L'hanno ribattezzato il Watergate greco. Un'operazione di spionaggio nei confronti di personaggi importanti del Paese, dall'esponente del partito socialdemocratico Pasok, Nikos Androulakis, fino a giornalisti come Thanassis Koukakis e Stavros Michaloudis. Tutti monitorati attraverso lo spyware Predator, capace di accedere – come abbiamo raccontato ad ottobre nelle varie puntate dell'inchiesta Predator Files - a qualsiasi contenuto del telefono, senza che la vittima possa rendersene conto. A tre anni dalla pubblicazione delle prime notizie sul Watergate ellenico, non sono ancora stati individuati i responsabili dell'operazione. I fatti che possiamo rivelare adesso, però, indicano che alcune delle vittime di Predator sono state infettate dai messaggi ricevuti da un numero telefonico molto importante: lo stesso di un uomo che all'epoca dei fatti faceva parte del governo guidato da Kyriakos Mitsotakis, ancora oggi in carica come primo ministro.

Il messaggio del nipote

È il 25 gennaio del 2021, giorno dell'onomastico di Grigoris Dimitriadis, una delle persone più potenti in Grecia: oltre ad essere segretario generale del premier Mitsotakis, nonché suo nipote, all'epoca è anche il responsabile governativo della supervisione dei servizi segreti. Il giorno dopo, tra le 20:05 e le 20:54, 11 persone che avevano inviato gli auguri a Dimitriadis (in Grecia l'onomastico è considerato molto importante) hanno ricevuto un sms proveniente dal suo numero: «Grazie mille per gli auguri , spero per te tutto il meglio». Oltre al testo, l'sms contiene un biglietto digitale di ringraziamento, una cosiddetta carta. È proprio lì che si nasconde la trappola. Se il ricevente ci clicca sopra, il suo telefono viene infettato da Predator e la vittima ne perde di fatto il controllo.

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Ad essere raggiunte da quel messaggio sono 11 persone molto influenti in Grecia. C'è Dimitris Avramopoulos, fino a due anni primo commissario europeo per le migrazioni; Vassiliki Vlachou, magistrato responsabile della sorveglianza dei servizi segreti; Michalis Karamalakis, già capo della polizia; Elina Kypraiou, vicedirettrice dell'ufficio del premier Mitsotakis; Evangelos Piteros, proprietario di un bar di Atene frequentato da politici, imprenditori e giornalisti; Giorgos Patoulis, governatore della regione dell'Attica; Spyros Karanikolas, politico del Pasok; Nikos Papathanasis, vice ministro dello Sviluppo e degli Investimenti nel governo Mitsotakis; Antonis Delatolas, editore del settimanale To Pontiki; Georgios Politis, amministratore delegato di Euroxx Securities, una delle principali società finanziarie greche; George Paterakis, imprenditore e vicepresidente della Camera di commercio greco-tedesca.

Il fatto che queste persone siano state attaccate con Predator era già stato rivelato nel novembre del 2022 dal settimanale ellenico Documento. La novità principale consiste nel numero di telefono da cui sono stati inviati gli infetti sms. E quel numero, come anticipato, coincide con quello di Dimitriadis, uomo vicinissimo a Mitsotakis, dimessosi dall'incarico di segretario generale del premier nell'agosto del 2022 per evitare "speculazioni politiche" sul caso, aveva dichiarato. Le rivelazioni sono contenute in una serie di documenti ottenuti dalla testata greca Reporters United, condivisi con Domani e gli altri partner di EIC (European Investigative Collaborations).

La guerra delle procure

Le informazioni provengono da un rapporto confidenziale realizzato dalla Dpa (l'Autorità greca per la protezione dei dati) e condiviso a luglio con la Procura di Atene, responsabile dell'indagine giudiziaria sul Watergate greco. Il 23 ottobre scorso, però, la Procura si è vista togliere dalle mani il fascicolo: la procuratrice della Corte Suprema, Georgia Adelini, nominata a luglio dal governo Mitsotakis, ha chiesto infatti che l'inchiesta venga trasferita alla stessa Corte Suprema, ordinando al contempo alla Procura di Atene di astenersi da ulteriori indagini. Una scelta assunta nel momento in cui la Procura stava per verificare se gli individui presi di mira da Predator fossero anche sorvegliati dai servizi segreti; coincidenza che avrebbe rafforzato i sospetti di un'azione diretta dal governo. Perché togliere l'inchiesta alla Procura di Atene proprio in quel momento? A questa domanda, Adelini ci ha risposto spiegando di aver preso la decisione a causa dei «ritardi nell'indagine giudiziaria» e alla «necessità di farla avanzare».

Al momento non esistono prove del fatto che sia stato davvero Dimitriadis ad inviare quegli sms. Sì, perché il 20 luglio del 2023 la Dpa ha spiegato che quei messaggi «sono stati inviati via web utilizzando carte prepagate. Una particolarmente degna di nota è che i dettagli del mittente sono stati alterati e non compatibili con il mittente reale scoperta». Insomma, i destinatari hanno visto sul loro schermo il numero di Dimitriadis pensando che il messaggio arrivasse da lui, mentre in realtà proveniva da un servizio di sms operato tramite Internet.

È possibile dunque che qualcuno abbia falsificato il numero di telefono di Dimitriadis a sua insaputa. Per provare a capire come sono andate davvero le cose, abbiamo chiesto a Dimitriadis se sia stato lui a inviare quei messaggi infetti, o se comunque fosse a conoscenza di quanto stava accadendo. L'ex segretario generale di Mitsotakis ha risposto affermando di non avere «niente a che fare con l'invio dei messaggi». Ci ha anche chiesto di condividere con lui tutte le informazioni che lo riguardano e di rivelare come le abbiamo ottenuto. «In caso contrario», ha aggiunto, «dichiaro che agirò contro di voi attraverso ogni mezzo legale». L'ufficio del premier Mitsotakis ci ha invece scritto che «il caso è all'esame della magistratura indipendente e non abbiamo ulteriori commenti da fare». Per articoli precedenti pubblicati su questo tema, Dimitriadis ha intentato una causa civile nei confronti di Reporters United.

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