Il 30 settembre si terranno le elezioni politiche in Slovacchia, ma quanto verrà deciso ai seggi, e soprattutto come si sarà arrivati al risultato, richiede l’attenzione di tutta la comunità internazionale. Una vittoria di Robert Fico, ex premier populista dalle posizioni filorusse e che ha dominato i sondaggi per buona parte della campagna elettorale, potrebbe giocare un ruolo significativo su quanto avviene nella confinante Ucraina, che al momento sta ricevendo aiuti militari dalla Slovacchia. Allo stesso tempo, una consistente propaganda in sostegno di Mosca ha riempito Facebook e TikTok, che sono state richiamate all’ordine. 

Queste saranno infatti le prime elezioni in cui verrà applicato il Digital Services Act, il regolamento dell’Unione europea entrato in vigore il 25 agosto che chiede alle piattaforme online di vigilare e contrastare la disinformazione a mezzo social.

Il regolamento

In particolare, le piattaforme fornitrici di servizi digitali considerate «molto grandi», cioè con un numero medio di utenti superiore a 45 milioni nel territorio dell’Unione, hanno il dovere di valutare i rischi sistemici, tra cui «eventuali effetti negativi, attuali o prevedibili, sul dibattito civico e sui processi elettorali, nonché sulla sicurezza pubblica» (art.34). 

I contenuti illegali, e soprattutto quelli che incitano all’odio e alla violenza, devono essere prontamente rimossi, così come devono essere adeguate le modalità di moderazione dei contenuti: la piattaforma che non osservi gli obblighi stabiliti può incorrere in una sanzione pecuniaria che corrisponde al 6 per cento «del fatturato annuo mondiale del fornitore di servizi intermediari interessato nell'esercizio finanziario precedente».

Una disinformazione diffusa

Il rischio della propaganda a mezzo social in Slovacchia non è solo un’ipotesi. A marzo, scriveva Euronews, lo stesso profilo Facebook dell’ambasciata russa veniva definito «il paradiso di un cospirazionista»; inoltre sono stati contati circa 253 possibili media che diffondevano disinformazione ed erano fortemente pro-Cremlino e almeno 1800 tra pagine Facebook e gruppi dedicati alla propaganda filorussa. 

Nelle prime due settimane di settembre, secondo la no profit londinese Reset ci sono stati 365mila messaggi di disinformazione legati alle imminenti elezioni.

«Molta della narrazione su come la decadenza dell’occidente e la democrazia liberale siano una minaccia alla nostra identità e cultura ha risonanza tra i giovani slovacchi», ha detto a Euronews Katarína Klingová, ricercatrice del think tank Globsec, con sede a Bratislava.

In base al report di agosto di Globsec, il partito di Robert Fico, Direzione-Socialdemocrazia (Smer-Sd), è un attore dominante della sfera politica sui social, con il 56 per cento dei post e delle interazioni social. 

Fico ha più volte attaccato dai social la presidente della Slovacchia Zuzana Caputova, accusata insieme al premier ad interim Odor di star organizzando un «colpo di polizia» ai danni dell’opposizione, e in generale di essere manovrata da George Soros e dagli Stati Uniti. A giugno Caputova aveva annunciato di non volersi ricandidare per le minacce di morte ricevute dai filorussi.

Dopo l’incontro tra alcuni funzionari della Commissione europea, del governo slovacco e dei rappresentanti di Alphabet, TikTok e Meta per sottolineare, come riporta Politico, la necessità di rafforzare il controllo sui contenuti illeciti e di disinformazione sulle loro piattaforme in vista delle elezioni, la Commissione ha pubblicato i report semestrali sulle attività di monitoraggio delle società: TikTok ha rimosso, in Slovacchia, quasi 10mila account fake. YouTube, in tutta l’area europea, ha bloccato più di 950 profili associati con i canali di notizie finanziati dalla Russia e più di 4 milioni di video riguardanti il conflitto tra Russia e Ucraina. Meta aumenterà i partner che si occupano di fact-checking.

Nessuna delle società ha rilasciato commenti a Politico, e nessun rappresentante di X, vecchio Twitter, per quanto invitato, avrebbe partecipato all’incontro. La vicepresidente della Commissione Vera Jourova ha indicato proprio la piattaforma di Elon Musk come quella dove la disinformazione prolifera maggiormente: Twitter ha abbandonato infatti il Codice di condotta e non rilascia più i report. Se la partecipazione al codice era comunque su base volontaria, il social di Musk non può sottrarsi al Dsa.

La Zuzana Caputova con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (Epa via Ansa)

L’uomo di Mosca

Robert Fico è stato premier della Slovacchia per due mandati, dal 2006 al 2010 e dal 2012 al 2018. Il secondo mandato è terminato in coda alle proteste per la morte del giornalista Jan Kuciak, ucciso insieme alla fidanzata Martina Kusnirova mentre stava indagando su frodi fiscali che coinvolgevano membri della dirigenza slovacca e su eventuali legami con la ‘ndrangheta.

L’attuale governo della Slovacchia è retto, ad interim, da Ludovit Odor, dopo la caduta a dicembre del governo di centro-destra, e sostenitore dell’Ucraina, di Eduard Heger.

Fico, da parte sua, è sempre più vicino a Mosca, e ha intenzione di interrompere il supporto militare del paese all’Ucraina. Una decisione che parrebbe incontrare il sostegno di buona parte degli slovacchi: per Globsec, nel 2023 solo il 40 per cento pensa che il conflitto in Ucraina sia colpa della Russia, in calo rispetto al 51 per cento dell’anno scorso. La fiducia nelle istituzioni è molto bassa (intorno al 18 per cento), e solo il 37 per cento si fida dei media, confermando «la tendenza degli slovacchi a credere nella disinformazione», in particolare quella che demonizza la comunità Lgbtq+.

Il suo principale avversario sarà il liberale e vicepresidente del Parlamento europeo Michal Simecka di Slovacchia Progressista (Ps): l’uomo dell’Unione europea contro l’uomo del Cremlino, almeno nel pensiero. Al terzo posto, il partito dell’ex premier Peter Pellegrini, Hlas-SD, che potrebbe essere un buon fianco per Fico.

Per l’ultimo sondaggio di Politico, il partito di Fico è in testa al 20 per cento, contro il 15 per cento di un anno fa, mentre il Ps di Simecka è al 18%. Per Ipsos, la differenza tra i due sarebbe di 0,8 punti percentuali.

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