Più di 500 personalità internazionali di alto livello si sono incontrate alla 60esima Conferenza sulla sicurezza di Monaco dal 16 al 18 febbraio 2024 per discutere questioni di sicurezza globale, ma, purtroppo, il bilancio di questa seconda edizione coordinata da Christoph Heusgen, ex consigliere di Angela Merkel ed ex ambasciatore tedesco alle Nazioni unite, non è stato al livello delle aspettative e delle sfide che l’Europa deve affrontare.

Intervenendo in una sala gremita del Bayerischer Hof, il lussuoso hotel del capoluogo bavarese dove tradizionalmente si tiene l’incontro, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky ha detto che il re è nudo e ha invitato gli alleati occidentali a intensificare gli sforzi contro l’aggressione russa e il presidente Vladimir Putin, non invitato al pari di qualsiasi altro rappresentante della Russia.

Zelensky ha incontrato a Monaco anche la vicepresidente americana, Kamala Harris, con la quale ha discusso di un pacchetto di aiuti militari da 60 miliardi di dollari, fermo a Washington da mesi per le dispute interne al Congresso degli Stati Uniti. Ma la situazione in Ucraina non è delle migliori dopo il ritiro delle truppe ucraine dalla città di Avdiivka conquistata dai russi. Così si rischia che mentre a Roma si delibera Sagunto viene espugnata.

Le promesse solenni

Sì, certo, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen ha affermato che «se sarò rieletta, istituirò un commissario per la Difesa». Sulla proposta, tra gli altri, si è detto favorevole il titolare della Farnesina. Antonio Tajani ha poi aperto la riunione dei ministri del G7 chiedendo ai suoi colleghi un minuto di silenzio per onorare Aleksei Navalny mentre il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha ricordato che «la Germania continuerà a investire il 2 per cento del Pil per la difesa». Una risposta indiretta alle frasi di Donald Trump pronto a scaricare chi non paga il biglietto sul bus della sicurezza Nato.

Anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha detto che «dobbiamo passare da un sistema industriale a passo lento, da tempi di pace, a uno dall’alto ritmo, tipico dei conflitti, per produrre di più». Von der Leyen ha aggiunto che «tutto ciò aiuterà anche la Nato, con la creazione di posti di lavoro di qualità, come qui in Baviera, dove saranno costruiti i missili Patriot». E secondo Foreign Policy, citando fonti presenti a Monaco, «i primi caccia F-16 arriveranno in Ucraina a giugno».

Senza munizioni

Ma l’impressione di fondo è che la Conferenza non abbia saputo costruire una visione strategica condivisa a causa dei conflitti interni al governo tedesco, lacerato dalle diverse anime dei socialdemocratici, Verdi e Liberali. Anche i rappresentanti europei, pur auspicando maggiori spese per la difesa, sono stati cauti, in attesa di un voto per il parlamento europeo che dovrà esprimere i nuovi equilibri continentali. Con gli Usa anch’essi paralizzati dai dissidi interni tra repubblicani e democratici.

Come ha scritto la Suddeutsche Zeitung «Zelensky a Monaco ha ricevuto molte parole di incoraggiamento ma non ha ancora le munizioni di cui ha bisogno».

«Abbiamo un vicino molto aggressivo che intende mettere alla prova la Nato», ha detto a Der Spiegel il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis, che ha messo in guardia da un momento “Pearl Harbour europeo”. Esagerazioni? Forse, ma alla fine ha fatto di più la piccola Danimarca che ha deciso di consegnare da subito tutti i proiettili di artiglieria dalle sue scorte all’Ucraina, come ha affermato il primo ministro danese, Mette Frederiksen, proprio al pranzo in onore dell’Ucraina tenuto alla Conferenza per la sicurezza di Monaco

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