Se il parlamento cambierà la Costituzione e se gli alleati forniranno le risorse economiche e materiali per renderlo possibile, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è pronto a indire elezioni nel mezzo del conflitto. Lo ha annunciato lo stesso Zelensky nel corso di un’intervista in cui, per la prima volta, ha aperto alla possibilità di un voto per rinnovare il parlamento e per la rielezione del presidente nel 2024.

Le elezioni parlamentari sono fissate per questo ottobre e quelle presidenziali per l’inizio del 2024, ma la legge ucraina vieta di organizzare elezioni mentre è in vigore la legge marziale. Fino ad oggi, Zelensky aveva sempre ribadito che sarebbe stato impossibile votare prima della fine della guerra. Ora, però, sembra aver cambiato idea. E nella stessa intervista ha parlato anche, di nuovo per la prima volta, di una demilitarazzazione per via «politica» della Crimea, quando le truppe ucraine saranno alle porte della penisola occupata.

Un annuncio atteso

Era dall’inizio dell’estate che nei corridoi della Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, si rincorrevano voci su possibili elezioni anticipate e i magri risultati della controffensiva lanciata a giugno hanno accentuato ancora di più questi sospetti. Zelensky ha promesso la riconquista di tutto il territorio nazionale occupato dai russi, Crimea compresa, ma nonostante le avanzate sul campo, l’ultima, la liberazione dell’importante villaggio di Rabotyne, confermata ieri mattina dal ministero della Difesa, sembra sempre più difficile che gli ucraini riusciranno a raggiungere questo obiettivo per via militare.

Per evitare di andare elezioni dopo essere stato costretto a rimangiarsi le sue promesse, sostenevano molti, Zelensky avrebbe puntato a un voto il prima possibile, per farsi rieleggere mentre la sua popolarità è ancora ai massimi livelli e utilizzare poi il mandato popolare per gestire con la massima libertà la fase successiva del conflitto. Con una vittoria elettorale alle spalle, potrebbe sia chiedere nuovi sacrifici alla popolazione, sia aprire ai negoziati da una posizione politica di forza.

Le difficoltà

Le difficoltà di portare milioni di ucraini al voto nel mezzo di un conflitto sono enormi. Oltre sette milioni di ucraini si trovano fuori dal paese e altrettanti hanno abbandonato le loro abitazione e sono diventati rifugiati interni. Zelensky ha già detto che l’Ucraina non dispone dei mezzi per consentire loro di votare a distanza: alle ultime elezioni, gli uffici elettorali avevano dovuto occuparsi di appena un milione e mezzo di rifugiati interni e di poco più di mezzo milione di residenti all’estero.

Gli alleati, ha detto Zelensky, dovranno fornire sia le risorse economiche che quelle logistiche per rendere possibile il voto: «Non intendo spendere un soldo del denaro già allocato alle spese militari». C’è poi il problema dei territori occupati e di quelli vicino al fronte, dove le operazioni di voto saranno impossibili o comunque molto difficili. E infine c’è la questione di come far votare i soldati impegnati nei combattimenti. «Nessuno mi ha ancora concretamente mostrato come far votare rifugiati e soldati al fronte», ha detto Zelensky.

Manovre politiche

Nel 2024 ci saranno le elezioni presidenziali in Russia e, anche se il risultato appare scontato, Zelensky sembra conscio dell’effetto mediatico negativo che avrebbe presso le opinioni pubbliche degli alleati vedere rinviate le elezioni nel suo paese. L’apertura sulla possibilità di un voto è arrivata proprio in risposta a una domanda sul senatore americano Lindsey Graham, che pochi giorni fa aveva suggerito agli ucraini di fare di tutto per tenere regolari elezioni.

Ma ci sono anche altre ragioni che spingono Zelensky ad accelerare. «Con il comandante in capo delle forze armate Valery Zaluzhny impegnato a condurre la guerra, Zelensky al momento non ha rivali. Il suo team capisce che questo stato di cose può cambiare», ha detto Volodymyr Fesenko, analista politico e direttore del centro studi Penta di Kiev.

Tra un anno, figure al momento popolari ma prive di una macchina politica, come il presentatore e organizzatore di volontari Serhiy Pritula e l’ex consigliere Oleksii Arestovych, potrebbero diventare rivali ben più pericolosi. Anche l’ex presidente e oligarca Petro Poroshenko, al momento al minimo nel gradimento dei sondaggi, potrebbe tornare competitivo, in particolare se Zelensky dovesse rinunciare apertamente agli obiettivi politici e militari dichiarati fino a questo momento.

Mentre i suoi avversari hanno tutto da guadagnare dall’attesa, Zelensky rischia invece di vedere erodere il suo consenso ogni mese che passa. Non solo a causa della mancanza di risultati militari e per la necessità di nuove e impopolari mobilitazioni, che il governo ha già iniziato a suggerire, ma anche per via degli scandali di corruzione che colpiscono la sua amministrazione e che non accennano a fermarsi.

L’ultimo riguarda la fornitura di indumenti invernali per le forze armate, che ha nuovamente coinvolto il ministro della Difesa Oleksii Reznikov, stretto alleato di Zelensky che lo ha già protetto da diverse inchieste che hanno portato alle dimissioni di alcuni dei suoi più stretti collaboratori (una riguardava l’acquisto di uova al prezzo di 50 centesimi di euro l’una). A queste condizioni diventa chiaro perché Zelensky ha aperto alla possibilità di fare qualcosa che, fino ad ora, in Europa nessuno aveva mai tentato: tenere elezioni mentre il proprio paese è invaso da una potenza straniera.

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