Non è un «complotto», come quello europeo di cui la destra si sente vittima. Non c’è nulla di oscuro, «si tratta di un attacco politico in piena regola, aperto, frontale». È la considerazione che in queste ore circola a Corso d’Italia, sede nazionale della Cgil a Roma. Sono anche le ore e i giorni – «non sarà un caso», viene notato – in cui si stringono i bulloni dell’organizzazione della manifestazione del 7 ottobre a Roma.

Si annuncia robusta, anche a fare la tara agli annunci entusiasti degli organizzatori («In Emilia Romagna non ci sono più pullman da affittare, li abbiamo prenotati tutti», esulta il presidente dell’Arci Walter Massa). Se le sinistre in parlamento, con le loro divisioni, non danno pensieri alla maggioranza di Giorgia Meloni, la Cgil, con i suoi 5 milioni di iscritti, rischia di essere nell’unica opposizione sociale al governo della destra.

La coalizione sociale

Anche perché quella del 7 ottobre non è solo una manifestazione sindacale: anzi in piazza non ci saranno né Cisl né Uil. Fra gli organizzatori quasi cento associazioni del volontariato e del terzo settore, a partire da Arci, Acli, Cnca, Emergency, la rete di Europe for peace che ha convocato il grande corteo per la pace benedetto dal cardinale Matteo Zuppi e capitanato dallo stesso Maurizio Landini.

«La via maestra» è l’ambizioso slogan, la piattaforma è sterminata. Sociale più che sindacale: per la sanità pubblica, per un piano straordinario di assunzioni, per la giustizia sociale a partire da una riforma fiscale giusta, contro l’autonomia differenziata e l’elezione diretta del premier. Per la riuscita della giornata è in corso un massiccio lavoro di mobilitazione. In queste settimane la Cgil tiene assemblee in tutta Italia. Il Pd ci sarà, probabile la presenza in piazza di Elly Schlein, marcata a vista da Giuseppe Conte (assente Carlo Calenda). «Non sono stati fatti inviti, la manifestazione è aperta a tutti», spiegano da Corso d’Italia.

Il portavoce licenziato

Adesso però il segretario annusa aria di scontro pesante con la maggioranza. L’ultimo segnale, mercoledì scorso al question time della camera quando Tommaso Foti, capogruppo Fdi, ha presentato un’interrogazione parlamentare sull’amaro caso del licenziamento (contestato) dello storico portavoce di molti segretari Cgil Massimo Gibelli, professionista di razza e di lunghissimo corso.

Secondo il sindacato «per giustificato motivo oggettivo», e cioè per una riorganizzazione interna. La vicenda, raccontata dallo stesso Gibelli su Huffington post, è stata rilanciata dai media. E FdI ha interrogato la ministra Marina Elvira Calderone. Che ha risposto: «Il ministero vigilerà sulla vicenda segnalata e, come per tutti i datori di lavoro, verranno svolti gli opportuni controlli di legge».

Parole giudicate più adatte a un’impresa inadempiente, per il sindacato. Niente più di un atto dovuto, nella versione governativa. Ma secondo Corso d’Italia c’è dell’altro. Alcuni media hanno scavato sull’organizzazione interna della Cgil, sui bilanci, sulla collaborazione con Assist Group di Gianni Prandi, amico fraterno del segretario, su Futura Lab, la società delle categorie Cgil che è la piattaforma su cui si è riorganizzata la comunicazione del sindacato e in cui si sono sciolte le precedenti redazioni di Rassegna sindacale, Ediesse e Radio Art.1.

È la stampa, comunque sia orientata. Fin qui Landini ha lasciato correre. Ma dopo il siparietto fra la ministra e il meloniano, ha convocato per oggi una conferenza stampa, alle 14 e 30, in sede. Si annuncia una risposta fuori dai denti. Da un’assemblea per la difesa della Costituzione a Roma ha anticipato qualcosa di quello che pensa della «vigilanza» della ministra: i numeri dei morti sul lavoro, della fuga dei giovani all’estero, dei salari poveri. Poi c’è la relazione difficile con palazzo Chigi. «I rapporti con il governo sono pessimi», dice il sindacalista, «Ci sono stati incontri, ma finti, in cui non si è mai aperta un trattativa: né sulle pensioni, né sulla salute e sicurezza, né sul salario».

Oggi a palazzo Chigi è convocato un tavolo sulla lotta all’inflazione, ma si sa che il ministro Urso presenterà proposte senza ancora una quadra finanziaria: Cgil e Uil non saranno rappresentati dai loro segretari generali.

La prossima manovra resta un mistero inglorioso, per Landini: «Il governo a oggi non sa quanti soldi metterà per rinnovare i contratti di tutti i settori. Dalla sanità alla scuola, sono tre anni che sono scaduti. In altri settori privati da anni non si rinnovano i contratti. Non dare questo segnale vuol dire penalizzare i lavoratori e i pensionati, facendo cassa sempre sugli stessi e non intervenendo sulle rendite finanziarie e immobiliari, e combattendo seriamente un’evasione fiscale che non ha precedenti». Da qui, ha spiegato, la mobilitazione del 7 ottobre che sarà solo l’inizio: «Dalle assemblee ci chiedono di non fermarci. Se la legge di bilancio che si sta discutendo dovesse mantenere questo tratto, non escludiamo nessuna iniziativa che possa portare ad una mobilitazione generale». Lo sciopero generale, la sfida diretta a Giorgia Meloni.

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