Meno alto, più grasso e più malato. È il Regno Unito del futuro, ovviamente in riferimento alla sua popolazione, qualora non vengano presi dei provvedimenti adeguati. Un report, l’ennesimo, elenca le problematiche relative all’alimentazione dei britannici e soprattutto lascia emergere l’incapacità della politica di saper affrontare quella che è diventata a tutti gli effetti una crisi nazionale.

Quello pubblicato da Food Foundation conferma in modo piuttosto eloquente allarmi già esposti da altri: i bambini di 5 anni sono più bassi rispetto agli altri coetanei europei, un calo che si riscontra da oltre un decennio, mentre l’obesità tra gli inglesi di 10 e gli 11 anni è aumentata di circa un terzo rispetto al 2006, con il 20 per cento di loro che lascia la scuola elementare già obeso. I casi di diabete tra gli under 25, inoltre, sono aumentati di poco meno di un quinto nell’ultimo quinquennio. Un fardello che si porteranno dietro per tutta la vita, con conseguenze dirette sulla propria salute.

Per di più in un momento in cui la sanità britannica è in ginocchio. La crisi del National Health System ha cause pregresse, profonde, che dopo anni di accantonamento stanno emergendo con forza. Manca personale (decine – se non centinaia – di migliaia di posti, come spiegano alcune proiezioni nel medio periodo) per via di salari bassi e condizioni lavorative pessime, che hanno lasciato svanire la passione per questo lavoro; non ci sono stati investimenti adeguati (per anni sono stati adottati tagli alla spesa pubblica da parte del governo); e nel mentre aumentano i pazienti.

Un mix che sta mettendo sotto pressione l’intero sistema, senza che all’orizzonte si intravedano miglioramenti. Tutt’altro.

Riscoprirsi vulnerabili

«Eravamo abituati a pensare alla combinazione di denutrizione e obesità come una caratteristica dei paesi a basso e medio reddito» e invece «lo stiamo osservando in Gran Bretagna nel 2024», ha dichiarato Michael Marmot, professore di Epidemiologia all’University College di Londra, dopo aver letto il rapporto. Non è un paragone azzardato, né uno scenario catastrofico.

Il Regno Unito ha un serio problema di alimentazione, dovuto al fatto che il cosiddetto junk food è diventato la norma durante i pasti dei più piccoli. Cibi carichi di zuccheri, grassi e sale, ultra-processati per essere buoni al palato ma altamente dannosi alla salute, sono anche quelli che costano di meno, molto spesso gli unici che sempre più famiglie britanniche possono permettersi di acquistare.

Era sempre Food Foundation a lanciare l’allarme qualche mese fa. A gennaio, il 15 per cento delle famiglie ha sperimentato insicurezza alimentare per via del caroprezzi contro cui non aveva strumenti per difendersi. Un numero, che equivale a 8 milioni di adulti e 3 milioni di bambini, in calo rispetto all’anno prima, ma comunque ancora troppo alto e che evidenzia il livello di povertà Oltremanica.

Il 60 per cento di questi nuclei familiari si è visto costretto a rinunciare alla frutta, o a mangiarne molto meno, mentre il 44 per cento ha sacrificato la verdura. Due alimenti alla base di qualsiasi dieta alimentare sana, la cui assenza ha contribuito ad aumentare le disuguaglianze.

Le mancate risposte della politica

Va da sé che servirebbe una mano dalla politica, ma le promesse si sono dimostrate carta straccia. Le varie amministrazioni conservatrici che si sono date il cambio a Downing Street negli ultimi quattordici anni hanno provato a intervenire attraverso leggi e provvedimenti, rivelatisi poco incisivi quando non del tutto vani.

Di quello pensato da Boris Johnson avevamo parlato anche su questo giornale, nel momento in cui il suo piano era ormai destinato al fallimento. Quello che aveva promesso l’ex premier era proprio ciò che serviva: una lotta serrata al cibo spazzatura, l’introduzione di una sugar tax e un sostegno ai cittadini più bisognosi. All’atto pratico, invece, la sua ricetta non risolveva alcunché, offrendo come soluzione principale quella dell’aumento alla produzione interna.

«Non è altro che una dichiarazione di intenti vaghi. Definirla una strategia alimentare è al limite dell’assurdo, non c’è una proposta concreta per affrontare i grandi problemi del nostro paese», lamentava Henry Dumbleby, incaricato dall’ex premier Theresa May di redigere una National Food Strategy. L’aveva anche scritta, ma i suoi consigli sono rimasti fuori dal piano nazionale di BoJo, che davanti ai suoi concittadini si è limitato a dire una mezza verità: «Il modo migliore per dimagrire, credetemi, è mangiare meno».

Dopo due anni e altrettanti primi ministri (Liz Truss e Rishi Sunak), l’opinione di Dumbleby sembra identica. «ll declino della salute dei bambini mostrato chiaramente in questo rapporto è il risultato scioccante e profondamente triste dei fallimenti del sistema alimentare nel Regno Unito», ha dichiarato parlando dell’analisi della Food Fondation. «Abbiamo bisogno che il prossimo governo intraprenda un’azione decisiva per rendere accessibili alimenti sani e sostenibili, per arginare il flusso costante di cibo spazzatura e per capire che investire nella salute dei bambini è un investimento nel futuro del paese».

Sia i Tory che il Labour hanno presentato il loro manifesto politico ed entrambi i partiti hanno inserito alcune misure per combattere la crisi alimentare. Eppure, insieme ai Verdi che hanno il piano più forte in questo senso, i liberaldemocratici sono gli unici che vorrebbero eliminare il limite dei sussidi per chi ha due figli a carico, che secondo alcuni studi farebbe uscire dalla zona di povertà fino a 250mila bambini. Sull’accesso al cibo i laburisti promettono di fare di più, ma cosa e come rimangono due aspetti vaghi (come gran parte del programma di Keir Starmer, come sostengono molti elettori anche di centrosinistra), mentre i conservatori propongono tagli alla spesa che non possono che acuire le diseguaglianze già molto larghe.

Tutte e tre le forze politiche promettono che una volta al governo vieteranno le pubblicità sul junk food, ma solo i laburisti vorrebbero impedire ai minori di 16 anni di acquistare e bere bevande energetiche con elevate concentrazioni di caffeina. Il Labour vorrebbe imporre anche una strategia contro l’obesità, ma anche qui non è dato sapere quale. Poco o nulla invece viene proposto dai partiti sul rafforzamento del programma Healthy Start destinato alle donne incinte, concentrandosi di più sull’implemento di pasti salutari nelle scuole.

Il giudizio complessivo di Food Foundation è che «si ha ancora la sensazione che i partiti politici siano in ritardo nel riconoscere l’enorme impatto che un’alimentazione scorretta ha sulla salute delle persone nel Regno Unito. Dalla lettura di questi manifesti, non si direbbe che la dieta sia una delle principali cause di cattiva salute» dei britannici.

Eppure, lo è da anni. Tutti se ne sono accorti, ma nessuno sembra avere una soluzione.

© Riproduzione riservata