Alla riunione straordinaria del Consiglio Affari esteri, l’Unione europea si è mossa con una sola voce. Ferma la condanna dell’aggressione iraniana e la solidarietà a Israele, ma i 27 ministri degli Esteri si sono trovati d’accordo su un altro punto. E cioè che bisogna fare di tutto per evitare un’ulteriore escalation. L’incontro, che si è tenuto in videoconferenza, è stato convocato nei giorni scorsi dall’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, per coordinare una risposta unitaria alla nuova crisi scoppiata in Medio Oriente. Un’anticipazione dei temi che saranno sul tavolo dei capi di Stato e di governo europei nel vertice, anche questo straordinario, previsto per mercoledì 17 e giovedì 18.

La posizione dei ministri

Nessuna dichiarazione congiunta, ma è stato lo stesso Borrell a illustrare le indicazioni uscite dalla riunione dei ministri degli Esteri europei, durata più di due ore. I 27 si sono trovati d’accordo su tre punti: la condanna degli attacchi iraniani, la solidarietà a Israele, la necessità di «evitare un ulteriore inasprimento del conflitto, chiedendo a tutti gli attori di procedere verso la distensione». «Ogni passo vede un incremento del peso della risposta», ha spiegato Borrell, «ed è proprio quello di cui non si ha bisogno. I ministri hanno chiesto a tutti gli attori della regione di allontanarsi dall’abisso». Ha aggiunto poi che lunedì prossimo ci sarà un’ulteriore riunione dei ministri degli Esteri europei insieme a quelli della Difesa.

In attesa del Consiglio

Le posizioni del Consiglio europeo le ha in parte già anticipate Charles Michel: «Dobbiamo condannare il recente attacco dell’Iran contro il popolo di Israele e unirci nell’esortare tutte le parti a esercitare la massima moderazione, rispettare il diritto internazionale ed evitare azioni che possano aumentare le tensioni», ha spiegato.

Nei giorni scorsi i leader europei si sono mossi in ordine sparso. Il primo a prendere posizione è stato Emmanuel Macron, secondo cui l’Iran ha risposto «in modo sproporzionato» all’attacco al suo consolato a Damasco. La Francia, ha aggiunto, «farà di tutto per evitare una escalation in Medio Oriente» e cercherà di convincere «Israele a non rispondere». Italia e Germania, pur allineate alla condanna francese, hanno scelto formule più sfumate, optando per un più generico richiamo alla «moderazione». Nella giornata di ieri Guido Crosetto, in una conversazione telefonica con il proprio omologo israeliano Yoav Gallant, ha ribadito che «occorre maturità e agire secondo le regole del diritto internazionale per evitare di alimentare la spirale di violenza che ci vedrebbe tutti sconfitti». Ma le pressioni affinché Israele moderi la sua risposta sono arrivate anzitutto oltreoceano da Biden, che dopo aver ribadito l’impegno americano nella difesa di Israele, ha specificato che gli Stati Uniti non supporteranno un’offensiva contro Teheran.

Le sanzioni

«Qualsiasi altra sanzione (all’Iran, ndr) è un processo che è nelle mani degli Stati membri», ha dichiarato lunedì Peter Stano, il portavoce per la politica estera dell’Ue. Ed è proprio sulle sanzioni che si registrano le principali differenze di vedute tra i 27, divisi tra chi, come Berlino, spinge per introdurne di nuove, e chi frena perché crede che un ulteriore regime sanzionatorio potrebbe addirittura essere controproducente e allontanare ulteriormente l’Iran. Il tema è uscito durante il vertice di ieri. «Alcuni Stati membri hanno chiesto di espandere il regime di sanzioni applicato all’Iran per il sostegno di droni alla Russia, includendo anche i missili e la possibilità che sia applicato anche ai proxy iraniani nella regione», ha spiegato Borrell. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea ha anche aggiunto anche che si lavorerà su sanzioni contro chi fornisce all’Iran i componenti utilizzati per la produzione di droni.

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