Il Segretario di Stato Pietro Parolin è da venerdì in Ucraina e vi resterà fino al 24 luglio; si tratta della visita del più alto rappresentante vaticano a Kiev da quando è iniziato il conflitto nel febbraio del 2022.

L’occasione del viaggio è di tipo spirituale, ma indubbiamente sono rilevanti anche i contenuti politico-diplomatici della trasferta. Il cardinale infatti è stato inviato dal papa come suo rappresentante per la celebrazione conclusiva del pellegrinaggio dei cattolici ucraini di rito latino, che avrà luogo il 21 luglio nel santuario mariano di Berdychiv, nella provincia di Zhytomyr, a ovest di Kiev, un luogo che è meta di pellegrinaggi da parte di fedeli cattolici di tutta l'Ucraina e anche provenienti da altri Paesi.

Parolin farà inoltre tappa a Leopoli, a Kiev e a Odessa e, probabilmente, visiterà anche una delle città maggiormente colpite dal conflitto. Nel corso della visita il Segretario di stato vaticano, incontrerà il capo della Chiesa greco-cattolica, l'arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, e inoltre dovrebbe avere una serie di colloqui con le autorità politiche del Paese, a cominciare da presidente Volodomyr Zelensky.

È noto che gli ucraini avevano chiesto ripetutamente al papa di andare a Kiev in segno di solidarietà e vicinanza con il Paese aggredito, la Santa Sede ha sempre fatto sapere però che questo sarebbe stato possibile solo se, allo stesso tempo, si fossero create le condizioni per recarsi anche a Moca per un doppio pellegrinaggio nel segno della pace e della riconciliazione.

Una posizione, questa, criticata dall’Ucraina che vedeva in una simile impostazione – dovuta a ragioni diplomatiche - il rischio che fossero messe sullo stesso piano tutte le parti coinvolte nella guerra. Ora, con la visita del card. Parolin quale inviato speciale di Francesco, quel nodo in parte si scioglie, anche perché nel frattempo stanno mutando pure gli scenari internazionali.

La road map della pace

Intanto perché la situazione di stallo nello scontro militare sul terreno, sta determinando una difficoltà da parte di entrambi i contendenti ad ottenere con le armi significativi passi in avanti; il che fa aumentare le chance di intraprendere un vero negoziato diretto fra Kiev e Mosca.

Non a caso il presidente ucraino Zelensky ha proposto, per la prima volta, la partecipazione dei russi alla conferenza di pace che si dovrebbe tenere fa ottobre e novembre prossimi e, fino ad ora, il Cremlino non si è detto contrario (nell’ultima conferenza di pace ni Svizzera tenutasi a giugno, non c’erano rappresentanti di Mosca).

Per altro quell’appuntamento sarà preceduto da tre conferenze tematiche relative al conflitto in corso da tenersi fra agosto e settembre: la prima in Qatar sulla “sicurezza energetica”, la seconda in Turchia su “libertà di navigazione e sicurezza alimentare”, la terza in Canada dedicata alla questione dello scambio di prigionieri e alla restituzione dei bambini ucraini rapiti dall’esercito russo (fatto che ha determinato l’emissione di un mandato d’arresto da parte della Corte penale internazionale nei confronti di Vladimir Putin per crimini di guerra, l’accusa riguarda la “deportazione illegale di popolazione”).

In Vaticano esponenti russi e ucraini

Per altro, proprio sullo scambio dei prigionieri e sul problema dei bambini ucraini si è concentrata l’azione diplomatica e umanitaria della Santa Sede nel corso dell’ultimo anno. Senza contare che, senza grandi clamori, il Vaticano ha di recente ripreso ad avere rapporti di alto livello con Mosca e Kiev.

Lo scorso 11 luglio per esempio, il papa ha ricevuto in udienza Antonij, metropolita di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni estere del Patriarcato di Mosca. Antonij era stato in Vaticano l’ultima volta nel maggio del 2023. Ma anche da sottolineare, che il giorno prima, il 10 luglio, la vicepresidente del parlamento ucraino, Olena Kondratiuk, in Italia per una serie di incontri istituzionali, ha avuto un colloquio in Vaticano con l'arcivescovo Paul Richard Gallagher, responsabile dei rapporti con gli stati della Segreteria di Stato.

«Il vicepresidente del Parlamento – spiegava un comunicato di parte ucraina - ha espresso gratitudine per il sostegno costante e incrollabile all’Ucraina da parte del Vaticano di fronte all'aggressione armata della Russia. In particolare, nelle organizzazioni internazionali e nella fornitura di aiuti umanitari».

Quindi, la rappresentante di Kiev, ha sottolineato l’importanza «degli sforzi dea Santa Sede per il ritorno dei prigionieri di guerra ucraini e dei bambini deportati. La recente liberazione di due preti greco-cattolici ucraini dalla prigionia russa è stata dovuta agli sforzi e alla mediazione del Vaticano».

Olena Kondratiuk ha incontrato anche li cardinale Matteo Zuppi, inviato speciale del papa per il conflitto ucraino che si è impegnato a fondo sulla questione del rapimento die bambini. «A nome mio e del Parlamento ucraino – ha scritto su X Olena Kondriatuk - ho ringraziato il cardinale Zuppi per il suo grande impegno in una missione di mediazione molto importante».

Quindi ha spiegato che l’opera del presidente della Cei, «sta dando gradualmente i suoi frutti. Si tratta in primo luogo di umanità e di valori cristiani. Attendiamo con ansia la sua visita in Ucraina nel prossimo futuro». Il card. Zuppi, insomma, presto tornerà a fare le valigie per partire alla volta di Kiev.

© Riproduzione riservata