Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la prima serie dedicata alla sentenza della corte d'assise di Bologna che ha condannato all'ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna, il Blog mafie pubblica una seconda serie che si concentra sul ruolo dei mandanti


Un tentativo di ricompattamento della destra neofascista, sia pure in modo innovativo rispetto al passato, fu perseguito anche dagli ex ordinovisti Sergio Calore e Paolo Aleandri attraverso la costituzione del movimento Costruiamo l'Azione, che negli anni 1978 e 1979 costituì un punto di riferimento assoluto per tutta l'eversione di destra.

La storia di tale pur breve esperienza è, quindi, fondamentale per comprendere quale strategia avesse assunto la destra eversiva nel biennio precedente la strage di Bologna e perché proprio quella fase venne contrassegnata da un ritorno alla linea dello stragismo.

Essa può essere ricostruita in modo assai fedele sulla base delle dichiarazioni rese dai due ex militanti "pentiti" Sergio Calore e da Paolo Aleandri, sulla cui credibilità si sono espresse diffusamente la sentenza della Corte di Assise di Bologna in data 11.7.1988, la sentenza "Cavallini" (per quest'ultima, cfr. pagg. 74 e segg.) ed anche altre sentenze. […].

Calore era stato arrestato ben prima della strage di Bologna (17.12.1979) ed anche Aleandri si era già dissociato dal movimento nel 1979, in circostanze del tutto peculiari, essendo stato vittima di ben due sequestri di persona ( cfr. quanto narrato dal testimone all'udienza del 9.7.2021).

Inoltre, le loro dichiarazioni hanno trovato innumerevoli elementi di riscontro.

Sono molteplici i verbali di interrogatorio resi da Sergio Calore acquisiti al processo ai sensi dell'art. 512 c.p.p., essendo lo stesso stato ucciso [in nota: Sergio Calore venne barbaramente assassinato il 6.10.2010 nella sua abitazione di Guidonia, mediante 30 colpi di piccone e con il taglio della gola. Egli pagò con la vita la scelta di avere collaborato con l'autorità giudiziaria.]

Egli riferì che, subito dopo la cattura di Concutelli, si attivò per cercare di ricompattare il movimentismo di estrema destra, organizzando adunanze nei pressi della metropolitana della Magliana, a cui partecipavano vari militanti. In seguito a specifiche indicazioni ricevute da Concutelli, egli contattò anche Massimiliano Fachini.

Nel frangente, si cercò di stabilire delle sfere di competenza territoriale, attribuendo a Fachini il Nord Italia, a Calore stesso il Centro ed a Castori le regioni del Sud.

Il 25 aprile 1977 egli si recò a Londra con Massimiliano Fachini per incontrare Clemente Graziani, leader di ON espatriato al tempo della messa fuorilegge di O.N., per renderlo partecipe di tale piano di riorganizzazione (cfr. verbale di dichiarazioni rese al pm di Firenze il 26.2.1984).

Il progetto politico di Calore era di reperire ex ordinovisti che fossero disponibili ad intraprendere la "lotta armata".

Tuttavia, Graziani, che parlava anche a nome degli altri militanti espatriati, non appoggiò il progetto del Calore, poiché riteneva che dopo l'omicidio del giudice Occorsio, che aveva finito col disgregare Ordine Nuovo, occorresse riportare il movimento in un alveo di legalità.

Rientrato in Italia, Calore continuò a cercare militanti che condividessero la sua linea politica e, in tempi diversi, si assicurò l'adesione al progetto di Signorelli, Fachini, Aleandri e De Felice. (cfr. verbale di interrogatorio in data 9.12.1982 avanti al G.I. V. Imposimato).

Fu così che nel corso dell'estate 1977, a Tivoli e a Roma, egli iniziò a lavorare per creare la rivista, il cui primo numero venne pubblicato poco dopo.

La rivista venne curata soprattutto da lui e da Paolo Aleandri, ma vi collaborarono in diversa misura anche Paolo Signorelli e Fabio De Felice. Da quel momento gli incontri tra i soggetti sopra citati si intensificarono. Essi si riunivano presso l'abitazione di De Felice o presso quella di Semerari (interrogatorio del 9.12.1982 cit.).

Il movimento cercò inizialmente di creare delle sinergie con altri gruppi eversivi. Calore riferì di una riunione avvenuta nel febbraio 1978 a Poggio Catino, presso la casa di De Felice, a cui presenziarono lui stesso, Fiore, Adinolfi, Spedicato, Pau, Fachini e Raho.

