Quasi dieci milioni di persone sono chiamate a votare domenica 24 gennaio per le elezioni presidenziali del Portogallo. Sono sette gli sfidanti nella competizione elettorale, cinque uomini e due donne, ma tutti i sondaggi accreditano la riconferma dell’attuale capo dello stato, Marcelo Rebelo de Sousa del partito conservatore (Psd), senza la necessità di andare a un secondo turno di votazione.

L’interesse è perciò concentrato sulla distanza dal vincitore a cui si collocherà il candidato André Ventura dell’estrema destra Chega, che si presenta per la prima volta alle presidenziali e i pronostici indicano al terzo posto dietro la socialista Ana Gomes. L’incognita è data dalla partecipazione al voto: alcune previsioni situano l’astensione fino al 60 per cento, quasi dieci punti in più rispetto alle presidenziali del 2016 (51,3 per cento) e alle politiche del 2019 (51,4 per cento), per effetto della pandemia che nelle ultime settimane sta accelerando la sua espansione nel paese.

Votare in tempi di pandemia

I contagi da Covid-19 crescono ormai con un ritmo quotidiano compreso tra le 10.000 e le 14.000 unità, mostrando un’incidenza media accumulata (su 100.000 abitanti nelle ultime due settimane) superiore a 900, per un totale complessivo pari a 600.000 casi. Anche i decessi aumentano con incrementi quotidiani ultimamente superiori alle 200 unità, approssimandosi al numero totale di 10.000 vittime. Il governo portoghese fu tra i primi in Europa, nella primavera scorsa, a reagire all’espandersi della pandemia decretando lo stato di allerta e il confinamento domiciliario.

Le peculiarità dell’epidemia in Portogallo (contagi più diffusi tra le donne e nelle fasce di età entro i 59 anni), unitamente all’alto numero di test realizzati, hanno consentito fino a un certo punto di mantenere la letalità del virus a un livello relativamente basso, tanto che il modello portoghese veniva indicato come esempio di gestione della pandemia. La seconda ondata è arrivata già nel mese di giugno, obbligando l’esecutivo a confinamenti parziali per aree territoriali.

Questa terza ondata però è la più aggressiva e le restrizioni alla mobilità si susseguono ogni quindici giorni dal mese di novembre. Ora è vigente il confinamento fino al 9 marzo e dallo scorso venerdì sono state chiuse anche le scuole e impedita la mobilità tra i comuni.

In questa situazione, le misure per consentire il voto in condizioni di sicurezza sanitaria sono specialmente accurate. Il rinvio non è mai stato considerato, perché avrebbe richiesto una complicata modifica costituzionale.

In Portogallo non è previsto il voto per posta, perciò si è abilitata un’altra data precedente a quella odierna (la scorsa domenica 17 gennaio), per votare in anticipo. Nelle due date elettorali è sospeso il lockdown. È previsto che le urne arrivino anche nelle residenze per anziani e tra le persone in quarantena.

Marcelo Rebelo de Sousa, giornalista e docente universitario di diritto, vanta una lunga carriera politica iniziata negli ambienti prossimi alla dittatura di Salazar. Viene poi eletto deputato nell’Assemblea costituente successiva alla Rivoluzione dei Garofani del 1974, quindi nominato ministro nel 1982, candidato del Psd a sindaco nel 1989 e presidente del Psd dal 1996 al 1999. Arrivato alla presidenza della repubblica nel 2016, ha gestito il suo mandato all’insegna della popolarità e delle buone relazioni con il presidente del governo, il socialista António Costa, che allora guidava l’inedita alleanza di sinistra definita dagli avversari politici gerigonça – accozzaglia – e diventato ben presto sinonimo di successo di governo.

La socialista Ana Gomes aspira a essere la prima donna presidente del Portogallo. Diplomatica di carriera, deputata del parlamento europeo per quattordici anni distinguendosi nella lotta per i diritti umani e contro la corruzione, ha presentato la sua candidatura a presidente senza l’appoggio del suo partito. Perché trovava inaccettabile che il Ps non avesse un candidato proprio, preferendo piuttosto puntare sulla rielezione di de Sousa.

