Per alcuni affari nel porto di Genova che interessavano all’armatore Aldo Spinelli serviva il via libera del sindaco di Genova, Marco Bucci. È il caso, per esempio, degli interventi in un’area dello scalo marittimo chiamata “Calata Concenter”, sulla quale l’imprenditore aveva investito molte speranze per ampliare il proprio business. Bucci, a differenza di Spinelli, non è allo stato indagato. L’imprenditore genovese, invece, è agli arresti domiciliari nell’inchiesta genovese, come anche il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti. In carcere invece è finito Paolo Emilio Signorini, capo dell’autorità portuale fino a marzo 2023.

Il governatore, il manager del porto, l’armatore e infine anche il sindaco. Una storia di politica e affari privati che inizia durante il primo mandato di Toti, nel 2015, e si consolida quando Bucci espugna il comune di Genova, roccaforte rossa. Una storia che va oltre le carte giudiziarie. Il primo elemento da tenere in considerazione è che i magistrati contestano a Signorini, nelle carte finora note, episodi di corruzione fino a marzo 2023.

Ad agosto Signorini termina all’autorità portuale di Genova e viene nominato ad della multiutility Iren, che ha come primo azionista (18 per cento delle quote) il comune di Genova, poi Torino, Reggio Emilia e Parma.

La nomina di Signorini

Bucci sceglie Signorini imponendo una forzatura dentro il cda. Secondo fonti vicine alla gestione di Iren, la società si era mossa attraverso dei recruiter per individuare figure competenti in tema energetico, tra cui quella di Anna Tanganelli, che ora è cfo di Iveco e della genovese Sonia Sandei, manager a capo di Enel nel Nord-Ovest. Sarebbero anche stati espressi «fortissimi dubbi sull’indicazione di Signorini da parte di Bucci», tanto che – al momento della nomina in cda, i cui atti sono secretati – il nome passa con un voto contrario e una astensione.

A meno di tre settimane dalla nomina in Iren, però, emerge nelle cronache locali genovesi un’inchiesta sull’assegnazione degli appalti per realizzare la nuova diga foranea: un’opera enorme, con un costo previsto superiore a 1,3 miliardi e la cui stazione appaltante è l’Autorità portuale di cui Signorini ha appena lasciato la guida. Nonostante le conseguenti perplessità emerse informalmente, Bucci ha continuato a considerare Signorini inamovibile. Ancora adesso l’ad arrestato risulta sospeso senza, dunque, più deleghe, ma non ancora dimesso.

Torniamo al 2023. Tra i primi atti firmati nel nuovo ruolo, Signorini affida una consulenza da 200mila euro a Mauro Vianello, imprenditore coinvolto nell’inchiesta, accusato di aver corrotto il manager offrendogli costosi regali. Sulla consulenza di Vianello in Iren, scrivono i magistrati, «dovranno essere svolti ulteriori accertamento investigativi». Intanto, fanno sapere da Iren, l’azienda ha deliberato, dopo la notizia dell’inchiesta, la sospensione del contratto di Vianello. 

Una nomina che aveva creato molti malumori all’interno di Iren. Anche perché non sarebbe l’unica così esosa affidata a professionisti del giro genovese e legati a Toti. Il motivo che ha spinto Bucci a esporsi su Signorini è da ricercare in quello che i magistrati genovesi descrivono come un vero e proprio sistema di potere, che – al netto di eventuali e presunti reati – è caratterizzato da rapporti con gli industriali locali molto generosi con il comitato di Toti, una sorta di fondazione politica usata per incassare in sei anni (2016-2022) più di 2 milioni di euro dai privati.

Donazioni regolarmente registrate, secondo le regole dei finanziamenti alla politica, ma che – come nel caso di Spinelli e di altri sui quali ancora indaga la guardia di finanza – precedono o sono immediatamente successivi a delibere o concessioni date ai generosi sostenitori di Toti.

Sospetti sul metodo erano emersi in questi anni, ora però le intercettazioni agli atti dell’inchiesta confermano la «spregiudicatezza» di Toti che, a fronte di richieste per velocizzare iter burocratici sulle concessioni o sulle pratiche edilizie, chiedeva agli imprenditori, su tutti Spinelli, una donazione per quella o quell’altra campagna elettorale. Soldi che – una volta raccolti dal comitato o dalla fondazione Change (poi chiusa) – servivano anche a finanziare altri politici locali di centrodestra, come Bucci.

Come raccontato da Domani, il primo cittadino ha ottenuto nel 2017 oltre 100mila euro per la campagna elettorale. Da chi? Dalla fondazione-comitato di Toti. Lo stesso è accaduto anche per la campagna elettorale del 2022. Alcuni fondi provenivano, per sua stessa ammissione, da Spinelli, che effettuò una donazione in coincidenza di una delibera dell’autorità portuale che coinvolgeva anche il commissario per la ricostruzione del Ponte Morandi, cioè Bucci, e che interessava molto l’imprenditore. A testimoniare il metodo è un’intercettazione del febbraio 2022 agli atti dell’inchiesta, che riguarda una riunione nell’ufficio di Toti, presente anche Bucci. Parlavano della cifra per sostenere la campagna elettorale del sindaco: 250mila euro e passavano in rassegna i finanziatori.

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