Gli Stati Uniti non abbatteranno droni e missili russi nello spazio aereo ucraino. Secondo una portavoce del Pentagono, un’azione di questo tipo sarebbe l’equivalente di dichiarare guerra alla Russia. Cade così nel vuoto l’appello fatto mercoledì dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky affinché i suoi si impegnassero direttamente nel proteggere le città ucraine dai bombardamenti; proprio ieri notte le sirene sono tornate a suonare a Kiev, come quasi ogni giorno da una settimana, e nei cieli della capitale si sono sentite le esplosioni dei missili anti aerei.

Mercoledì, durante la visita a Kiev del neo segretario Nato, Mark Rutte, Zelensky aveva paragonato il sostegno alla difesa aerea ucraina a quello che Stati Uniti hanno fornito a Israele in diverse occasioni negli ultimi mesi, sostegno che è stato un elemento chiave nel proteggere il paese dai missili e dai droni lanciati dall’Iran.

Il Pentagono, però, ha fatto sapere che Ucraina e Israele sono due «aree e situazioni di combattimento molto diverse», senza elaborare ulteriormente. Per Zelensky si tratta dell’ennesimo diniego arrivato dagli Usa, dopo che il suo “piano per la vittoria” era stato accolto freddamente dalla Casa Bianca.

Nel frattempo, il predecessore di Rutte, l’ex segretario Nato, Jens Stoltenberg, ha detto che il suo più grande rimpianto e non aver fornito sufficienti armi all’Ucraina. «Avremmo dovuto darle molto più sostegno militare e molto prima. Penso che dovremmo ammetterlo, dovevamo darle molte più armi prima dell’invasione. E avremmo dovuto darle armi più avanzate, e molto più velocemente, anche dopo. Su questo, mi prendo la mia parte di responsabilità», ha detto Stoltenberg in un’intervista al Financial Times.

La situazione al fronte

Le truppe russe sono arrivate a 7 chilometri da Pokrovsk, snodo logistico chiave del fronte del Donbass, ha detto ieri il governatore del distretto militare locale, Serhii Dobriak. L’avanzata russa arriva il giorno dopo che gli ucraini hanno confermato la ritirata da Vuhledar, la città-fortezza situata nel punto più meridionale del fronte di Donetsk, difesa dai soldati della 72esima brigata dell’esercito ucraino per oltre due anni.

L’intelligence militare ucraina (Gru) rivendica l’attentato che ha colpito il «capo della sicurezza» della centrale nucleare di Zaporizhzhia, attualmente occupata dalle forze armate russe. L’intelligence ha anche diffuso un filmato che mostra l’esplosione di un’automobile. Non è chiaro se il bersaglio, Andrii Korotkii, sia sopravvissuto all’attacco.

Secondo quanto afferma il Gru, Korotkii è un cittadino ucraino che ha volontariamente deciso di collaborare con gli occupanti. Sarebbe colpevole di aver denunciato i «filo-ucraini» nello staff della centrale e di altri crimini di guerra commessi dagli occupanti, ha affermato il Gru.

A proposito di centrali nucleari, la Russia ribadisce le accuse a Kiev di voler colpire la centrale atomica di Kursk, vicino all’area occupata dagli ucraini nel corso della loro incursione oltre confine lo scorso agosto. «Gli ucraini giocano con il fuoco», ha detto ieri il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, riferendosi alle gravi conseguenze che avrebbe qualsiasi interferenza con la centrale nucleare situata vicino ai territori russi occupati. Kiev aveva già smentito qualsiasi intenzione ostile nei confronti dell’impianto, situato a circa 30 chilometri dalle linee ucraine.

© Riproduzione riservata