Nessun tonfo, nessuna impennata. Quello che aveva tutte le potenzialità per essere uno storico lunedì nero sulla Borsa di Parigi, si è rivelato un normale lunedì di inizio luglio. Il Cac 40, l’indice principale, dopo aver trascorso quasi tutta la giornata in positivo ha chiuso con un leggero rosso (-0,63 per cento).

Il differenziale tra Oat e Bund non si è discostato molto dai livelli di venerdì scorso, rimanendo al di sotto del 4 per cento. L’incertezza regna sovrana sulla Francia, ma i grandi protagonisti della finanza internazionale hanno festeggiato la sconfitta del Rassemblement national di Marine Le Pen e del suo delfino Jordan Bardella: pur essendo il partito più votato di Francia, non è riuscito a raggiungere la maggioranza necessaria a governare.

«Abbiamo evitato il peggio, il cordone sanitario funziona nel mio paese», ha detto a Class Cnbc, abbandonando per un attimo il linguaggio finanziario, Ludovic Subran, capo economista di Allianz, uno dei più grandi asset manager d’Europa.

Il patto di stabilità

Il mancato tonfo dei mercati si spiega con il programma di governo del Rassemblement national, che prevedeva, tra le varie cose, di incrementare la spesa pubblica con misure come la diminuzione dell’età pensionabile e la riduzione dell'Iva sull'energia.

Pericolo scampato, hanno pensato Subran e i suoi parigrado, ma allora perché i fondi non hanno comprato a manbassa titoli francesi? Per Vincent Chaigneau, di Generali Investments, «l’estrema sinistra e l’estrema destra sono state arginate, ma i risultati elettorali non sono a favore della stabilità politica né di un promettente programma di riforme».

Detto altrimenti, i risultati elettorali non permetteranno a Emmanuel Macron e al suo partito di continuare a governare come oggi, e la quantità di voti ottenuta dal Nuovo fronte popolare, tra cui spicca per seggi ottenuti la France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, difficilmente permetterà di tagliare deficit e debito pubblico, come invece previsto dal nuovo patto di stabilità Ue.

Riforma pensionistica

Per questo sui mercati c’è attesa. Se da un lato il pericolo estrema destra è stato evitato, dall’altro non è ancora chiaro quale sarà il governo dei prossimi anni e dunque le politiche economiche della Francia. La questione di fondo sono i circa 100 miliardi di aggiustamento fiscale che Parigi deve fare, se vuole rispettare le regole europee.

Il governo uscente aveva promesso di ridurre il deficit al 5,1 per cento del Pil (dal 5,5 per cento del 2023), con un taglio della spesa dello 0,3 per cento del Pil. Il programma del Nuovo fronte popolare, però, prevede di aumentare la spesa. Una delle riforme di Mélenchon è la cancellazione della riforma pensionistica (che ha incrementato l'età pensionabile da 64 a 62 anni). «Sono nella posizione di realizzarla, se dovessero osare a farla; questo sarebbe un pessimo segnale per i mercati», ha scritto Chaigneau, di Generali Investments, nel suo commento alle elezioni.

Il nuovo premier

La scelta del nuovo premier sarà quindi un indicatore importante per i mercati, per capire dove andrà la politica fiscale francese da qui in avanti. Il grande sbarramento messo in campo contro l’estrema destra ha rafforzato i partiti di sinistra, che spingono sulla spesa, e che dovranno verosimilmente realizzare qualcuna delle proposte fatte in campagna elettorale.

Per questo, oltre che a Parigi, i mercati guardano a Francoforte. Non solo in previsione di settembre, quando la Banca centrale europea potrebbe decidere di abbassare i tassi d’interesse dopo il taglio di giugno. Poco prima delle elezioni, la francese Christine Lagarde aveva tranquillizzato così i mercati: «La stabilità dei prezzi dipende dalla stabilità finanziaria e siamo attenti a questo perché fa parte del nostro lavoro e continueremo a farlo».

Frase che molti hanno interpretato come garanzia della possibile attivazione del Tpi (Transmission protection instrument), lo strumento a disposizione per comprare titoli di stato francese in caso di impennata dello spread. Per ora non ce n’è stato bisogno, ma l’incertezza del mondo finanziario è pari a quella che stanno vivendo i partiti politici in Francia in queste ore, alla ricerca di un'alchimia per far nascere il nuovo governo.

Con qualsiasi nuova maggioranza, Parigi difficilmente confermerà la sua attuale promessa di taglio della spesa pubblica. Sarà perciò chiamata a negoziare a Bruxelles il patto di stabilità. Dopo essere uscito vincitore dall’azzardo delle elezioni anticipate, la prossima sfida di Macron sarà quella di non perdere potere in Ue. Senza un governo fedele, non sarà una passeggiata.

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