Si ricomincia da dove tutto si era bloccato, dopo l’attacco del 7 ottobre, cioè dall’adesione di Riad agli Accordi di Abramo con Israele in funzione antiraniana. «È quasi concluso il patto di sicurezza tra Usa e Arabia Saudita che comprende la normalizzazione delle relazioni diplomatiche con Israele» e il futuro della Striscia di Gaza, ha affermato il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, da Riad, chiarendo il punto strategico più rilevante per la stabilità dell’area messo in soffitta dopo la guerra nella Striscia.

«Abbiamo tracciato le grandi linee di ciò che pensiamo debba accadere sul fronte palestinese», ha detto, secondo SkyNews Uk, il ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan, dopo il confronto con il segretario di Stato Usa, a margine del World Economic Forum in Arabia Saudita. Tra i punti trattati durante l’incontro, ha spiegato la testata britannica, anche il governo di Gaza una volta terminato il conflitto.

Inoltre, «Hamas ha davanti a sé una proposta straordinariamente generosa da parte di Israele. E in questo momento, l’unica cosa che si frappone tra il popolo di Gaza e un cessate il fuoco è Hamas. Devono decidere e devono decidere in fretta. Spero che prenderanno la decisione giusta, possiamo avere un cambiamento fondamentale nella dinamica», ha proseguito il segretario di Stato Usa alla vigilia del suo arrivo per la settima volta in sei mesi in Israele. Blinken da Riad ha ribadito l’opposizione degli Stati Uniti (come detto anche al telefono dal presidente Joe Biden stesso al premier Benjamin Netanyahu, sempre più preoccupato di un possibile mandato di arresto della Corte penale internazionale dell’Aia per crimini di guerra) a un’offensiva israeliana su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza dove si sono rifugiati un milione di profughi. «Non abbiamo ancora visto un piano che ci permetta di credere che i civili possano essere efficacemente protetti», ha detto Blinken.

Il bivio

Per chiudere il cerchio, Blinken ha detto che l’Iran di Alì Khamenei è la principale fonte di instabilità nella regione. Secondo Blinken gli eventi degli ultimi mesi hanno mostrato che ci sono due possibili strade da percorrere. Una, ha detto, è «lacerata da divisioni, distruzione, violenza e insicurezza permanente». Incontri come quello di oggi hanno dimostrato che ci sono molte più nazioni nella regione interessate alla seconda via, quella di «maggiore integrazione, maggiore sicurezza, maggiore pace».

Molti leader arabi presenti al Wef a Riad sono preoccupati che le manifestazioni di piazza contro il conflitto a Gaza che si stanno svolgendo in tutto il mondo arabo si trasformino in rivolte contro le dirigenze locali, come avvenne in occasione delle cosiddette Primavere arabe. Per questo fanno pressioni su Hamas che intanto, tramite un funzionario del politburo, Izzat al-Risheq, ha chiarito che «la proposta di tregua è ancora in fase di studio». Anche Israele, dove il governo è dilaniato tra il ministro delle Finanze e rappresentante dei coloni, Bezalel Smotrich che vuole l’attacco finale a Rafah, e l’ex ministro della Difesa, Benny Gantz che vuole riportare a casa gli ostaggi, ha ridotto il numero di ostaggi che vorrebbe liberare nella prima fase della nuova tregua a Gaza.

Raid a Rafah e Gaza City

In questo clima di possibili accordi però le bombe continuano a piovere sui civili palestinesi. Secondo Al Jazeera almeno 27 palestinesi sono stati uccisi, tra cui molti bambini e donne, negli attacchi israeliani notturni a Rafah e Gaza City. La leadership politica di Hamas non ha intenzione di trasferirsi dal Qatar, ma se dovesse farlo sceglierebbe la Giordania come sede del suo ufficio. Lo ha dichiarato l’alto funzionario di Hamas Mousa Abu Marzouk smentendo le voci secondo cui i leader del gruppo potrebbero trasferirsi dal Qatar all’Iraq, alla Siria o alla Turchia.

Anche l’Italia entra in questa partita. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si è recato a Riad, in Arabia Saudita, per una serie di incontri e riunioni sulla guerra a Gaza e in generale sulla crisi in Medio Oriente. A Riad ci sarà anche il segretario di Stato americano Antony Blinken che poi proseguirà con un nuovo viaggio nella regione per scongiurare la possibilità di una nuova escalation militare nello scontro fra Israele e Hamas. Tajani condividerà con ministri arabi ed europei i risultati della riunione G7 di Capri, e avrà con i colleghi diversi momenti di confronto, fra gli altri con i ministri di Qatar, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi. Tra minacce e ultimatum potrebbe essere la volta buona per una tregua a Gaza.

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