Il conflitto tra Israele e Hamas rischia di allargarsi al Mar Rosso, all’Iraq, Iran, Libano e Siria. I Guardiani della rivoluzione iraniani hanno infatti rivendicato l’attacco su Erbil, città del Kurdistan iracheno. Secondo i media iraniani l’obiettivo sarebbe stata una base di spionaggio israeliana. I missili lanciati sulla regione hanno ucciso almeno quattro persone e ne hanno ferite almeno sei. 

L’attacco è «sconsiderato», «mina la stabilità dell’Iraq», ha detto il portavoce del Dipartimento di stato Usa, sostenendo «gli sforzi del governo iracheno e del governo regionale del Kurdistan per soddisfare le aspirazioni del popolo iracheno».

Per il ministro degli Esteri iracheno l’aggressione a Erbil è «un attacco alla nostra sovranità», dicendo che sono state prese di mira aree residenziali provocando vittime tra i civili. «Adotteremo misure legali contro l’attacco a Erbil, compreso il ricorso al Consiglio di Sicurezza», ha aggiunto. Ha anche convocato l’incaricato degli affari iraniano a Baghdad per consegnare una «lettera di protesta» in cui viene condannata l’aggressione a Herbil. 

Anche il primo ministro curdo, Masrour Barzani, ha accusato l’Iran per l’attacco. «Questi attacchi non rimarranno senza risposta», ha detto durante il Forum economico mondiale a Davos di questi giorni. 

L’attacco iraniano, in base a quanto riferito dall’Ong norvegese, Hengaw, su X, avrebbe ucciso «almeno 5 civili, tra cui un bambino di 11 mesi» e «molti altri bambini sono rimasti feriti».

Le forze armate iraniane hanno poi rivendicato un altro attacco, in Siria, dichiarando di «aver distrutto uno dei principali quartier generali dello spionaggio del regime sionista nella regione», lo Stato islamico, che a sua volta aveva rivendicato i due attacchi alla commemorazione della morte del generale iraniano Qasem Soleimani, uccidendo almeno 84 persone e ferendone almeno 284.

Shell, il colosso petrolifero britannico, ha deciso di interrompere tutte le spedizioni nel mar Rosso a tempo indeterminato. La decisione arriva dopo gli attacchi di Stati Uniti e Regno Unito contro i ribelli Houthi. Lo riporta il Wall Street Journal. 

Un cargo greco colpito da un razzo

Una nave mercantile greca è stata colpita da un missile nel mar Rosso meridionale, al largo dello Yemen. Lo ha riferito la società britannica di sicurezza marittima Ambrey. Una fonte marittima yemenita sostiene che le forze di Ansar Allah, che fanno capo ai ribelli Houthi, hanno preso di mira una nave oggi, martedì 16 gennaio. Lo stesso gruppo ha poi rivendicato il «colpo diretto» alla nave che trasportava missili diretti a Israele.

Secondo l’agenzia di stampa greca Ana-mpa, la nave, di nome Zografia, è stata colpita mentre transitava nella zona del mar Rosso a 76 miglia nautiche a nord ovest del porto yemenita di Saleef. Il colpo ha causato gravi danni alla nave, che al momento non ne pregiudicano la navigabilità. A bordo ci sono 24 membri dell’equipaggio.

Intanto, l’agenzia russa Ria Novosti aveva segnalato ulteriori attacchi aerei angloamericani nello Yemen contro i missili balistici antinave Houthi . La notizia è stata poi confermata anche da Reuters. L’attacco prevedeva il lancio di quattro missili con l’obiettivo di affondare le navi. Un funzionario americano ha dichiarato che il lancio non era parte di un progetto ma solo frutto di «un’opportunità comparsa».  

Hamas-Israele

L’esercito israeliano ha attaccato l’area di Ayta ash Shab in Libano, senza però specificare quali forze e dove abbiano operato ma la campagna è stata condotta per «rimuovere una minaccia». Ha poi dichiarato di aver colpito un lanciamissili nel sud del Libano di Hezbollah. «Siamo più preparati che mai», sono state le parole del capo del Comando nord dell’esercito israeliano in vista di una possibile escalation degli scontri con Hezbollah.

I media libanesi hanno informato, invece, di diversi bombardamenti israeliani nel sud del Libano con un’operazione combinata tra artiglieria e aviazione. Lo stesso esercito lo ha definito «uno dei maggiori attacchi condotto dall’inizio della guerra». 

Gli scontri nella Striscia di Gaza continuano senza sosta. Più di 50 missili sono partiti dalla Striscia in direzione della città di Netivot, a sud di Israele. È il lancio più grande ordinato da Gaza delle ultime settimane. Lo riporta Times of Israel. Il sistema di difesa israeliano, Iron Dome, è riuscito a rintracciare 20 missili. Per ora non sono state riportate vittime. 

Intanto, il capo dell’esercito israeliano, Herzi Halevi, è tornato a chiedere al governo di decidere un piano da attuare dopo il conflitto. «Ci troviamo di fronte all’erosione dei risultati ottenuti finora nella guerra perché non esiste una strategia per il giorno dopo», ha detto al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il ministro della Difesa, Yoav Gallant. 

Sono almeno 24.285 i palestinesi uccisi e 61.154 quelli feriti dagli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza dal 7 ottobre. Lo annuncia il ministero della Salute di Hamas. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 158 morti e 320 feriti tra i palestinesi.

Video degli ostaggi

L’esercito israeliano ha smentito le dichiarazioni di Hamas relative alla morte di due ostaggi apparsi nei video pubblicati dall’organizzazione domenica sera. «L’edificio in cui erano prigionieri non è stato attaccato», ha detto il portavoce militare, Daniel Hagari.  Lo riporta Times of Israel. 

Hamas aveva pubblicato dei video che mostravano tre ostaggi: Itay, Yossi e Noa. Successivamente, un nuovo video di Noa Argamani confermava la morte degli altri due. 

Interventi internazionali

Alla riunione del Forum economico mondiale a Davos in Svizzera, il primo ministro del Qatar, Shieikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani ha parlato di una soluzione post conflitto. «Non esiste una formula magica per tornare a ciò che è stato prima del 7 ottobre senza una soluzione reale, quella dei due stati», ha detto Al Thani. Anche il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, Faisal bin Farhan, ha richiesto un immediato cessate il fuoco a Gaza. Ha aggiunto che sarà disposta a riconoscere lo stato di Israele solo nel caso in cui la disputa con la Palestina verrà risolta. «La pace regionale significa pace per Israele», ma sarà possibile «solo con uno Stato palestinese», ha detto. 

L’Unione europea ha iscritto il leader di Hamas, Yahya Sinwar, nella lista dei terroristi . Secondo la legislazione europea, da ora il leader di Hamas sarà soggetto al congelamento dei fondi e di altre attività finanziarie nei paesi europei. Già a dicembre, l’Ue aveva inserito Mohammed Deif e Marwan Issa nella lista. Hamas ha subito reagito alla novità accusando l’Ue di «politica del doppio standard». «Queste sono sanzioni ridicole e stupide perché tutti sanno che Yahya Sinwar non ha beni né denaro né in Palestina né fuori di essa», ha detto il consigliere per i media di Hamas,Taher al Nono, a Reuters. Il ministro degli Esteri, Israel Katz, si è congratulato della decisione dell’Ue. «É stata solo una decisione morale», ha detto su X. 

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