Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza della Corte d'Assise di Milano che ha condannato all'ergastolo Michele Sindona per l'omicidio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli


Nello stesso periodo continuarono i contatti tra le persone che partecipavano alla gestione del finto rapimento (per esempio l’11 agosto si verificò una lunga telefonata tra l'utenza palermitana di Rosario Spatola e quella newyorchese di John Gambino, e si predisposero incontri a Palermo fra Sindona e persone che svolgevano un ruolo nelle vicende di questo periodo (per esempio, prima del 15 agosto si verificò contatto affinché Walter Navarra si recasse a far visita a Sindona).

Il 22 agosto Miceli Crimi partì per New York con il duplice compito di tranquillizzare i familiari di Sindona che ignoravano la natura simulata del sequestro, e di aggiornare quelli che sapevano. Egli si trattenne in Usa fino al l° settembre, e dopo un colloquio “ufficiale” con i familiari di Sindona, si incontrò a quattr'occhi con Magnoni informandolo sugli sviluppi della situazione e concordando con lui un ulteriore incontro presso il Motel Conca d’Oro di Joseph Macaluso. In quest'ultimo colloquio, svoltosi alla presenza di Salvatore Macaluso, Miceli Crimi riferì le ultime notizie in suo possesso.

Secondo Francesca Paola Longo, il viaggio era servito a Miceli Crimi anche per portare in Usa alcune delle lettere che Sindona scriveva in Sicilia fingendo di essere rapito. Tali lettere, spedite da Brooklyn, erano giunte ai destinatari il 27 agosto. Nei giorni successivi si verificarono frenetici spostamenti fra l'Italia e gli Stati Uniti di vari personaggi che partecipavano alla gestione del finto rapimento.

Il 25 agosto partì per gli Usa Salvatore Macaluso, e dopo pochi giorni Pier Sandro Magnoni convocò telefonicamente a New York Umberto Castelnuovo, il quale era stato incaricato di gestire le somme di danaro destinate a far fronte alle spese della complessa operazione in corso. Lo scopo della convocazione di Castelnuovo era quello di farlo incontrare con Salvatore Macaluso, del quale avrebbe dovuto servirsi come tramite per avere contatti con Sindona.

L’incontro, avvenuto il 2 settembre presso il Motel di Joseph Macaluso, era legato anche alla funzione di cassiere svolta dal Castelnuovo, al quale in quell'occasione Magnoni diede l'incarico di preparare alcuni assegni a favore di Joseph Macaluso, assegni che pochi giorni dopo vennero consegnati a Lugano a un figlio di quest’ultimo, Vincent. Il 4 settembre Antonio Caruso dagli Stati Uniti si portò prima a Palermo, dove all'Hotel Jolly si incontrò con Salvatore Macaluso), e poi a Roma.

Secondo Miceli Crimi, in uno dei suoi viaggi Caruso aveva portato a Sindona una macchina per scrivere di tipo americano, da utilizzare nella messinscena del finto rapimento per redigere i messaggi dei “sequestratori”. Il 6 settembre giunse a Palermo anche John Gambino, accompagnato da un'amica, Mixie Ritz, con la quale prese alloggio all'Hotel Villa Igiea, in una stanza, la 404, prenotatagli da Rosario Spatola. Il giorno stesso del suo arrivo telefonò nell'ufficio di New York della E. A. Consultants di Pier Sandro Magnoni, il quale non diede mai una spiegazione di tale telefonata.

Il 7 settembre giunse in Europa anche Vincent Macaluso, figlio di Joseph: arrivò a Milano in a reo, proseguì per Lugano dove prese alloggio all'Hotel Excelsior. Qui fu raggiunto da Umberto Castelnuovo che gli consegno 50.000 dollari in assegni datati 10 settembre 1979 ed intestati a Joseph Macaluso, emessi dall’U.b.s., di Chiasso sul conto che il Castelnuovo aveva aperto dietro istruzioni di Sindona e di Magnoni e· con denaro fornito da quest'ultimo.

Un ulteriore consegna di danaro proveniente dallo stesso conto venne effettuata dal Castelnuovo, ad un altro emissario di Sindona, il giorno 11 settembre.

Infatti Vincenzo Spatola, proveniente da Palermo, in quel giorno si incontrò a Losanna con il Castelnuovo, ricevendo 100.000 dollari, dopo essersi fatto riconoscere mostrando la copia di un settimanale.

A quell’incontro evidentemente si riferivano alcune delle annotazioni sul bigliettino sequestrato a Vincenzo Spatola al momento dell'arresto: sul bigliettino, infatti, erano indicati gli elementi utili per poter incontrare il Castelnuovo, oltre al numero di telefono dell'albergo di Palermo dove era alloggiato John Gambino e il numero della sua stanza. Effettuata la consegna del danaro, il Castelnuovo ne aveva subito informato telefonicamente il Magnoni, ricevendone l'approvazione.

