Secondo l’agenzia Associated press gli attacchi aerei israeliani ieri hanno ucciso almeno 44 palestinesi a Rafah. Tutto è avvenuto poche ore dopo che il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, aveva affermato di aver chiesto ai militari di pianificare l’evacuazione di centinaia di migliaia di persone dalla città più meridionale della Striscia, prima di un’invasione di terra.

L’annuncio di Netanyahu ha scatenato il panico nella popolazione. Circa 1,5 milioni di abitanti di Gaza sono stipati a Rafah, molti dei quali dopo essere stati costretti a fuggire da ordini di evacuazione israeliani.

L’esercito, che ha detto di aver ucciso il capo dell’intelligence di Hamas, ora controlla due terzi della Striscia. Il capo della diplomazia europea, Josep Borell, ha affermato che 1,4 milioni di palestinesi nella zona meridionale di Gaza sono «senza un posto sicuro dove andare e rischiano la fame».

Il downgrade di Moody’s

Venerdì, dieci minuti prima di mezzanotte, riporta Haaretz, il primo ministro Netanyahu ha rilasciato una concisa dichiarazione tranquillizzante in risposta all'annuncio dell’agenzia internazionale di rating Moody’s che, per la prima volta nella storia del paese, ha declassato il rating di Israele da A1 ad A2, con un outlook negativo.

Per l’agenzia americana il conflitto a Gaza ha indebolito la situazione di bilancio e aumentato il debito. Moody’s ha affermato che le conseguenze del conflitto con Hamas «aumentano materialmente il rischio politico per Israele».

Il premier ha detto che la decisione verrà superata una volta finito il conflitto. È presto per capire le ramificazioni della decisione, visto che Israele mantiene comunque un rating altissimo, ma rappresenta un colpo all’immagine del paese.

La reazione egiziana

L’Egitto del presidente Abdel al Sisi osserva con cautela la situazione a Gaza mentre la guerra aumenta la pressione al suo confine a Rafah.

L’Egitto, secondo il New York Times, ha avvertito Israele che qualsiasi mossa che dovesse spingere gli abitanti di Gaza a riversarsi nel territorio egiziano nel Sinai metterebbe a repentaglio il trattato di pace vecchio di decenni.

L’Egitto, primo paese arabo a riconoscere Israele, sarebbe così il primo a fare il percorso inverso, con conseguenze devastanti sulla stabilità della regione. Anche il ministero degli Esteri saudita ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu e messo in guardia dalle «ripercussioni estremamente pericolose» di un attacco a Rafah, ultimo rifugio a Gaza per centinaia di migliaia di palestinesi sfollati.

Gli Usa sempre più distanti

La notizia dei piani di invasione ha coronato una settimana di crescenti attriti pubblici tra Netanyahu e l’amministrazione Biden. Funzionari statunitensi hanno affermato che un’invasione di Rafah senza un piano per la popolazione civile porterebbe al «disastro».

Israele ha effettuato attacchi aerei a Rafah quasi ogni giorno, anche dopo aver detto ai civili nelle ultime settimane di cercare rifugio lì dai combattimenti di terra nella città di Khan Younis.

L’ufficio stampa governativo gestito da Hamas ha invitato il Consiglio di sicurezza dell’Onu a «convocare una riunione immediata» dopo l’ordine ai soldati israeliani di attaccare Rafah.

Nel gabinetto di guerra, il premier israeliano Netanyahu avrebbe affermato che Israele ha un solo mese di tempo – vista la pressione internazionale – per completare le sue operazioni a Rafah volte a smantellare i quattro battaglioni di Hamas nell’area.

Netanyahu, annunciando i preparativi per l’offensiva contro la fazione islamica schierata a Rafah e le misure per evacuare la popolazione civile sul posto, avrebbe quindi evidenziato che le operazioni si dovrebbero completare prima dell'inizio del Ramadan, attorno al 10 marzo.

Hind Rajab è morta

Hind Rajab è morta. Il corpo senza vita della bambina palestinese di 6 anni, scomparsa da quasi due settimane nel mezzo degli scontri a Gaza, è stato trovato insieme a quelli degli altri membri della sua famiglia.

Lo ha annunciato Hamas ponendo fine alla speranza di trovare ancora in vita la piccola la cui voce registrata in una drammatica telefonata alla Mezzaluna Rossa era diventata il simbolo del dramma vissuto da decine di migliaia di bambini intrappolati nello scontro tra Israele e le milizie islamiste.

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