Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky andrà la prossima settimana a Washington per cercare di rafforzare l’appoggio americano al suo paese che, soprattutto al Congresso, appare sempre più traballante. Nel frattempo, il leader nordcoreano Kim Jong Un prolunga la sua visita in Russia, dove sta discutendo con Putin la possibilità di scambiare munizioni per aiuti umanitari e tecnologici.

In questo quadro in cui i contendenti cercano di procurarsi in ogni dove armi e munizioni per un conflitto che sembra sempre più destinato a essere lungo e costoso, arriva la conferma di una nuova visita in Russia dell’inviato di papa Francesco, cardinale Zuppi: uno dei pochi tentativi di mediazione in corso in queste settimane, ma le cui possibilità di riuscita appaiono sempre più esili.

Zelensky e i repubblicani

Mercoledì prossimo, Zelensky parlerà all’Assemblea generale delle Nazioni unite di New York. Subito dopo, hanno rivelato fonti americane, si recherà a Washington dove incontrerà Biden e incontrerà a porte chiuse una serie di leader del congresso. Sarà un viaggio molto diverso da quello dello scorso dicembre, segnato da un’accoglienza trionfale in Senato, a cui Zelensky aveva fatto dono di una bandiera utilizzata dai difensori dell’acciaieria Azovstal di Mariupol.

Il sostegno all’Ucraina è sempre più un tema controverso e nella destra del Partito repubblicano la fronda contraria a ulteriori aiuti sta crescendo. Soprattutto alla Camera, l’opposizione degli oltranzisti sostenitori di Donald Trump getta un’ombra di incertezza sul prossimo pacchetto di aiuti da 24 miliardi di dollari che Biden si prepara a chiedere.

Come ha dimostrato il viaggio del segretario di Stato Antony Blinken la scorsa settimana Kiev, la Casa Bianca non ha dubbi sulla necessità di sostenere l’Ucraina. Per questa ragione per Zelensky saranno fondamentali gli incontri con i leader del congresso, che dovrà riuscire a persuadere dell’importanza di continuare a sostenere il suo sforzo militare, nonostante gli scarsi risultati ottenuti fino ad ora dalla controffensiva lanciata a giugno.

Con ogni probabilità, Biden informerà Zelensky anche a proposito della sua decisione sull’invio in Ucraina dei missili Atacms a lungo raggio (circa 300 chilometri). Fino ad ora, Washington aveva sempre riufiutato di consegnare queste armi, in grado di colpire in profondità nel territorio della Russia.

Putin e Kim

La situazione di Putin è speculare a quella di Zelensky, anche se superficialmente le sue difficoltà appaiono minori. La visita del leader norcoreano Kim al “compagno” Putin, come lo ha chiamato al suo arrivo, sta procedendo a gonfie vele, tra visite a cosmodromi e fabbriche di jet. Sono ormai quattro giorni che il leader nordcoreano si trova in Russia, una visita di durata senza precedenti. Putin, in risposta, ha accettato un invito a visitare la Corea del Nord nel prossimo futuro. 

Quali accordi concreti i due paesi stanno raggiungendo dietro le quinte resta però materia di speculazione in assenza di proclami ufficiali. L’obiettivo di Putin è quello di ottenere dalla Corea del Nord munizioni per l’artiglieria. La Russia, infatti, produce meno di un quinto delle munizioni che consuma (Kiev e i suoi alleati hanno lo stesso problema).

Nataliya Plaksiienko-Butyrska, esperta di asia orientale basata a Kiev, dice che è molto difficile avere un’idea di quante munizioni il Cremlino riuscirà ad ottenere e quindi quali conseguenze avranno questi accordi sul campo di battaglia: «Molto dipenderà dal prezzo che Putin sarà disposto a pagare». Se offrirà solo cibo e altri aiuti umanitari ed energetici per fronteggiare la carestia scoppiata in Corea del Nord dopo la chiusura delle frontiere in seguito alla pandemia, allora è probabile che i quantitativi saranno ridotti. Se invece ci sarà un trasferimento di tecnologie, in particolare sul programma spaziale e missilistico, allora le cose potrebbero essere diverse.

Ma anche questo scenario rischia di rivelarsi problematico per il Cremlino. «Fino ad ora la Corea del Sud, che è il settimo esportatore di armi al mondo, ha esitato a rifornire l’Ucraina perché temeva in risposta una maggiore cooperazione militare tra Russia e Corea del Nord», spiega Plaksiienko-Butyrska. Se la Russia per prima dovesse fornire a Kim tecnologie militari questa esitazione potrebbe venire meno.

Zuppi torna a Mosca

Mentre Ucraina e Russia vanno a caccia di armi, il Vaticano prosegue nel suo tentativo di mediazione diplomatica. Ieri, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha annunciato che Mosca è pronta ad accogliere il cardinale Matteo Zuppi, l’inviato di papa Francesco che ieri si trovava a Pechino per facilitare il dialogo tra Russia e Ucraina in vista di accordi umanitari e di pace. Per Zuppi si tratterebbe del secondo viaggio in Russia dopo quello avvenuto lo scorso giugno. 
La sua è una missione difficilissima. La popolarità di papa Francesco è ai minimi sia tra l’establishment di Kiev che tra la popolazione in generale e sui media ucraini il pontefici viene regolarmente accusato di parteggiare per la Russia o, nel migliore dei casi, di ripetere punti chiave della sua propaganda.

Al summit per la pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, che si è svolto questa settimana a Berlino, Zuppi aveva provato a correggere la percezione di un Vaticano equidistante dai due paesi in conflitto. La fine del conflitto, aveva detto, dev’essere quella «scelta dagli ucraini». Ma l’ostilità di Kiev persiste. Difficilmente un’accoglienza con tutti gli onori dell’inviato papae a Mosca potra cambiare questo stato di cose, almeno nel breve periodo.

© Riproduzione riservata