Mentre a Roma si svolge l’Italia-Africa Summit, nel Sahel l’architettura di pace e sicurezza regionale è ancora più in crisi. Attraverso un comunicato congiunto i governi militari di Mali, Niger e Burkina Faso hanno dichiarato di voler uscire dall’organizzazione economica regionale Ecowas. I motivi principali di tale decisione sarebbero tre: l’allontanamento dell’organizzazione dagli ideali panafricani, l’influenza straniera sulle decisioni prese, e l’aver reagito in maniera “irrazionale” di fronte alla decisione dei popoli di prendere il proprio destino in mano. Per chi conosce la narrativa di questi governi, sa che quando gli attuali governi militari dicono “prendere il proprio destino in mano” si riferiscono a quel momento in cui hanno rovesciato i regimi al potere perché non in grado di lottare contro i gruppi jihadisti e di rivendicare la propria sovranità di fronte alle ingerenze straniere, in particolare occidentali. Tutti e tre i paesi dal 2021 hanno subito dei colpi di stato e i governi militari, ancora oggi e nonostante le promesse, non hanno ancora consegnato il potere in mano ai civili.

Pur non essendo inaspettata, la crisi dell’Ecowas – e forse la sua fine? – ha due conseguenze immediate: indebolisce ulteriormente l’architettura di pace e di sicurezza del Continente e la politica estera europea nel Sahel. Sebbene l'Ecowas sia stata creata nel 1975 al fine di favorire l’integrazione economica dei suoi Stati Membri (Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Costa d'Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Togo), dagli anni Novanta a occuparsi di governance e pace. Ma purtroppo, i colpi di stato militari del Mali, Burkina Faso e del Niger hanno dimostrato la difficoltà della stessa organizzazione di prevenire crisi e, in particolare putch militari.

Nel 2021, il primo colpo di Stato del Burkina Faso è avvenuto due settimane dopo che la stessa organizzazione aveva imposto pesanti sanzioni diplomatiche, politiche ed economiche al governo militare del Mali dopo che questo aveva proposto una transizione di cinque anni. Già all’epoca, il Mali aveva dato una risposta ambigua dicendo sia di voler continuare a dialogare con l'organizzazione ma anche definendo duramente le sanzioni come «illegittime, illegali e inumane» e invitando la popolazione a protestare. Secondo la giunta militare, l'Ecowas era stata manipolata da potenze extra-regionali – ovvero dalla Francia. Ex-potenza coloniale, Parigi – secondo la giunta – avrebbe voluto colpire il Mali dopo aver lasciato entrare nel Paese i mercenari russi del Gruppo Wagner nel settembre 2021.

La fragilità dell’Ecowas deriva da atteggiamenti incoerenti e debolezze della sua struttura. Secondo l'articolo 1 del Protocollo 2001 sulla democrazia e il buon governo, l'Ecowas avrebbe tolleranza zero nei confronti di chi prende il potere attraverso mezzi incostituzionali. E infatti nel 2017, quando l'ex presidente del Gambia Yahya Jammeh non voleva cedere il potere al suo rivale Adama Barrow, eletto democraticamente, era intervenuta militarmente. Ma negli ultimi anni, prima ancora della crisi dei colpi di Stato saheliani, l’Ecowas ha chiuso gli occhi di fronte a cambiamenti incostituzionali attuati dai governi per preservare il potere (come per esempio in Guinea), e inermi di fronte a episodi di repressione sui cittadini, fenomeni di corruzione o inadempienze socio-economiche che mettono a dura prova la vita dei cittadini. Tutto ciò, prima ancora del colpo di Stato in Niger, non ha fatto altro che indebolirla di fronte alla popolazione e ai governi militari che hanno approfittato di questa debolezza per perseguire i propri scopi.

La conseguenza di ciò è che in una regione in cui la cooperazione regionale è fondamentale per affrontare le sfide che erano anche oggi al cuore del summit Italia-Africa – insicurezza, crisi climatica e alimentare, immigrazione irregolare – da adesso sarà più difficile. Non solo per i paesi regionali, ma anche per l’Unione europea che aveva fondato gran parte della sua strategia per il Sahel su una forte cooperazione con l’Ecowas.

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