È stata una nuova notte di attacchi aerei russi contro i porti ucraini sul mar Nero, da dove fino a due settimane fa partivano le navi cariche di grano. Ieri è stato colpito di nuovo il porto di Izmail, sul Danubio, uno dei pochi rimasti attivi dopo la che la Russia si è ritirata dall’accordo che consentiva l’esportazione di cereali lungo la rotta del mar Nero.

Ma uno spiraglio per una trattativa sembra essersi riaperto questa mattina, quando il Cremlino ha annunciato una telefonata tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan, grande sponsor delle trattative sul grano. Secondo l’agenzia turca Anadolu, Putin avrebbe accettato di visitare la Turchia in una data ancora non specificata.

Notte di attacchi

È stata una notte intensa nei cieli sopra l’Ucraina. Gli allarmi sono risuonati per tutta la notte sopra la capitale Kiev. Secondo la difesa aerea della capitale, almeno una decina di droni russi hanno attaccato la città, ma sono stati tutti abbattuti.

Come avviene da settimane a questa parte, gli attacchi maggiori hanno colpito il sud del paese. Il porto di Odessa è stato nuovamente bombardato e i missili russi hanno preso di mira in particolare le infrastrutture per le esportazioni di grano.

Ancora più dannoso è stato l’attacco al porto fluviale di Izmail, il secondo in poche settimane. A differenza di porti come Odessa e Mykolaiv, di fatto bloccati dalle forze russe, quello di Izmail è sempre rimasto in funzione, consentendo all’Ucraina di esportare migliaia di tonnellate di grano attraverso il fiume. L’attacco è particolarmente rischioso, poiché il porto si trova a circa 500 metri dalla Romania, un paese membro della Nato.

Spiragli diplomatici

Il Cremlino per il momento non ha precisato il contenuto della telefonata tra Putin ed Erdogan, ma ci sono pochi dubbi sul fatto che il ripristino dell’accordo sul grano sia stato uno degli argomenti toccati dai due leader. Nel luglio del 2022 era stato proprio Erdogan a negoziare il primo accordo e nelle ultime settimane ha più volte fatto pressioni su Putin affinché lo mantenesse in vigore.

Pressioni simili sono arrivate al presidente russo anche dai leader africani che la scorsa settimana hanno partecipato a un vertice organizzato a San Pietroburgo. Putin sostiene di aver abbandonato l’accordo perché non ha ricevuto le contropartite richieste, come un alleggerimento delle sanzioni che consenta alla Russia di esportare più facilmente cibo e fertilizzanti.

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