A circa quattro mesi dalla sua visita a Tripoli, la premier Giorgia Meloni ha incontrato ieri a Roma il primo ministro del governo di unità nazionale Abdel Hamid Dbeibeh. Tanti i dossier sul tavolo, dalle infrastrutture alla sicurezza, ma due sono i temi che dominano l’incontro e che sono prioritari per l’agenda di governo: energia e immigrazione.

A Palazzo Chigi Meloni ha accolto il premier legittimo (ma non legittimato) con tutti gli onori che spettano alle visite ufficiali dei rappresentanti di uno stato estero. Soltanto un mese fa, sempre a Roma, era arrivato in forma più discreta e quasi in sordina il generale libico Khalifa Haftar che controlla la Cirenaica e che con Dbeibeh si contende il potere nel vasto stato nordafricano.

Un incontro che era servito principalmente per discutere della messa in sicurezza dei confini libici con il Sudan dato che lo scoppio del conflitto civile sudanese rischia di innescare un nuovo flusso migratorio verso l’Europa

L’obiettivo del governo italiano, confermato anche ieri, è quello di mantenere un equilibrio tra i due centri di potere che ci sono in Libia sia per via della rapidità con la quale cambiano gli scenari nel paese sia in vista del processo di transizione politica che dovrà portare prima o poi a nuove elezioni, dopo il fallimento di quelle che si sarebbero dovute tenere nel gennaio 2022.

Migrazione e sicurezza

All’incontro intergovernativo di ieri sono stati siglati diversi accordi tra i due paesi vista anche la presenza dei ministri di peso del governo Meloni. Erano presenti, infatti, i ministri Tajani, Salvini, Piantedosi, Urso e l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, oramai un must negli incontri con i libici visti gli investimenti italiani sul gas. Le notizie divulgate dai canali ufficiali dopo l’incontro sono scarne.

I due governi avrebbero anche firmato una dichiarazione d’Intenti in materia di rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza, che secondo quanto anticipato dall’agenzia Nova prevede di fornire a Tripoli droni, attrezzature marittime e altri strumenti utili a monitorare le sue frontiere. Sono previste anche esercitazioni congiunte tra le due forze di sicurezza e sessioni di addestramenti per i libici.

La Libia rimane il secondo avamposto da dove partono il maggior numero di migranti dopo la Tunisia. Dall’inizio dell’anno circa 22 mila persone sono partite dalle coste dello stato nordafricano, mentre negli stessi mesi del 2022 gli arrivi erano poco oltre i 10mila. Meloni ieri ha anche ringraziato il governo libico per le intercettazioni in mare e ha ammesso di essere preoccupata in vista dell’estate. La nuova intesa sulla sicurezza arriva il giorno dopo che a Tripoli il premier Dbeibeh ha instaurato la National agency of backup forces, un organismo che si occuperà tra le altre cose di supportare l’esercito, contribuire alla protezione dei confini e dei porti libici, nonché alla sicurezza di installazioni e strutture vitali e strategiche. Ma la visita di ieri a Roma non ha portato solo alla stipula di accordi in tema migratorio. 

Per Eni è prevista la cooperazione con la National oil corporation (Noc), il colosso dell’energia libico guidato da Farhat Bengdara, per dare vita a progetti che riguardano la riduzione delle emissioni di Co2 e verso le energie rinnovabili. Poche novità rispetto al Memorandum di Minniti del 2017.

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