Nel III secolo a.C. il poeta greco Apollonio Rodio raccontava che Zeus avesse regalato a suo figlio Minosse, re di Creta, un gigante di bronzo chiamato Talos, dotato di intelligenza e capace di proteggere l’isola dagli attacchi nemici. Talos era stato programmato per svolgere un compito: difendere Creta, agendo autonomamente rispetto al controllo umano.

Sin dall’antichità l’uomo ha sempre cercato di realizzare macchine pensanti create con capacità superiori, come quelle di un dio. Se oggi chiudiamo gli occhi e pensiamo all’intelligenza artificiale, immaginiamo qualcosa di etereo, divino, che può distruggere l’uomo, ma può anche permettergli di fare scoperte straordinarie. Qualcosa di astratto: una serie di codice blu, un robot bianco, la nuvola del cloud che contiene, gestisce ed elabora i nostri dati in uno spazio indefinito.

Eppure l’intelligenza artificiale ha una natura estremamente materica, ha un legame molto forte con la terra, che viene sfruttata per estrarre i minerali critici necessari per la produzione di batterie che ne determinano l’esistenza. Finora, l’elemento fondamentale che ci permette di usare ChatGpt è il litio, definito anche “oro bianco”.

I giacimenti di questo metallo sono principalmente nelle salamoie dell’America Latina: soluzioni saline naturali ricche di minerali, che si trovano in grandi laghi salati in regioni aride o semiaride. Le più famose sono il Salar de Uyuni in Bolivia – che contiene circa il 60 per cento delle riserve mondiali di litio – il Salar de Atacama in Cile e il Salar del Hombre Muerto in Argentina.

Secondo le leggende Aymara, il Salar de Uyuni nasce dalle lacrime e dal latte materno di Tunupa, un vulcano femmina che aveva partorito un bambino che le era stato rubato. Ricordando questo antico mito, il regista australiano Liam Young ha detto che «il nostro smartphone funziona con le lacrime e il latte materno di un vulcano e che questo paesaggio – nel sud-ovest della Bolivia – è collegato a ciascuno di noi tramite fili invisibili di commercio, scienza, politica e potere». Ci sono giacimenti di litio anche in Africa occidentale e poi in Australia e in Cina, dove le riserve ammontano rispettivamente a 4,7 milioni e 1,5 milioni.

Squilibrio idrico

Il litio può essere estratto in due modi: dalle formazioni rocciose solide, utilizzando una tecnica tradizionale simile all’estrazione mineraria, o attraverso l’essiccazione di grandi laghi – come avviene in America Latina – tramite un processo di evaporazione solare. Le salamoie vengono pompate in grandi vasche dove l’acqua evapora sotto il sole, lasciando un concentrato di minerali da cui si estrae il metallo. Per ricavare il materiale in questi bacini salati occorrono 1,8 milioni di litri d’acqua per tonnellata di litio.

Nelle salamoie dell’America Latina, lo squilibrio idrico ha provocato un aumento della siccità e della desertificazione. Il rilascio di sostanze tossiche utilizzate nell’attività estrattiva ha impoverito e inquinato le falde acquifere. Nel Salar di Atacama, in Cile, l’estrazione del litio ha consumato il 65 per cento della quantità d’acqua presente, aggravando la crisi idrica che il paese stava già affrontando.

Inoltre, l’industria dell’oro bianco produce emissioni di anidride carbonica, che variano dalle 5 alle 15 tonnellate per singola tonnellata di litio estratto. Lo sfruttamento di queste terre ha un impatto molto forte sulle comunità che le abitano.

In Cile, in Bolivia e in Argentina è in atto una dura repressione delle popolazioni indigene che cercano di resistere all’imporsi delle attività estrattive nella regione. Mentre sono 100 milioni le persone nel mondo – tra bambini, donne e uomini – che lavorano in condizioni di sfruttamento all’estrazione del litio, soprattutto in Africa occidentale.

Estrattivismo

Lo svuotamento dei materiali della terra e della biosfera è strettamente connesso a un altro tipo di estrazione: la cattura e monetizzazione dei nostri dati. Maggiore è la quantità di dati che l’intelligenza artificiale richiede per funzionare, maggiore è l’energia che verrà impiegata per immagazzinarli e aggregarli. Maggiore è l’energia di cui i sistemi di Ia hanno bisogno, maggiore sarà l’approvvigionamento di minerali critici come il litio.

Questa interconnessione tra la estrapolazione dei dati personali delle persone e quella dell’oro bianco rientra nel concetto che Sandro Mezzadra, professore di filosofia politica all’Università di Bologna, definisce come estrattivismo. «Questo termine nasce in America Latina e si riferisce all’industria estrattiva in senso letterale, ai grandi progetti minerari che in quella parte del mondo sono sempre stati fattore fondamentale di integrazione all’interno del mercato mondiale sin dal XVI secolo», spiega Mezzadra.

«Successivamente, il concetto di estrattivismo assume un significato più ampio, riferendosi all’agricoltura estensiva e a come le attività estrattive determinano espulsione e spostamento di popolazioni indigene fin dagli anni Novanta. Io personalmente ho trascorso molto tempo in America Latina e ho maturato delle perplessità nei confronti di una focalizzazione esclusiva sulle attività estrattive in senso letterale. Nei primi anni Duemila ho incominciato a lavorare con una mia amica argentina, Veronica Gago, che stava facendo una serie di ricerche sulla penetrazione della finanza all’interno delle economie popolari del Sud America. Quello che emerge è la natura fortemente estrattiva del capitalismo contemporaneo».

Amazon Echo

Questo concetto viene ripreso anche nel lavoro della ricercatrice australiana Kate Crawford, che, per spiegare la correlazione tra estrapolazione e manipolazione dei dati, estrazione dei materiali e lavoro povero, ha deciso di tracciare l’intero ciclo di vita di un singolo prodotto: Amazon Echo.

Il suo progetto – che è anche un libro – si chiama Anatomia di un Sistema AI. Attraverso delle mappe viene spiegato il ciclo di Echo, dall’estrazione del litio per costruirlo fino alla fine della sua vita nelle discariche di rifiuti tossici in Pakistan e in Ghana dove si trova il cosiddetto “cimitero dell’E-Waste” che impiega circa 70mila persone, tra cui migliaia di bambini che sono costretti a raccogliere rifiuti pericolosi a mani nude per pochi centesimi al giorno.

«Le piattaforme digitali sono attori capitalisti che valorizzano e accumulano capitale attraverso operazioni estrattive», dice Mezzadra, «c’è una correlazione tra l’estrazione dei materiali e quella dei dati, ma c’è anche un elemento che differenzia queste due operazioni: le risorse naturali come il litio esistono in natura, i dati invece sono prodotti attraverso le interazioni umane. E poi c’è l’obiettivo finale che unisce i punti di queste due attività estrattive: il profitto, che ha delle ricadute immediate nel nostro quotidiano. È una costruzione di mondi al cui interno ci muoviamo e veniamo mossi, sempre più manipolati e orientati».

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