Il presidente russo Vladimir Putin è pronto a ripristinare l’accordo che consentiva l’esportazione del grano ucraino se saranno soddisfatte le condizioni poste dalla Russia, ha detto durante un incontro con il suo omologo turco Recep Tayyip Erdoğan. Per quanto riguarda gli sforzi diplomatici per un accordo di pace, Putin ha detto che non gli risulta «alcuna novità».

La Russia aveva abbadonato l’accordo a luglio e da allora ha lanciato una campagna di bombardamenti contro i porti ucraini del Mar Nero e le infrastrutture destinate alle esportazione del grano. L’ultimo attacco ha colpito i porti di Odessa e Izmail, sul Danubio, la notte scorsa.

Putin ed Erdoğan sono rimasti a colloquio per circa tre ore. Oltre al grano sul tavolo dei due leader c’erano molte altre questioni: dalla situazione in Siria a quella in Caucaso, in particolare il conflitto tra Armenia e Azerbaijan, dagli scambi commerciali alle esportazioni di gas russo verso la Turchia e alla collaborazione per la costruzione di centrali nucleari. I due leader non hanno invece toccato la questione degli scambi di prigionieri di guerra ucraini. 

La proposta dell’Onu

Russia e Ucraina sono i principali esportatori al mondo di cereali e altri prodotti agricoli, come l’olio di semi. Dopo l’annuncio della sospensione dell’accordo, Mosca ha annunciato un embargo dei porti ucraini. In risposta, Kiev ha aperto un corridoio navale lungo la costa del Mar Nero fino alle acque territoriali della Romani. Fino ad oggi, soltanto tre navi hanno completato la rotta.

La cessazione delle esportazioni ucraine ha causato un immediato aumento dei prezzi delle materie prime agricole che rischia di avere un impatto particolarmente forte sulle economie in via di sviluppo di Africa e Asia. A fine luglio, durante un vertice a San Pietroburgo, una delegazione di leader africani aveva rivolto un urgente appello a Putin affinché ripristinasse l’accordo. 

«La Turchia farà di tutto per ripristinare l’accordo», ha detto Erdoğan nella conferenza stampa al termine dell’incontro. Ma nonostante la volontà del presidente turco di intestarsi un eventuale successo diplomatico, l’elemento principale che potrebbe consentire una ripresa dell’accordo è la proposta presentata dalle Nazioni unite per facilitare le esportazioni alimentari e di fertilizzanti dalla Russia, una richiesta che il Cremlino avanzava da mesi. Anche se non ci sono sanzioni occidentali che prendono esplicitamente di mira queste esportazioni, le misure adottate contro il settore bancario e assicurativo russo ne hanno seriamente ostacolato il commercio.

La proposta delle Nazioni unite prevede di ricollegare la Banca russa dell’agricoltura al sistema di pagamenti internazionali Swift, da cui era stata tagliata fuori  lo scorso giugno, come gran parte del settore finanziario russo. 

Addio Reznikov

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato la rimozione del suo ministro della Difesa Oleksii Reznikov, da tempo al centro di scandali e contestazioni. Zelensky non ha approfondito le ragioni che lo hanno spinto a chiedere le dimissioni del suo ministro, ma ha detto che per il ministero della Difesa è il momento di adottare «nuovi approcci». Reznikov sarà sostituito da Rustem Umerov, un rispettato politico tataro originario della Crimea che dirigeva il fondo di proprietà statale ucraino. «Si tratta di una buona scelta nelle attuali circostanze», ha commentato a Domani Andrii Osadchuk, del partito di opposizione Holos, lo stesso a cui apparteneva Umerov prima di essere nominato alla guida del fondo.

Reznikov ha confermato su Twitter le sue dimissioni e ha dichiarato che continuerà a servire il paese e il ministero che ha guidato da privato cittadino. Il parlamento ucraino dovrebbe confermare le sue dimissioni e la nomina di Umerov la prossima settimana.

Reznikov, un avvocato senza esperienza militare, guidava il ministero dal 2021. Con la maggioranza delle decisioni strategiche militari legate all’invasione su larga scala prese dal presidente Zelensky e dagli alti comandi dell’esercito, Reznikov si è occupato sopratutto di forniture alle forze armate e delle relazioni con gli alleati.

Se nel secondo ruolo è stato sostanzialmente apprezzato, il suo ministero è stato travolto da numerosi scandali sugli appalti, come ad esempio l’acquisto di uova a cinque volte il prezzo a cui è possibile trovarle nei supermercati della capitale o la fornitura di indumenti invernali che si sono rivelati leggere giacche estive.

Anche se Reznikov non è stato coinvolto personalmente nelle inchieste, in Ucraina è diffusa la percezione che gli scandali siano avvenuti, come minimo, a causa di una mancanza di vigilanza. L’ex ministro, inoltre, non era popolare tra i soldati ucraini, che lo hanno criticato in particolare per la mancanza di kit medici di base e di addestramento al primo soccorso. 

All’inizio dell’invasione, Reznikov è stato tra i principali funzionari rimasti a Kiev insieme a Zelensky ed era considerato uno dei principali alleati del presidente ucraino. Anche per questa ragione, nonostante si parlasse di sue possibili dimissioni fin dallo scorso dicembre, era rimasto al suo posto fino ad oggi.

Il suo sostituto, Umerov, guida la principale società di partecipazioni pubbliche ucraine, un ruolo delicatissimo considerati i numerosi scandali di corruzioni avvenuti in passato durante le privatizzazioni di società pubbliche. La sua scelta sembra indicare che al momento la priorità di Zelensky è quella di affidare il ministero in mani sicure ed evitare futuri scandali che rischiano di danneggiare la popolarità dell’intero governo. Visto il ruolo non direttamente legato alle operazioni al fronte del ministro della Difesa, il cambio della guerdia non dovrebbe avere dirette conseguenze sulle operazioni militari.

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