A Trieste, il sindaco Roberto Dipiazza ha ordinato lo sgombero del Silos, l’edificio nei pressi della stazione centrale che in uno stato di totale fatiscenza è da anni riparo per centinaia di migranti provenienti dalla rotta balcanica. Lo ha fatto, contestano le associazioni che assistono i migranti, senza predisporre un’alternativa concreta per le persone costrette ad andarsene e per quelle che arriveranno in città nei mesi a venire.

L’ordinanza comunale stabilisce che lo sgombero dovrà essere effettuato entro il 24 giugno, ma per quella data sembra altamente improbabile che tutti i 250 posti promessi dalla prefettura per accogliere le persone presenti nel Silos saranno disponibili. La destinazione di riferimento, per ora, è l’ostello Alpe Adria, gestito dagli scout triestini, che sorge nella località di Campo sacro. Il piano originale, predisposto ad aprile nel corso di una riunione in prefettura, prevedeva di trasferire lì gli occupanti del Silos dopo un ampliamento dei posti letto, a partire dal primo luglio.

«Il signor Dipiazza intende seguire questo piano o intende semplicemente attuare un’operazione violenta di sgombero del Silos senza assicurare nulla dopo, cioè semplicemente gettando quelli che verranno in strada?», si chiede Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà (Ics).
Nel corso dell’ultima riunione in prefettura, è stato comunicato che i trasferimenti non avverranno prima che il nuovo spazio di accoglienza nella sede di Campo Sacro sarà pronto.

Ma, a differenza dei 250 posti promessi, qui i posti agibili saranno inizialmente 85, ovvero quelli già disponibili prima che la decisione di chiudere il Silos venisse presa e che finora sono rimasti inutilizzati. I posti dovrebbero diventare 150 con i lavori di ampliamento previsti a luglio, quando l’agenzia Onu per i rifugiati farà installare dei moduli prefabbricati per aumentare la capienza.
Nell’attesa che venga resa nota la data dello sgombero, la vita delle persone all’interno del Silos continua a restare sospesa, tra topi, insetti e fango. Non tutti otterranno il trasferimento. All’appello manca ancora un centinaio di posti letto da coprire, ma il comune non sembra intenzionato a mettere a disposizione altri spazi di sua proprietà, come un edificio, proposto dai comitati cittadini, a pochi passi dal Silos. Proprio questo stabile avrebbe dovuto essere inaugurato nel 2022 per ospitare un dormitorio da 100 posti letto, ma da allora è chiuso e abbandonato.

ANSA

La sorte dei migranti che non riceveranno il trasferimento a Campo Sacro è ancora incerta, e la prefettura sull’argomento non si è esposta. Chi non è riuscito a manifestare l’intenzione di chiedere asilo non ha garanzia di trovare accoglienza all’ostello, e il rischio è anche quello di rimanere in strada.
Dei 16mila arrivi a Trieste durante il 2023 conteggiati dall’associazione Linea d’Ombra Odv, un migrante su tre è stato identificato come vulnerabile. La maggior parte di loro è afgana e pakistana, e solo una minoranza, pari a circa il 30 per cento, vuole rimanere in Italia.

Per loro è necessaria una presa in carico a livello nazionale che permetta alle persone richiedenti asilo di accedere a percorsi di accoglienza più strutturati, dice Gianfranco Schiavone: «In questa situazione, senza che venga assicurata un’alta rotazione delle presenze all’interno dell’ostello, anche Campo Sacro rischia di essere solo una toppa a una problematica più grande».

Intanto, in piazza della Libertà, tra il Silos e la stazione, i volontari continuano a offrire ogni giorno pasti caldi e cure di base a chi entra in città e non sa a chi rivolgersi.

© Riproduzione riservata