Lo scopo dell'incontro era stabilire una forma di coordinamento fra Cla e Terza Posizione, che era appena sorta dalle ceneri di Lotta Studentesca (cfr. il verbale di dichiarazioni rese al pm di Firenze il 1.3.1984).

Aggiunse che con Fiore e Adinolfi ebbe altri incontri finalizzati a coordinare le attività del suo gruppo con quelle di Terza Posizione, sia pure senza esito (cfr. verbale di interrogatorio al G.!. di Bologna il 30.8.1983).

Pertanto, nonostante la frammentazione esistente e l'apparente differenziazione delle impostazioni ideologiche, vi era un grande fermento e plurime erano le relazioni di collaborazione tra militanti di diversa appartenenza, soprattutto al momento di assumere delle decisioni sul piano operativo.

Vi era poi una sorta di intercambiabilità tra i militanti. Calore riferì che all'interno dei diversi gruppi nati dopo lo scioglimento di Ordine Nuovo, come La Fenice, Costruiamo l'Azione, Lotta Studentesca, Terza Posizione, Organizzazione Lotta di Popolo e Gruppi di Azione Ordinovista spesso si trovavano le stesse persone.

Calore spiegò anche la c.d. "strategia dell'arcipelago", una teoria che egli e Aleandri avevano concepito, quella cioè di sviluppare una serie di iniziative che fossero "formalmente indipendenti l'una dall'altra, ma in realtà collegate da un discorso politico centrale, da una serie di parole d'ordine che potevano essere inviate attraverso le varie sigle a cui si poteva fare riferimento" (cfr. verbale di dichiarazioni rese davanti alla Corte Assise Bologna, all'udienza del 9 .l 2. l 987).

Dunque, occorreva escogitare un'esperienza rivoluzionaria all'interno della quale ogni gruppo avesse libertà ed autonomia nell'azione, ma vi fosse poi un coordinamento capace di impartire direttive e stabilire linee programmatiche, in modo da assicurare una sorta di unità di intenti a ciò che invece appariva il frutto dell'attività di gruppi tra loro distinti. […].

Come anticipato, lo scopo inizialmente perseguito dal gruppo fu quello di ottenere consensi, attraendo nuovi giovani attraverso l'attività di proselitismo e indottrinamento, e in particolare propugnando la necessità della lotta armata non già più rivolta contro gli avversari politici, ma piuttosto contro le istituzioni dello Stato (forze dell'ordine, magistrati, ecc.), così come avevano fatto prima di loro le Brigate Rosse. Il proposito era anche quello di acquisire una sorta di egemonia a livello nazionale, inaugurando il compimento di nuove azioni terroristiche.

Si arrivò così al compimento di alcuni attentati nel corso dell'anno 1978.

In merito a tale momento Sergio Calore ha spiegato quanto segue:

«Nel corso del mese di giugno 1978 Fachini sollecitò la iniziativa di mettere in atto una campagna di attentati che non dovevano essere rivendicati al fine di verificare il grado di rispondenza dell'ambiente ad un eventuale discorso politico militare che egli aveva intenzione di sviluppare d'accordo anche con noi, parallelamente a Costruiamo l'Azione. Questi attentati avvennero nel corso del mese di luglio. Circa quanto so più specificamente di questi attentati, già ho riferito in precedenza. La mancata rivendicazione degli attentati rispondeva allo scopo di rendere possibile la diffusione delle idee politiche portate avanti da Costruiamo l'Azione anche in ambienti che le avrebbero rifiutate, ove gli attentati fossero stati con la loro rivendicazione riferiti ad un gruppo preciso (cfr. verbale di interrogatorio al pm di Firenze in data 1.3.1984, prodotto ex art. 512 c.p.p.). E ancora: "Più che altro si trattava di operare una verifica della disponibilità dell'ambiente neofascista romano a rispondere a delle sollecitazioni in termini di proposizione di obiettivi e di realizzazione di vari attentati. Da questo punto di vista, la cosa ebbe un notevole successo e in quel periodo, nel giro di un paio di mesi, noi come gruppo realizzammo direttamente una quindicina di attentati al massimo, ma in realtà ne furono compiuti da altri gruppi, che si accodarono alla campagna, colpendo anche obiettivi abbastanza omogenei ad essa, almeno una sessantina. Quindi, sostanzialmente, verificammo la disponibilità di un certo tipo di area di seguire delle direttive che arrivavano anche in maniera così indiretta». […]

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