André Ventura, con un passato nel Psd, è l’unico deputato entrato in parlamento con le elezioni del 2019 in rappresentanza dell’estrema destra Chega (Basta in portoghese), partito da lui fondato nell’aprile di quell’anno. Il suo armamentario ideologico è un insieme di elementi di fascismo e di liberismo economico. Ha promesso le dimissioni dalla guida del partito se in queste elezioni non arriverà al secondo posto.

Gli altri candidati sono: il comunista João Ferreira (Pcp), attuale eurodeputato, molto attivo sui temi dell’ambiente e difensore della salute pubblica e della rivalutazione dei salari; la europarlmentare Marisa Matias per il Bloco de Esquerda (Be), femminista, paladina dei diritti umani e del lavoro; Tiago Mayan Gonçalves, ex-militante del Psd, per Iniciativa Liberal (Il), un partito di orientamento liberista, da lui fondato nel 2017; Vitorino Silva, ex-socialista, per il Rir (Reagir Incluir Reciclar), formazione da lui fondata nel 2019 per combattere il populismo.

Secondo un’indagine dell’agenzia Aximage tesa a valutare l’adesione dell’elettorato ai candidati e alle loro politiche, due terzi di portoghesi apprezzano l’attuale presidente e le sue politiche.

All’estremo opposto, ai due terzi degli intervistati non piacciono né la personalità né le idee del leader dell’estrema destra Ventura. Per quanto riguarda il partito di provenienza, de Sousa ottiene addirittura un maggior gradimento nell’elettorato socialista (l’80 per cento) che in quello del suo partito (il 74 per cento). Mentre la socialista Gomes è apprezzata dal 44 per cento dei votanti del Ps e, con percentuali analoghe, dagli elettori degli altri partiti di sinistra.

I sondaggi

Gli ultimi sondaggi attribuiscono la vittoria al primo turno al socialdemocratico Rebelo de Sousa con una maggioranza confortevole compresa tra il 59,7 e il 63 per cento. Al secondo posto si piazzerebbe la socialista Gomes con un consenso tra il 15,4 per cento e il 14 per cento. Il leader di estrema destra Ventura sarebbe perciò terzo, con il 10 per cento circa dei voti.

A seguire, si collocherebbero gli altri quattro candidati. Le percentuali definitive dipenderanno dal livello dell’astensione, i cui effetti non saranno gli stessi per tutti i candidati. Storicamente le persone più anziane sono quelle più propense a votare e quindi bisognerà vedere come agirà su di loro la paura della pandemia. De Sousa tra i candidati è quello che ha più da perdere da una diminuzione dei votanti nelle fasce elevate di età. Al contrario, i candidati di Chega e del Bloco attingono i loro voti nell’elettorato più giovane.

Se si confermeranno i sondaggi con la rielezione di de Sousa e l’estrema destra incapace di andare oltre il terzo posto, le elezioni presidenziali non costituiranno alcun elemento di destabilizzazione nel quadro politico portoghese. Il governo di minoranza del socialista Costa, costituitosi dopo le elezioni politiche dell’ottobre 2019, aveva appena fatto in tempo a far approvare dal parlamento la finanziaria per il 2020, prima dell’arrivo della pandemia che ne avrebbe cambiato le priorità strategiche.

La memoria della gestione della crisi del 2008 ha portato allora il leader portoghese a fare fronte comune con Italia e Spagna per una soluzione europea della crisi economica derivante dalla pandemia.

Da questo risultato è partito Costa, lo scorso 20 gennaio, presentando al Parlamento europeo il programma per il semestre di presidenza portoghese del Consiglio europeo. Che si muoverà secondo lo slogan “Tempo di agire: per una ripresa giusta, verde e digitale”, come sintesi delle tre priorità riguardanti la ripresa economica e sociale, lo sviluppo del Pilastro sociale e il rafforzamento dell’autonomia strategica dell’Unione europea aperta al resto del mondo.

 

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