Nei giorni seguenti Michele Sindona soggiornò a Palermo, intrattenendo relazioni con i diversi personaggi che provvedevano a tutte le esigenze organizzative della messinscena in atto; in particolare, si incontrò anche con Walter Navarra il quale si era portato appositamente a Palermo il 13 settembre e aveva visto anche John Gambino. Nel frattempo, per incarico di Sindona, Joseph Miceli Crimi dopo essersi incontrato a Roma con Walter Navarra si recò ad Arezzo per avere un colloquio con Licio Gelli al fine di rappresentargli le necessità finanziarie di Michele Sindona e dei suoi familiari, e di chiedergli aiuto.

Dopo che la notte fra il 24 ed il 25 settembre dalla casa della Longo era stata chiamata l'utenza telefonica americana della famiglia Magnoni (40/149; 114/2; 125/178), il mattino del 25 Michele Sindona - che intanto si era trasferito a Torretta, vicino a Palermo, in una villetta di proprietà di Antonino Terrana, suocero di Rosario Spatola - allo scopo di rendere più credibile la messa in scena del rapimento venne ferito ad una gamba con un colpo di pistola sparatogli, a sua richiesta, da Miceli Crimi con l'assistenza di John Gambino e della Longo.

Il 1 ottobre Sindona, trascorsi alcuni giorni di convalescenza nella villa di Torretta in costante compagnia della Longo e con frequentissimi contatti con John Gambino, rientrò a Palermo nella casa della stessa Longo, e da quel momento si dedicò prevalentemente, con i suoi collaboratori, alla preparazione dell'incontro di Vienna.

Il 2 ottobre John Gambino, che la sera precedente aveva preso alloggio al Motel Agip di Palermo, se né allontanò facendovi ritorno il giorno 6; poiché il 2 ottobre Rosario Spatola – abituale fornitore dei biglietti aerei impiegati dal Gambino, oltre che dal fratello Vincenzo – aveva acquistato un biglietto aereo Palermo-Milano-Palermo utilizzato per l'andata il 2 ottobre e per il ritorno il 6, è logico ritenere che ad usare quel biglietto fosse stato proprio il Gambino.

Lo stesso 2 ottobre, proprio da Milano, venne spedita allo studio romano dall’avvocato Guzzi la lettera, formata da Sindona a Palermo, con la quale i “sequestratori” davano le istruzioni per l'incontro di Vienna, e nei giorni successivi i finti rapitori telefonarono più volte allo stesso Guzzi preoccupandosi del mancato arrivo della missiva: una di queste telefonate, quella dell'8 ottobre, venne effettuata dalla Longo su incarico di Sindona e di Miceli Crimi.

Sindona, avendo cosi appreso che quella lettera spedita per posta a Guzzi non arrivava, formò una nuova lettera con un messaggio dei “rapitori”, e attraverso John Gambino, la Longo e Rosario Spatola, la fece pervenire a Vincenzo Spatola con l'incarico di recapitarla nello studio del legale a Roma. Il 2 ottobre una persona che presentò il falso passaporto a nome di Joseph Bonamico cambiò in banca a Palermo 100.000 dollari versando l'equivalente in lire sul conto di Rosario Spatola. Si trattava, verosimilmente, dei 100.000 dollari consegnati l’11 settembre a Losanna da Castelnuovo a Vincenzo Spatola.

L’8 ottobre John Gambino – intendendo accompagnare Sindona nel progettato viaggio a Vienna e ritenendo evidentemente più prudente assumere una identità meno nota della sua – ottenne dal comune di Palermo, presentando testi falsi, una carta d'identità recante la sua fotografia e le generalità di Rosario Spatola. Sempre per accompagnare Sindona in Austria, tramite Giacomo Vitale venne ricontattato lo stesso 8 ottobre Francesco Foderà, il quale accettò l’incarico e per poterlo svolgere chiese subito una settimana di ferie. Il medesimo giorno, e chiaramente in vista delle esigenze del viaggio, John Gambino dal Motel Agip di Palermo telefonò a Francesco Fazzino a Nichelino (Torino).

Come convenuto, la sera dell'8 ottobre Sindona e Gambino lasciarono la casa della Longo dopo averle affidato una busta contenente il messaggio dei “rapitori” all’avvocato Guzzi e le istruzioni per l’incontro di Vienna, con l'incarico di consegnare il plico a Rosario Spatola il quale a sua volta doveva affidarlo, per il recapito, al fratello Vincenzo. I due, quindi, insieme al Foderà partirono in aereo da Palermo per Milano utilizzando, al solito, biglietti acquistati da Rosario Spatola, e da qui proseguirono per l'Austria a bordo dell’automobile guidata da un uomo con il quale, in seguito ad appuntamento, si erano incontrati a Milano.

