Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra


AVV. COPPI: lei ha parlato con MESSINA DENARO, poi del processo ANDREOTTI, ricorda se MESSINA DENARO le disse che ANDREOTTI aveva sbagliato a non riconoscere la sua amicizia con i SALVO?

SINACORI V.: sì, me lo disse, difatti...

AVV. COPPI: oh! In che cosa consisteva l'errore?

SINACORI V.: l'errore consisteva nel fatto che ANDREOTTI non aveva ammesso la conoscenza con... con i SALVO.

AVV. COPPI: sì, ma perché era uno sbaglio...

(...)

SINACORI V.: ...se lui diceva che se ANDREOTTI avrebbe ammesso questo conoscenza, non sarebbe partito neanche il processo (…) perché i SALVO era una persona incensurata, e ANDREOTTI non è che poteva sapere se i SALVO erano mafiosi, o non erano mafiosi.

AVV. COPPI: va bene. Senta, a lei risulta che le richieste di "COSA NOSTRA", di uomini di "COSA NOSTRA", venivano trasmesse sempre attraverso i cugini SALVO, al Senatore ANDREOTTI, secondo quello che lei ha appreso ovviamente...

SINACORI V.: no, a me questo...

AVV. COPPI: (...) o le risulta che i SALVO abbiano messo direttamente in contatto, persone di "COSA NOSTRA", con il Senatore ANDREOTTI?

SINACORI V.: a me mi risulta, per come mi è stato detto, e come ripeto da... dal SANGIORGI e da MATTEO MESSINA DENARO, che i SALVO conoscevano ANDREOTTI, questo mi risulta a me, e questo ho detto.

(...)

AVV. COPPI: lei ha detto che MATTEO MESSINA DENARO, le disse che i SALVO conoscevano il Senatore ANDREOTTI, adesso vorrei sapere, sempre MATTEO MESSINA DENARO, le disse anche che i cugini SALVO, presentavano, mettevano in contatto direttamente con il Senatore ANDREOTTI, persone di "COSA NOSTRA"...

SINACORI V.: no...

AVV. COPPI: ...che volevano conoscere il Senatore ANDREOTTI?

SINACORI V.: ...no, questo non me lo disse.

AVV. COPPI: non glielo ha detto. Oh! Lei ha parlato con MATTEO MESSINA DENARO, solo di fatti che questo MATTEO MESSINA DENARO conosceva direttamente, o ha parlato anche di fatti che MATTEO MESSINA DENARO conosceva attraverso altre fonti?

SINACORI V.: MATTEO MESSINA DENARO, mi parlava di fatti (...) che lui aveva saputo da suo padre.

(...)

AVV. COPPI: benissimo. A lei risulta che i SALVO, dopo la morte di BONTADE, l'uccisione di BONTADE, passarono tra le fila dei corleonesi?

SINACORI V.: sì.

AVV. COPPI: i SALVO misero a disposizione dei corleonesi tutte le loro conoscenze, lei ha detto questa mattina, compreso anche quella di IGNAZIO SALVO dopo di che...

VOCE: no, no, di ANDREOTTI.

AVV. COPPI: scusi, co... certo, compresa, compresa anche quella di ANDREOTTI, dopo di che IGNAZIO SALVO, venne ucciso. Può indicarci il periodo di tempo in cui sarebbe avvenuta

questa messa a disposizione del Senatore ANDREOTTI da parte di IGNAZIO SALVO ai corleonesi?

SINACORI V.: dall'82 fino a quando è morto IGNAZIO SALVO.

AVV. COPPI: quindi lei conferma che IGNAZIO SALVO, avrebbe messo a disposizione di TOTO' RIINA e dei corleonesi, tutte le sue conoscenze, compresa anche quella del Senatore

ANDREOTTI, è d'accordo?

SINACORI V.: sì.

AVV. COPPI: ecco, allora senta, io le contesto, che per ben due volte, nel verbale del 20 febbraio del 1997, lei ha detto esattamente il contrario, le leggo i punti (...). Alla pagina 29, il Pubblico

Ministero le fa questa domanda: (...) "qual era il vostro rapporto con i SALVO? Perché ritengo secondo logica, che anche queste conoscenze dei SALVO, quindi prima fra tutte questa con l'Onorevole ANDREOTTI, dovesse essere messa a vostra disposizione", lei risponde: "secondo la logica dovrebbe essere così, ma non è mai stata così, per quello a mia conoscenza". Adesso passiamo a pagina 36, (...) il Pubblico Ministero le chiede: "quindi non sa, non sa altro? Ma le chiedo allora questi rapporti tra i SALVO ed ANDREOTTI", lei risponde: "c'erano", "sì ed erano stati - Pubblico Ministero - per quello che lei sa, messi a disposizione? Ossia erano stati utilizzati da «COSA NOSTRA»?" "Io credo di sì, però a me non risulta dottore, io credo di sì, perché come le ho detto poco fa", il Pubblico Ministero gli dice: "no, lei per conoscenze personali, non...", SINACORI: "non lo so".

