta a rifugiarsi dall’Idf, è già stata teatro di attacchi, tra cui quello del 13 luglio in cui Israele ha sganciato otto bombe da circa una tonnellata per uccidere Mohammed Deif, uno dei capi di Hamas nella Striscia. Nel raid morirono una novantina di persone, secondo i dati delle autorità di Gaza.

Israele è stato violentemente criticato in questi mesi per l’alto numero di vittime palestinesi a Gaza. Come in questo caso, una delle giustificazioni per le morti civili è stata l’accusa ai miliziani di Hamas di nascondersi tra la popolazione.

I morti palestinesi a Gaza, intanto, hanno superato i 41.000, secondo le autorità sanitarie della Striscia, dall’inizio della guerra. Il numero non distingue tra civili e miliziani di Hamas. Forse anche per questo il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan ha invitato la Camera preliminare della corte a emettere «con la massima urgenza» i mandati di arresto richiesti per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il suo ministro della Difesa Yoav Gallant e il leader di Hamas Yahya Sinwar. Mossa che ha ovviamente provocato l’ira del governo israeliano.

Nel pomeriggio di martedì, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha fatto sapere da Londra, dove ha incontrato il suo omologo britannico David Lammy, che gli Stati Uniti stanno lavorando assiduamente col Qatar e l’Egitto per eliminare le ultime divergenze e arrivare a una proposta di cessate il fuoco, che sarà presentata a Israele e Hamas molto presto. «Si è trovato un accordo ed è stata presa una decisione su più del 90 per cento delle questioni, siamo quindi ora a solo una manciata di divergenze, che sono complicate ma risolvibili completamente», ha dichiarato Blinken.

Il segretario di Stato ha anche duramente criticato Israele per l’uccisione da parte dell’Idf dell’attivista turco-americana Aysenur Ezgi Eygi in Cisgiordania, definendola «non provocata e ingiustificata». Inoltre, ha chiesto all’Idf di rivedere le proprie regole di ingaggio nei Territori occupati, per cambiare in maniera fondamentale come opera in quelle zone, accusando le forze armate israeliane di ignorare la violenza perpetrata dai coloni e usare esse stesse una violenza eccessiva contro i palestinesi, ricordando che questo è il secondo caso in cui un cittadino americano viene ucciso dall’Idf.

«Non è accettabile. Deve cambiare. E lo diremo molto chiaramente ai membri più senior del governo israeliano», ha dichiarato Blinken. L’Idf ha fatto sapere nella mattinata di martedì che un’indagine iniziale sulle cause dell’uccisione di Eygi ha rilevato che probabilmente è stata colpita per errore dagli spari dei militari.

© Riproduzione riservata