La notte fra l’8 ed il 9 ottobre la comitiva alloggiò nelle vicinanze di Vienna, e Gambino telefonò alla Longo per informarla che «erano usciti dall'Italia e che stavano bene». Il 9 ottobre Gambino, informato telefonicamente che Vincenzo Spatola era stato arrestato mentre recapitava il plico di Sindona nello studio dell'avvocato Guzzi, rientrò in Italia con l'uomo dell'automobile incontrato a Milano, lasciando in Austria Sindona e Foderà, e prese alloggio, nella notte fra il 9 e il 10 ottobre, all’Hotel Scala di Bolzano.

È certo che l’uomo che si incontrò a Milano la sera dell’8 ottobre con Sindona, Gambino e Foderà, che li accompagnò in Austria con la propria automobile e ritornò il giorno seguente in Italia assieme al Gambino alloggiando poi all'Hotel Scala di Bolzano, era Francesco Fazzino.

Infatti: Miceli Crimi ha dichiarato che il viaggio in Austria era stato fatto da Sindona, Gambino, Foderà e da una quarta persona procurata da Gambino; Sindona al dibattimento ha riferito che, giunti a Milano in aereo, avevano proseguito il viaggio verso l’Austria con l’automobile guidata da un uomo, amico di Gambino e con il quale costui aveva preso appuntamento; John Gambino attraverso gli Spatola, era imparentato con il Fazzino, e il giorno 8 ottobre, durante i frenetici preparativi per la partenza verso l’Austria, aveva telefonato all’utenza dello stesso, in Nichelino, vicino a Torino; al ritorno dall’Austria trascorsero la notte all’Hotel Scala di Bolzano il Gambino, il quale utilizzò la falsa carta d'identità recante le generalità di Rosario Spatola, e un uomo che si registrò con un documento di identità intestato appunto a Francesco Fazzino; pochi giorni prima, e mentre anche il Gambino si trovava a Milano, il Fazzino aveva preso parte all'attentato incendiario alla abitazione milanese di Enrico Cuccia, eseguito per incarico di Sindona.

L'arresto di Vincenzo Spatola, e soprattutto il sequestro da parte delle autorità del messaggio dei “rapitori” diretto a Guzzi, resero a quel punto inattuabile il progettato incontro di Vienna, e indussero Sindona a rientrare negli Stati Uniti. In un primo momento, e cioè l’11 ottobre, il rientro di Sindona in Usa era previsto per il giorno successivo con il volo Lufthansa 752 da Monaco a Francoforte e con il volo 741 da Francoforte a New York.

Sindona volò davvero da Monaco a Francoforte il 12, ma ritardò di un giorno la partenza per New York, dove giunse alle 18,40 del 13 ottobre. Sull'aereo compilò la dichiarazione doganale necessaria per l'ingresso negli Stati Uniti, sottoscrivendo con il nome di Joseph Bonamico il relativo modulo, sul quale poi l’Fbi, rivelò le sue impronte digitali.

La traccia per cercare indizi della presenza di Sindona su quel volo era giunta dal bigliettino sequestrato a John Gambino dalla polizia la sera del 12 ottobre, sul quale compariva, fra l’altro, l’annotazione: «741 – Sabato – Francoforte». Il significato di questa annotazione era divenuto chiaro quando il 21 ottobre, in seguito ad una perquisizione eseguita nella cella dove era detenuto Rosario Spatola, era stato sequestrato allo stesso un appunto scritto di suo pugno su un tovagliolino di carta, evidentemente destinato ad essere trasmesso all'esterno e reso noto al fine di scagionare il fratello Vincenzo.

Nell’appunto Rosario aveva scritto, fra l’altro, che Sindona «quando a sentito che avevano arrestato Spatola, subito si sposta in Germania a Francoforte e da li subito poi è ripartito per l’America che dopo due giorni arrivato in America ci e stato il colpo di scena». Sindona, giunto a New York il 13 ottobre, venne ospitato e nascosto da Rosario Gambino, fratello di John, e ricomparve il 16 ottobre.

Anche Joseph Miceli Crimi – il quale per partecipare all'incontro o per essere vicino all'amico aveva progettato di recarsi a Vienna con lo stesso volo che, secondo le istruzioni, avrebbe dovuto essere utilizzato dai legali di Sindona – modificò il suo programma e partì alla volta di New York. John Gambino, partito il 10 ottobre da Bolzano dopo avere pernottato all’Hotel Scala, giunse la sera stessa al Motel Agip di Palermo, dove il giorno 12 fu fermato per accertamenti, venendo quindi rilasciato.

Il 14 ottobre egli si presentò a Fiumicino per imbarcarsi per New York e, pur essendo in possesso di regolare passaporto, mostrò in dogana un passaporto scaduto, come per far constare alla polizia la sua presenza in Italia, e dopo essere stato respinto trascorse la notte fra il 14 ed il 15 all’Hotel Regina di Roma. Poi fece perdere le sue tracce, rientrando evidentemente per altre vie negli Stati Uniti.

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