(…)

AVV. COPPI: quindi sono due cose completamente diverse, oggi si dice che la conoscenza di ANDREOTTI è stata messa a disposizione di TOTO' RIINA e dei corleonesi, allora, una volta lo ha escluso, e la seconda volta ha detto: "credo di sì, ma personalmente non ne so niente"...

(...)

PRESIDENTE: allora, lei che cosa ha da dire su quello che lei ha dichiarato in precedenza e che l'Avvocato Coppi le ha letto, dica!

SINACORI V.: io ho detto che quello che so io, dei rapporti di ANDREOTTI, (...) con IGNAZIO SALVO, l'ho saputo da TANI SANGIORGI, e MATTEO MESSINA DENARO, loro mi dicono che si conoscono, che TANI SANGIORGI, nel '93 mi dice, nel '93 mi dice che i rapporti ci sono, (...) tra IGNAZIO SALVO e il Senatore ANDREOTTI, stessa cosa mi dice il MATTEO MESSINA DENARO, io me ne vado dietro (...) le cose che mi dicono queste due persone, io non ho mai detto che io so cose specifiche (...) del Senatore ANDREOTTI, io non lo conosco il Senatore ANDREOTTI.

PRESIDENTE: la domanda è un'altra, cioè se la conoscenza di ANDREOTTI, del Senatore ANDREOTTI da parte dei (...) SALVO, fu messa a disposizione dei corleonesi...

(...)

SINACORI V.: ...allora, quello che dico io, è che non mi risulta personalmente, però ho fatto io poco... innanzi... avevo fatto la premessa, che siccome IGNAZIO SALVO, erano prima con STEFANO BONTADE e TANINO BADALAMENTI, e loro tramite IGNAZIO SALVO avevano i rapporti con ANDREOTTI, successivamente alla guerra di mafia, e quindi nel momento in cui TOTO' RIINA si mette nelle mani ai SALVO, si mette in mano ai SALVO, per me è automatico...

AVV. COPPI: ma glielo dissero o è una...

SINACORI V.: no, no...

AVV. COPPI: ...sua deduzione?

SINACORI V.: ...no, non me lo dissero.

(...)

[...]

L’inesattezza nella quale è incorso il Sinacori, sostenendo di avere sentito che il Buscetta era stato tratto in arresto mentre si trovava in un villino di proprietà di Antonino Salvo, è frutto di una sovrapposizione di ricordi tra la notizia della cattura del Buscetta e la notizia che l’autorità giudiziaria aveva accertato che costui aveva trascorso parte della sua latitanza in un immobile avente caratteristiche del tutto analoghe a quelle descritte dal Sinacori. Si tratta di un’incertezza mnemonica dovuta al lungo tempo trascorso, la quale non incide sulla complessiva attendibilità del collaborante.

Quanto alla credibilità soggettiva ed al disinteresse del Sinacori, può formularsi un giudizio pienamente positivo, sulla base delle argomentazioni sviluppate nel paragrafo 3.

La suesposte affermazioni da lui compiute presentano un contenuto rappresentativo caratterizzato da notevole ricchezza di dettagli e precisione di riferimenti, oltre che da coerenza logica e da spontaneità di espressione.

Deve, inoltre, riconoscersi l’affidabilità delle dichiarazioni de relato dal collaboratore di giustizia, che hanno ad oggetto circostanze comunicategli da un altro esponente di vertice di "Cosa Nostra", come Matteo Messina Denaro, il quale riponeva in lui una fiducia tale da soggiornare per diversi mesi, durante la latitanza, nella stessa abitazione del Sinacori, non aveva alcuna ragione per fornirgli false informazioni su un argomento estremamente delicato, e poteva avvalersi del bagaglio conoscitivo proprio del padre Francesco Messina Denaro, inserito ai massimi livelli dell’organizzazione mafiosa.

Dal contenuto rappresentativo delle dichiarazioni del Sinacori vanno, evidentemente, escluse le sue deduzioni, quali sono state enucleate nel corso del controesame. Ciò vale, segnatamente, per la circostanza che i Salvo abbiano “messo a disposizione” dei “corleonesi” la loro conoscenza del sen. Andreotti. Le risposte fornite dal collaboratore di giustizia a fronte delle contestazioni della difesa hanno, infatti, consentito di chiarire che egli era giunto a questa conclusione attraverso un ragionamento deduttivo che prendeva le mosse da due dati a sua conoscenza: la circostanza che il Bontate ed il Badalamenti in passato avevano intrattenuto rapporti con il sen. Andreotti attraverso i Salvo, ed il fatto che dopo la “guerra di mafia” il Riina si era “messo in mano” i Salvo.

Converge con questa ricostruzione dell’accaduto quella esposta dal collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia, esaminato alle udienze del 4 e 5 novembre 1996.

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